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Livorno, infermiera raggirata dal finto spasimante: i messaggi, i bonifici e i debiti

di Francesco Turchi
Livorno, infermiera raggirata dal finto spasimante: i messaggi, i bonifici e i debiti

Una donna livornese raggirata dal finto spasimante: in pochi mesi versati 120mila euro. Contattata sui social, l’uomo si spacciava per medico statunitense impiegato in Siria

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LIVORNO. La sensazione di aver trovato la luce in fondo al tunnel grazie a un amore nato sui social. Niente di più sbagliato. Dall’altra parte della chat c’è un abile manipolatore, che giura di ricambiare quel sentimento sincero, ma che in realtà ha trovato un tesoro soltanto sul piano economico, sul quale riuscirà a mettere le mani.

Lei è un’infermiera livornese che, un bonifico dopo l’altro, ha consegnato a quello che pensava essere il suo grande amore, oltre 120mila euro. E l’ha fatto indebitandosi fino al collo. Fino a quando si è resa conto di essere la vittima di una truffa. Si è fatta coraggio e ha raccontato tutto alla polizia.

Nel frattempo ha proposto ai creditori un piano di ristrutturazione dei debiti, che è stato omologato dal Tribunale di Livorno. Con il giudice che nella sentenza che dà il via libera all’operazione quinquennale, coglie l’occasione per censurare anche il comportamento dell’istituto di credito, “reo” di aver concesso i finanziamenti alla signora con troppa leggerezza rispetto alla sua reale capacità reddituale.

Secondo il giudice, infatti, «il sovraindebitamento non può ritenersi dovuto a colpa grave del debitore, malafede o frode». E ne spiega anche i motivi, sottolineando che la donna «non ha tenuto uno stile di vita sproporzionato rispetto alle proprie capacità reddituali».

L’infermiera è stata vittima di una truffa sentimentale, iniziata a dicembre 2019. Sta vivendo un periodo particolarmente delicato della sua vita, a causa di una serie di problemi personali. Il truffatore, insomma, riesce ad adescarla in un momento di fragilità, presentandosi come medico statunitense impiegato in Siria nell’esercito americano.

«L’amicizia nata su Facebook – si legge nella sentenza – sfocia in una serrata corrispondenza WhatsApp e in una relazione sentimentale che induce la donna a vedere un futuro sereno» al fianco di quell’uomo così gentile e garbato.

Che ben presto inizia a chiederle somme di denaro sempre maggiori: prima per l’acquisto del biglietto aereo per recarsi da lei, poi per riscattare un prematuro congedo pensionistico dall’Esercito americano, con l’obiettivo di trasferirsi in Italia.

Ovviamente accompagna ogni richiesta con la promessa di restituirle il denaro.

La vittima versa così, nel giro di pochi mesi, oltre 120mila euro attraverso 17 bonifici bancari. Prima di rendersi conto, nell’agosto del 2020, di essere caduta in una trappola costosissima. Racconta tutto alla polizia e avvia l’iter per un piano di ristrutturazione dei debiti che si è concluso ora con l’omologa da parte del Tribunale e che prevede la restituzione di tutte le somme ai creditori, attraverso la vendita dei suoi gioielli, un anticipo del Tfr e parte dello stipendio mensile.

Detto questo, il giudice – nel prendere atto che l’istituto non ha ribadito le osservazioni al piano presentate in un una prima fase – sottolinea che il creditore ha senza dubbio violato il Testo unico bancario, concedendo due finanziamenti a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, senza aver minimamente valutato il merito creditizio: a fronte di uno stipendio mensile di circa 1. 700 euro, la somma disponibile «che avrebbe dovuto costituire un limite invalicabile per la concessione dei finanziamenti» (e quindi per considerare sostenibile il pagamento delle rate) era di poco superiore ai 620 euro. 


 

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