Il Tirreno

Toscana

La direttiva Bolkestein

Spiagge all’asta, l’Antitrust impugna le proroghe. I sindaci toscani: «Difendiamo i balneari»

di Mario Neri
Spiagge all’asta, l’Antitrust impugna le proroghe. I sindaci toscani: «Difendiamo i balneari»

L’Autorità chiede al Tar di annullare le delibere che prolungano le concessioni. Ma dalla Versilia alla Maremma i Comuni annunciano battaglia: «Non le ritiriamo»

29 luglio 2024
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Pronti alla rivolta contro l’Antitrust, decisi a sostenere i balneari e a non ritirare le delibere con cui hanno accordato le proroghe. Da destra a sinistra, è la linea di tutti i sindaci dei Comuni rivieraschi della Toscana che si sono visti impugnare gli atti con cui hanno prolungato le concessioni demaniali su cui sorgono gli stabilimenti. In Italia sono 47 i Comuni contro cui negli ultimi tre mesi l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, dopo aver inviato i richiami (rimasti sostanzialmente lettera morta), ha promosso ricorso al Tar contestando ai primi cittadini di aver «violato i principi concorrenziali». E fra questi non sono pochi quelli in regione. Molti dei quali guidano le località dai bagliori signorili dove l’economia del mare generata da ombrelloni, tende e ristoranti annessi rende milioni di euro ai concessionari, come Forte dei Marmi, Viareggio, Camaiore e Pietrasanta in Versilia, ma anche San Vincenzo sulla Costa degli Etruschi, Grosseto e Carrara.

L’azione dell’Antitrust

L’Antitrust contesta loro di aver violato l’articolo 49 del Trattato di funzionamento dell’Ue che sancisce «la libera circolazione dei servizi» e l’articolo 12 della direttiva Servizi, la famigerata Bolkestein, ormai l’uovo di Colombo di tutte le campagne elettorali e a cui quasi tutti gli schieramenti politici hanno dichiarato guerra. La partita su cui il Pd e il governatore Eugenio Giani hanno appena “bruciato” Giorgia Meloni varando una legge regionale che fissa premi alle imprese esistenti nell’aggiudicazione e un equo indennizzo a carico del subentrante per chi dovesse perdere le gare per le concessioni. Solo che adesso sull’Italia (e i Comuni) pende una procedura di infrazione e una scadenza inderogabile: entro il 31 dicembre l’Europa esige che quelle gare si svolgano.

La battaglia dei sindaci

Eppure, sulle proroghe i sindaci sono decisi a resistere: «Non ritireremo un bel niente, ci opporremo al ricorso e lo facciamo in virtù di una legge dello Stato, la proroga varata dal governo Draghi», dice Bruno Murzi, sindaco del Forte. A lui fanno eco i colleghi Alberto Giovannetti di Pietrasanta e Marcello Pierucci di Camaiore. «Il guaio è che siamo in presenza di una latitanza dello Stato e del governo ingiustificabile», dice Pierucci. E Murzi rilancia: «Sulla Bolkestein manca innanzitutto chiarezza. E il governo è venuto meno alle promesse fatte in campagna elettorale. Ma se la decisione sarà quella di fare le aste, allora la mia posizione è di scrivere norme che tutelino i concessionari attuali». Murzi è appena uscito dal bagno Onda Marina 1, che quest’anno festeggia i 120 anni di vita. «Intendiamoci, io dico salvaguardiamo le famiglie che basano il proprio reddito sulla gestione di una azienda turistica, dove l’attività si tramanda di padre in figlio da anni, non i grandi gruppi, gli imprenditori stradanarosi o le multinazionali. E basta concessioni in affitto».

Del resto, i Comuni hanno dovuto agire barcamenandosi fra legge nazionale (la Draghi), sentenze del Consiglio di Stato che riconoscono proroghe e indennizzi, e sentenze della Corte di giustizia europea di senso opposto. Un guazzabuglio che per ora ha scaturito un caos di provvedimenti in ordine sparso. Certo, segnalazioni e scudisciate dalla Agcm sono netti. Le delibere sono state impugnate perché «impediscono il confronto competitivo» e incidono su risorse demaniali di «carattere scarso» in un «contesto di mercato nel quale le dinamiche concorrenziali sono già particolarmente affievolite a causa della lunga durata delle concessioni attualmente in essere». In sostanza, l’Antitrust contesta ai Comuni di difendere rendite di posizione. Del resto, alle richieste di disapplicare le delibere dell’Agcm, molti Comuni hanno risposto genericamente o per nulla.

Gli scenari

La sensazione è che i sindaci ormai confidino nella trattativa fra la premier Meloni e l’Ue. «La legge regionale è un passaggio positivo, ma su questa materia deve legiferare lo Stato – dice Giovannetti, sindaco di centrodestra – E difficilmente riuscirà a farlo prima di settembre-ottobre. Anche se avessimo le linee guida per fare le gare, non ci sarebbero i tempi per riuscirci. La soluzione migliore è una proroga al 31 dicembre 2025». Anche perché le città governate da maggioranze vicine a quella di governo non credono nella legge voluta da Giani, ma non nascondono l’irritazione per i ritardi di Roma: «La legge della Regione è inutile, non è una materia di sua competenza – dice Bruno Ceccherini, vicesindaco e assessore al demanio di Grosseto – A noi però servono i criteri per assegnare le concessioni. Se arrivano entro ottobre, possiamo preparare i bandi, altrimenti è impossibile. Ma è ora che l’Europa faccia chiarezza sull’applicazione della Bolkestein».

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