Alluvione in Toscana: era tutto previsto, le mappe del 30 ottobre
Fiumi e corsi d’acqua non hanno retto l’incredibile e anomala quantità di pioggia caduta: la stessa che era stata prevista con tre giorni di anticipo dal modello matematico di riferimento per i meteorologi. Il direttore del Lamma: «Avevamo visto quella carta e infatti abbiamo fatto scattare l’allerta arancione»
Premessa obbligatoria. I corsi d’acqua non avrebbero retto comunque l’enorme quantità di acqua caduta nella serata di giovedì 2 novembre. L’alluvione, nella Toscana centro settentrionale, si sarebbe comunque verificata. Prato, Pistoia, Firenze, Pisa e Livorno: in queste province i disagi per lo straripamento di torrenti e fiumi non potevano essere evitati considerata l’entità delle piogge. Ma il maxi temporale che ha messo in ginocchio mezza Toscana era stato previsto dai modelli matematici che aiutano gli specialisti nell’estensione delle previsioni meteo. E spunta una carta del 30 ottobre che raffigura perfettamente lo scenario che poi, purtroppo, si è verificato. E’ quella che si osserva a sinistra nell’immagine. A destra, invece, la mappa che indica la pioggia caduta nelle zone alluvionate, dopo l’evento. Ma andiamo con ordine.
LA STRISCIA MALEDETTA
L’alluvione del 2 novembre è stato causato da un vasto e intensissimo temporale cosiddetto “autorigenerante”. Un fenomeno temporalesco che si auto-alimenta a causa del contrasto tra due masse d'aria con caratteristiche termiche e igrometriche differenti: una caldo-umida presente alle basse quote e un'altra più fredda e secca alle quote superiori della troposfera. In questo caso, il contrasto si è verificato tra le correnti in arrivo da nord e quelle da sud, che in una determinata area della Toscana si sono “scontrate” dando origine a quella che in gergo tecnico viene definita “linea di convergenza”. Una lunga striscia che si è allungata dalla provincia di Livorno fino a quella di Prato scaricando millimetri e millimetri di acqua per ore senza sosta dal pomeriggio alla serata di giovedì 2 novembre. Fa impressione il dato registrato nella città di Pontedera finita anch’essa come altre sott’acqua, in provincia di Pisa, dove sono caduti 217 millimetri in tre ore. La pioggia di tre mesi in un solo pomeriggio.
NON E’ STATO UN FENOMENO IMPREVEDIBILE
Quella che è possibile osservare in foto a sinistra è una mappa del modello Gfs. Che cos’è? Si tratta di un modello matematico, creato e utilizzato dalla NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration, l’agenzia statunitense per il clima), che si basa su scala globale: esso, infatti, ha un “margine di errore” di circa 50 km. Insieme al modello Ecmwf, prodotto dal Centro Meteo Europeo di Reading, in Inghilterra, è tra i modelli matematici più affidabili e utilizzati per le previsioni su scala continentale a breve-medio termine. Gfs in particolare è disponibile in quattro corse (chiamate in gergo “run”) al giorno: dall’alba alla sera. La mappa in foto è quella della prima uscita della giornata del 30 ottobre. Mostra la stima della quantità di pioggia caduta alle ore 01 di venerdì 3 novembre. Esattamente nel momento in cui mezza Toscana si è trovata sott’acqua. Impressionante la precisione con cui il modello matematico, a tre giorni di distanza dall’evento alluvionale, aveva perfettamente individuato le zone della Toscana che sarebbero state colpite dalle precipitazioni più forti. La colorazione indica chiaramente che si tratta di piogge anomale. Gfs, quindi, segnalava indiscutibilmente che sarebbe accaduto qualcosa di tragicamente storico in Toscana.
COSA POTEVA ESSERE FATTO
Massimo rispetto per il lavoro dei tecnici della Regione e dei previsori del servizio di monitoraggio regionale. Premessa necessaria. A giudicare da quanto previsto dal modello Gfs nella giornata di lunedì 30 ottobre, però, sorge spontanea la riflessione: qualcosa in più poteva essere fatto. A cominciare dal colore dell’allerta, che anziché arancione (o gialla, addirittura, in alcune zone), poteva essere rossa. E poi si sarebbero potute avvertire le persone che abitano lungo i corsi d’acqua, si sarebbe potuto consigliare a tutti di spostare le auto da possibili zone a rischio straripamento di fiumi e torrenti. Le esondazioni non potevano essere evitate, ma probabilmente – stando a quanto dice la mappa del 30 ottobre - avrebbero potuto essere gestite.
LE PAROLE DEL LAMMA
La mappa del 30 ottobre viene commentata anche dal direttore del Consorzio Lamma, Bernardo Gozzini, l’ente della Regione Toscana che si occupa del monitoraggio meteo e che quindi svolge un ruolo determinante nell’emissione delle varie allerte. «Sicuramente era stato previsto dalle mappe che in Toscana avremmo avuto un fenomeno molto serio in termini di quantità delle precipitazioni. Proprio per questo abbiamo emanato l’allerta arancione per rischio idraulico, che non si vede spesso in Toscana, anzi direi che è piuttosto rara. E dice che è prevista l’esondazione di fiumi e torrenti. Ciò che è stato eccezionale – conclude Gozzini –, giovedì 2 novembre, è stata l’intensità prolungata delle piogge, che hanno insistito sulle solite aree della regione per diverse ore senza mai interrompersi».