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Pisa, tutto esaurito al pronto soccorso: cosa sta succedendo e il “paradosso di Cisanello”

di Giuseppe Boi

	I pazienti sulle barelle nel corridoio del pronto soccorso di Cisanello
I pazienti sulle barelle nel corridoio del pronto soccorso di Cisanello

Reparto di medicina saturo e pazienti dirottati a Cisanello da fuori provincia. Ecco 12 nuovi posti letto

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PISA. Ambulanze in fila davanti all’ingresso. Ore di attesa nel triage. Pazienti “parcheggiati” in pronto soccorso anche per 24 ore. Quella che si è conclusa ieri è stata una settimana di passione nel reparto di emergenza-urgenza dell’ospedale Cisanello di Pisa. E quella che comincia oggi potrebbe esserlo altrettanto. Tanto che l’Azienda ospedaliero universitaria pisana (Aoup) è dovuta correre ai ripari: venerdì scorso la direzione aziendale ha aperto altri dodici posti letto «vista la grave emergenza derivante dalla situazione di sovraffollamento presso il pronto soccorso», si legge nella circolare interna all’azienda. Ma potrebbero non essere sufficiente. Perché ogni “maledetto lunedì” nel pronto soccorso pisano si deve fare i conti partendo da quanto “avanzato” dalla settimana precedente: ieri alle 16 erano 38 i pazienti in attesa di ricovero nonostante i nuovi posti letto.

Perché tutto questo? L’Aoup ha deciso di non rispondere alla domanda posta dal Tirreno. L’azienda pisana ammette le difficoltà – come per altro dimostrato dalla circolare interna – ma resta sulla linea già sostenuta in passato: i pazienti in codice uno (ex codice rosso) sono stati subito assistititi e quelli in codice due (ex giallo) hanno aspettato circa un’ora, chi attendeva il ricovero è stato ospitato in un’apposita stanza sotto controllo medico, mentre gli altri hanno dovuto aspettare il loro turno e hanno ricevuto le dovute cure mediche.

E sul fatto che queste ultime siano somministrate nel modo migliore possibile non c’è da dubitare. Anzi in questi giorni emerge con forza quello che appare come il “paradosso di Cisanello”: funziona così bene che i pazienti arrivano non solo da Pisa e provincia, ma anche dalla Versilia, dalla Lucchesia e dal Livornese. Perché? Nell’ospedale dell’Aoup riescono a fare quelle visite e quelli esami che la sanità territoriale non riesce a fare. Ma allo stesso tempo sono una delle cause del sovraffollamento del pronto soccorso.

«Si giustifica il sovraffollamento con i “picchi”, dall’influenza alle ondate di calore, ma il problema è strutturale – spiega Daniele Carbocci, segretario del Nursind Pisa e membro del direttivo nazionale –. Se il pronto soccorso funzionasse da pronto soccorso, l’organico sarebbe più o meno adeguato, anche se qualcosa in più non farebbe male. I problemi sono due: anzitutto abbiamo un 35% di accessi impropri a causa di una medicina territoriale che non dà risposte alla cittadinanza; poi i reparti, in particolare medicina, non riescono a garantire i posti letto e nel pronto soccorso si “accumulano” pazienti in attesa di un ricovero nei reparti. Il risultato è il caos che vediamo in questi giorni».

Un caos che passa dai medici, agli infermieri e agli oss fino ai volontari delle associazioni che garantiscono i soccorsi e l’assistenza. «Spesso le principali vittime di un sistema che ha il risultato di dilatare i tempi di attesa al pronto soccorso», spiega Sandra Capuzzi, commissaria straordinaria della Misericordia di Pisa. «Avere un’ambulanza ferma per due ore significa non fare altri tipi di servizi – continua –. Il che ha un costo di circa 700 euro all’ora e aumenta lo stress dei volontari a cui è attribuita, in un certo senso, la responsabilità dei pazienti in ambulanza. Sono formati per portare il paziente in pronto soccorso e non per monitorarlo per ore».

«Sia chiaro non si vuole accusare nessuno ma è evidente che ci sia un problema. Anche solo di comunicazione con la cittadinanza su quando e come usufruire del pronto soccorso. Se l’Aoup vuole farlo, noi siamo pronti», conclude Capuzzi. Tuttavia al momento l’unica soluzione è recuperare dodici posti letto nel reparto di Otorinolaringoiatria, audiologia e foniatria. 

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