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«No alla nuova funivia»: rivolta contro l’ecomostro sull’Appennino tosco-emiliano. I motivi della protesta

di Cristiano Marcacci

	Un rendering diffuso dal comitato "Un altro Appennino è possibile" mostra come si posizionerebbe lungo il crinale la stazione d'arrivo della funivia
Un rendering diffuso dal comitato "Un altro Appennino è possibile" mostra come si posizionerebbe lungo il crinale la stazione d'arrivo della funivia

Pistoia, appello di ambientalisti e intellettuali al presidente Mattarella: «Un disastro per l’area del lago Scaffaiolo». Ma il presidente della Regione, Eugenio Giani, tira dritto: «È un’opera destinata a valorizzare il comprensorio»

13 luglio 2024
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“Presidente, raccolga il nostro invito e dica loro di fermarsi fin quando sono in tempo”. È questo il senso di un appello che dall’Appennino tosco-emiliano, in particolare dal comune di San Marcello Piteglio, “bussa” direttamente alle porte del Quirinale, arrivando sulla scrivania del presidente della Repubblica, al quale viene chiesto di prendere posizione contro la costruzione della funivia di collegamento Doganaccia-Corno alle Scale, avviata verso la fase realizzativa.

«Quell’impianto sarebbe un disastro». «Sedici milioni di denaro pubblico buttati via». «Si tratterebbe di un autentico ecomostro in alta quota». Sono alcune delle grida che si levano dal territorio, dove lo schieramento oppositore è rappresentato dal comitato “Un altro Appennino è possibile”, promotore appunto della lettera inviata a Sergio Mattarella e sottoscritta da 155 firmatari. Tra i primi dieci Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, già direttore della Scuola Normale di Pisa e presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, Carlo Sisi, presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze, Franca Falletti, già direttrice della Galleria Accademia di Firenze, e Gianluca Chelucci, console regionale del Touring Club. E poi un lungo elenco di storici dell'arte, docenti universitari, fotografi, giornalisti, urbanisti, geologi, pittori, biologi, architetti, magistrati, escursionisti, ambientalisti, scrittori, musicisti.

L’urlo di dolore è per un comprensorio, quello del lago Scaffaiolo, che dovrebbe essere tutelato anziché deturpato. Un paesaggio raccontato da Boccaccio, Giusti e Fucini; dipinto dai Macchiaioli; studiato da Giacomo Cassini e Lazzaro Spallanzani; immortalato da Pupi Avati; ammirato da Tiziano Terzani; classificato come “Area Natura 2000” e come “Zona speciale di conservazione”. «Un progetto del genere – scrisse lo scorso 16 aprile l’alpinista Reinhold Messner autorizzando la pubblicazione delle sue dichiarazioni – non ha più senso. Il caldo globale e lo shifting del clima entro poco renderanno impossibile ogni attività sciistica. E questi 16 milioni di euro per costruire questa opera saranno purtroppo sprecati».

«Lungo questo splendido crinale e in questa area a forte tutela e densa di biodiversità, uno fra i luoghi più iconici di questa parte di Appennino – fanno eco i rappresentanti del comitato del no nell’appello al capo dello Stato – sta per essere costruita una nuova funivia. Colate di cemento, piloni alti decine di metri, strade di servizio, stazione di arrivo proprio sotto lo Scaffaiolo, possibili ulteriori speculazioni edilizie per realizzare luoghi di ristoro. Un impianto giudicato inutile per stagioni invernali ormai sempre più, a queste altezze, prive di neve sciabile. La montagna non può essere asservita a un modello consumistico urbano, assimilata a un parco divertimenti usa e getta. Il cambiamento climatico mette in crisi il turismo bianco e con esso l'atteggiamento subalterno di chi vede le grandi opere dall'impatto devastante come la soluzione miracolistica per il territorio: in nome della ricerca di un falso progresso economico si sacrifica ciò che ha nutrito l'anima e lo spirito per secoli, impedendo alle future generazioni di trarne uguale beneficio».

La contrapposizione tra sì e no rispetto al progetto ha causato non poche fratture politiche, in seno anche agli stessi dem, a partire dallo strappo del segretario comunale del Pd Valerio Sichi (in passato stimatissimo amministratore locale e provinciale), il quale lo scorso gennaio rassegnò le dimissioni dalla carica proprio per le posizioni (sulla nuova funivia) assunte da Regione e Provincia di Pistoia «in direzione completamente opposta a quelle del partito».

Da Firenze, da Palazzo Strozzi Sacrati, il presidente della Regione Eugenio Giani non sembra proprio intenzionato a bloccare la marcia di avvicinamento alla partenza dei lavori. «Si tratta di un’opera – dichiara al Tirreno – che va nella direzione della valorizzazione della montagna e che consente di collegare Toscana ed Emilia attraverso i comprensori della Doganaccia e del Corno alle Scale. Un obiettivo perseguito da decenni che ora è realizzabile grazie alla disponibilità delle risorse finanziarie e delle autorizzazioni necessarie, compresa quella della Sovrintendenza. I primi stanziamenti risalgono al “Patto per la Montagna” firmato dall’allora ministro dello Sport Luca Lotti, a cui si aggiungono gli altri per i quali mi sono impegnato personalmente insieme all’assessore regionale al turismo Leonardo Marras».




 

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