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Jovanotti infiamma Firenze: fiori giganti e ondate di gioia, al via la carrellata di concerti al Mandela


	Jovanotti in uno dei concerti già andati in scena in altre città
Jovanotti in uno dei concerti già andati in scena in altre città

Si comincia sabato 22 poi altre sette date fino al 1° aprile. Nelle altre città ha fatto il tutto esaurito. Con lui sul palco una ensemble di 13 solisti: l’immancabile Saturnino, Axell, e la cantautrice Nicol

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FIRENZE. Dopo i primi dieci sold out di Pesaro e Milano, il 22, 23, 25, 26, 28, 29 e 31 marzo e l’1 aprile il tour di Jovanotti PalaJova arriva a Firenze al Nelson Mandela Forum, con un’esibizione che prevede 145 minuti di canzoni.

Una maratona con cui Jova torna in scena dopo lo stop dovuto all’infortunio in bici e per cui si è preparato moltissimo, diventando quasi una sfida con se stesso. Sul palco con Lorenzo un ensemble di 13 solisti, tra i quali l’immancabile Saturnino.

Le opening act al Nelson Mandela Forum saranno affidate ad Axell, artista senegalese tra i nomi di spicco del panorama urban di nuova generazione, e la giovane cantautrice Nicol, tra le voci emergenti più intense del panorama italiano. Nella lunga scaletta di Jovanotti anche “L’ombelico del mondo”, a “Mezzogiorno”, da “I love you baby” a “Il più grande spettacolo dopo il Big Bang”, da “Le tasche piene di sassi” a “Mi fido di te” e pochi nuovi brani tratti da “Il corpo umano”: l’apertura dello show con Montecristo, la title track dell’album Il corpo umano, Fuorionda, 101 e Un mondo a parte.

Per il PalaJova, si spiega in una nota, Lorenzo ha voluto un allestimento “dritto”: un solo maxi schermo 22x8 e dieci fiori con pod rotanti da 1300 kg l’uno che viaggiano per 50 metri lungo i palasport ad un’altezza variabile (a partire da 15 metri da terra).

Il movimento dei fiori è verticale e orizzontale, ruotano su sé stessi e possono tiltare ossia inclinarsi di 45 gradi per fare in modo che ogni fiore possa essere osservato da ogni punto del palasport. A completare il setup un impianto audio di ultimissima generazione da 200mila watt.

«Quando guardo le persone davanti a me vedo un mondo che mi piace, in cui mi piace ritrovarmi – racconta Lorenzo –. Mi sembra, e mi piace che mi sembri così e forse è così, una varietà di umanità radunata insieme talmente varia che ho un solo modo per definirla: viva».

«Il set è pulito e, come un giardino giapponese, ogni foglia è al suo posto – aggiunge –. Ogni frammento è di grande valore e l’insieme è potente e mai visto. Ogni fiore che sboccia ci ricorda che il mondo… non è stanco dei colori».

Secondo Jovanotti «il lavoro fatto per allestire questo spettacolo arriva proprio dove speravo, senza mediazioni, dritto al punto, come la primavera. Quando ho iniziato a immaginare questo tour, alcuni elementi sono emersi subito: avere con me la miglior band del mondo sul palco a suonare tutto dal vivo, fiori giganti, molta luce, contrasti forti tra momenti di grande luce e momenti molto intimi, psichedelia romantica, avventura, rigore formale al servizio del caos, rock’n’roll, un impianto scenico classico ma in grado di sorprendere con una serie di inizi che si susseguono nel tempo, rilanci continui, gioia, molta gioia, gioia sfacciata, gioia spudorata, autentica e talmente assurda da risultare irresistibile». Incidenti o no, il solito Jova. Un PalaJova.

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