Bitcoin e vite spezzate, Francesco: «Spolpato com’è successo a Katia». Una storia di truffe, minacce e coraggio
L’uomo, 62 anni, in sei mesi ha investito e perso trecentomila euro. Un altro caso dopo la tragedia della donna di Massarosa
Come Katia. La stessa illusione, la stessa truffa, le stesse minacce, la stessa vita spezzata. Con la differenza che quando Francesco Vagina, 62 anni, di Salassa, piccolo comune di nemmeno duemila abitanti nell’area metropolitana di Torino, si è reso conto in quale gorgo era stato trascinato da chi gli aveva prospettato guadagni enormi e facili investendo in bitcoin attraverso versamenti online, si è sentito male, ed è stato ricoverato. «Mi hanno ripreso per i capelli i medici – racconta –, altrimenti come Katia avrei messo fine alla mia vita. Ho perso tutto: ho investito trecentomila euro nel corso di circa sei mesi attraverso società che poi si sono rivelate false. Erano i miei risparmi. Adesso non ho più nulla. Ho venduto la mia macchina e la mia moto, non ho soldi per pagare le bollette né per fare la spesa. Mi aiutano assistenti sociali e associazioni. Non mi sento bene, non posso lavorare; e alla pensione mancano ancora almeno sei ann
Una notizia che fa riemergere tutto
È stato Francesco, ex operaio, a contattare Il Tirreno, dopo avere letto sulle pagine web del nostro giornale la storia di Katia Palagi, l’impiegata di 56 anni di Massarosa che per la disperazione di avere perduto tutti i suoi risparmi facendo ripetuti versamenti a chi gli prospettava di moltiplicare il suo patrimonio e invece glielo ha fatto sparire, ha deciso di farla finita, nel pomeriggio del 23 novembre 2024, gettandosi nel vuoto dal viadotto autostradale di Bozzano. «Ho letto che Katia era sposata, che aveva una famiglia, in particolare era molto legata alla sorella. Mi piacerebbe incontrarla, parlare con lei», spiega Francesco.
La disavventura di Francesco
Per lui l’odissea è cominciata a fine ottobre del 2023, in un momento particolare della sua vita. «Ero vulnerabile in quel periodo – ricorda –. Avevo appena perso mio padre, l’unico familiare che avevo al mondo. Non mi sono sposato, non ho fratelli, né nipoti: ero rimasto completamente solo. Ricevetti un annuncio sul mio profilo social: mi proponevano investimenti in Bitcoin. L’idea mi incuriosì: pensai di investirci qualcosa, un migliaio di euro, così, tanto per vedere come sarebbe andata. Invece le persone con cui parlavo mi dissuasero a investire di più, sempre di più. Mi dicevano che avrei guadagnato cifre enormi. Così, nel corso di alcuni mesi, prelevai tutti i miei risparmi – trecentomila euro – dall’ufficio postale dove li avevo depositati».
Ma dopo un po’, Francesco comincia a insistere con i suoi interlocutori. «Chiedevo di riavere parte di quanto avevo versato – racconta –. Avevo fatto i miei conti, i miei progetti: cosa avrei potuto comprarmi, quanto invece avrei lasciato da parte». Dall’altra parte del filo, sempre la stessa risposta: «Perché disinvestire adesso? L’investimento sta andando così bene», riporta Francesco quello che si sentiva dire. Fino a quando gli interlocutori sparirono. E l’uomo, a quel punto, racconta di avere cercato – «come Katia» – e di essersi rivolto a un’agenzia di recupero crediti online: è così che venne trascinato nella seconda truffa.
Come funziona il raggiro
«La falsa agenzia – riporta Francesco Vagina – si era appropriata di un sito dismesso da circa due anni, inserendo le proprie credenziali: sembrava che quegli operatori fossero “veri”, mi dicevano che avrei recuperato gli importi investiti e anche i guadagni che avevo accumulato. Invece sul mio conto hanno fatto transitare soldi di altre persone truffate, come è successo a Katia. Mi hanno usato come ultimo anello di una catena che possiamo chiamare “riciclaggio”. Sul momento ho creduto a tutto: per uno come me, che non ha mai violato la legge, era difficile immaginare di essere caduto in quella rete. Quando mi sono accorto di essere stato truffato, era marzo del 2024, ho presentato denuncia presso la procura di Ivrea. Il mio legale mi ha detto che posso aspettarmi di ricevere un avviso di indagine per i soldi transitati sul mio conto».
Intanto anche sul suo telefono, come su quello di Katia rimasto alla sorella Marisa, continuano ad arrivare telefonate da società che continuano a proporgli di investire in criptovalute. «Ho ricevuto anche minacce di morte – rivela l’uomo –: mi hanno mandato foto di bare, di pistole: i carabinieri le hanno acquisite. E minacce di estorsione: mi dicevano “prepara ventimila euro subito, abbiamo tutti i tuoi dati, sappiamo dove abiti”».
L'importanza degli aiuti
Oggi Francesco è un uomo provato da questa terribile esperienza, impaurito, con problemi economici. Ma vivo. Intorno a lui ci sono operatori e associazioni – «in particolare l’associazione Acta con la sua presidente Jolanda Bonino che si occupa di persone truffate e che ringrazio», sottolinea – che si prodigano per dargli una mano. È consapevole che per lui niente sarà come prima: ma tra tanto dolore e disperazione è lui stesso a trovare la volontà e la determinazione a raccontare la sua storia. Perché è convinto che «bisogna parlare di queste truffe; ci può cadere chiunque. In questi mesi ho avuto modo di conoscere persone con un’elevata posizione sociale e professionale che sono cadute anche loro nella trappola in cui sono caduto io», fa presente.
È forte il suo desiderio di parlare con Marisa Palagi, sorella di Katia. Marsia, contattata dal Tirreno, risponde: «Anche io avrei piacere di parlarci. So chi è questo signore, ho visto una sua intervista al programma Storie Italiane della Rai».