Tennis, Angelo Binaghi: «Vi spiego perché la Toscana è cuore pulsante della Federazione»
L’intervista al presidente Fitp: «È indubbiamente la regione più sviluppata»
Avrebbe diritto a un posto immediatamente a ridosso del palco reale. Perché in tanti, ormai, lo considerano il “padrone” di Wimbledon e il punto di riferimento della crescita del movimento tennistico internazionale. Lui è Angelo Binaghi, presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, sempre più orgoglioso di sfoggiare in mezzo mondo i suoi gioielli più preziosi, Sinner, Paolini e Musetti su tutti.
Presidente, come ci si sente al centro dei riflettori anche in un tempio del tennis come quello di Wimbledon?
«Per la verità si tratta di un’atmosfera che ormai si registra da un bel po’ di tempo. La grande crescita di una generazione di giocatori e giocatrici italiani è oggetto da mesi di spiccate attenzioni dei media internazionali e delle federazioni straniere. Tutti i più grandi giornali del mondo sono venuti in Italia e ci hanno intervistato per cercare di capire in quale modo siamo riusciti a collezionare certi risultati. Quindi, dal mio punto di vista, prescindendo dagli ultimi e lusinghieri risultati di Wimbledon, tutto questo interesse nei nostri confronti non rappresenta una novità. Ad essere un’assoluta novità, invece, è il fatto che i “nuovi” italiani si siano rivelati estremamente competitivi sia sulla terra battuta che sulle superfici più veloci. In questo senso vorrei evidenziare l’importanza del nostro progetto “Campi Veloci”, lanciato nel 2010, iniziativa strategica con cui miravamo (e tutt’ora miriamo) a incentivare i circoli affiliati a installare anche campi in superficie sintetica, a sostegno del percorso di crescita dei giovani agonisti, a lungo limitati nel loro sviluppo e nelle loro esperienze di allenamento e di gara dall’eccessiva frequentazione della terra battuta, superficie egemone nel nostro Paese».
Cosa risponde a coloro che le chiedono qual è la spiegazione di questo boom italiano?
«Di solito rispondo solamente che siamo molto fortunati, non voglio certamente entrare nel dettaglio dei nostri segreti».
Dobbiamo quindi ringraziare esclusivamente la dea bendata?
«Scherzavo, ovviamente. Ricordo innanzitutto che il sottoscritto prese in mano una Federazione Tennis (era il 2001, ndr) tecnicamente fallita. Mi tornano alla mente, ad esempio, i tempi in cui dovevamo fare a cazzotti per trovare qualcuno disponibile a rappresentarci in Coppa Davis. C’è stato bisogno di ricostruire pian piano tutto, attraverso un lungo percorso anche di tipo culturale. Abbiamo saputo rilanciare le grandi manifestazioni, a partire dagli Internazionali d’Italia a Roma, e rinsaldare i rapporti con il nostro pubblico, allargandolo sempre di più grazie alle trasmissioni di SuperTennis Tv. Inoltre, non dimentichiamoci del padel, un gioco molto divertente che ha grandi potenzialità dal punto di vista agonistico. Sono convinto che presto ci toglieremo delle soddisfazioni a livello mondiale. Con il tennis può essere un ottimo matrimonio. Le nostre società sportive sono contentissime di poter avere campi da padel accanto ai campi da tennis. È diventato un vero e proprio fenomeno sociale. Inoltre, in futuro ci sarà anche molto pickleball, sport che combina elementi di tennis, badminton e ping pong. Si gioca quasi sempre in doppio, ma anche il singolo è molto popolare e divertente, soprattutto per chi cerca una sfida più complessa o vuole consumare più calorie. In soli 18 mesi sono entrati a far parte della International Pickleball Federation ben 37 Paesi e ora l’obiettivo, neanche a dirlo, è quello di far diventare questa attività una disciplina olimpica. Un tennis in miniatura, se mi passate il termine, che potrebbe anche far parte a pieno titolo del progetto di potenziamento delle nostre attività tra le scuole dell’obbligo, nei parchi e nei luoghi pubblici».
È un caso che in questa fase (con Paolini e Musetti, rispettivamente in finale e in semifinale a Wimbledon) il tennis italiano parli con accento toscano?
«Direi proprio di no. La Toscana è sempre stata il cuore pulsante della nostra Federazione. Dalla Toscana è sempre arrivata la migliore classe di dirigenti del movimento. Mettendo in relazione e in rapporto popolazione, risorse e risultati è certamente la regione più sviluppata. Ha dei circoli di grande tradizione e il tennis gode di una capillare diffusione nelle province, oltre che beneficiare della presenza del centro tecnico federale di Tirrenia».
Non dimentichiamoci del livornese Volandri e della Coppa Davis...
«Verissimo. I toscani spuntano ormai da ogni parte. Tutti abbiamo ancora negli occhi le immagini del trionfo in Coppa Davis della squadra capitanata da Filippo. Faccio volentieri anche il nome di Paolo Lorenzi, toscano d’adozione, direttore degli Internazionali d’Italia e vice direttore delle Atp Finals».
In un’intervista rilasciata al Tirreno lo psichiatra e scrittore Paolo Crepet ha affermato che a Wimbledon Sinner ha perso per troppo stress. È d’accordo?
«Fisicamente Sinner non stava bene, rispetto ai suoi competitor sconta talvolta un gap fisico, ma ha dei grandi margini di miglioramento rispetto ai suoi principali avversari (Djokovic, Zverev, Alcaraz e Medvedev) che invece mi sembrano già al top. Insomma, mi prendo e mi tengo Sinner tutta la vita».