Il Tirreno

Archeologia

L'eccezionale tesoro di San Casciano dei Bagni: dal fango spuntano altre statue e serpenti di bronzo


	Le statue ritrovate (Copyright SABAP-SI Comune di San Casciano dei Bagni Unistrasi. A sx foto di Claudia Petrini, a dx di Ludovico Salerno)
Le statue ritrovate (Copyright SABAP-SI Comune di San Casciano dei Bagni Unistrasi. A sx foto di Claudia Petrini, a dx di Ludovico Salerno)

Continua a stupire il santuario etrusco e romano. Rinvenute anche altre monete risalenti all’età repubblicana e imperiale: sono ormai più di diecimila

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Un nuovo eccezionale tesoro - per oltre 2.300 anni protetto dall'acqua termale e dal fango argilloso - è riemerso dal santuario etrusco e romano del “Bagno grande” di San Casciano dei Bagni (Siena): quattro statue intere in bronzo, uno straordinario mezzo corpo nudo maschile, la statua di un sacerdote bambino, serpenti in bronzo (uno dei quali lungo quasi un metro, tra i più grandi dell'antichità), migliaia di monete di età repubblicana ed imperiale, una corona d'oro, oltre a gemme e gioielli. Tra le curiosità riemerse anche migliaia di frammenti di uova e alcune ancora con il tuorlo. Questa scoperta, avvenuta durante gli scavi che si sono svolti negli ultimi mesi, da giugno a ottobre, si aggiunge ai precedenti ritrovamenti ugualmente eccezionali del 2022 quando vennero portate alla luce 24 statue bronzee di epoca etrusca e romana, cinque delle quali alte quasi un metro, perfettamente integre. Alla presenza del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, nel borgo senese la sindaca di San Casciano dei Bagni, Agnese Carletti, ha presentato le recenti scoperte avvenute all'interno di quello che è ormai chiamato il "Santuario ritrovato".

(Una panoramica dello scavo – Copyright SABAP-SI Comune di San Casciano dei Bagni Unistrasi)

Il  muro di recinzione
A illustrare le ultime novità sono stati Tomaso Montanari, rettore dell'Università per Stranieri di Siena, e Jacopo Tabolli, archeologo dell'Università per Stranieri di Siena, direttore dello scavo.
L'estensione delle indagini nel santuario del “Bagno Grande” ha portato al rinvenimento del “temenos”, il muro di recinzione dello spazio sacro, che racchiudeva più edifici tra i quali il tempio in corso di scavo, costruito attorno alla grande vasca sacra. Un edificio più antico, o forse un grande recinto, costruito in blocchi di travertino, già in età etrusca circondava la sorgente del Bagno Grande, definendo lo spazio sacro del culto, almeno dal III secolo a.C. Lo scavo ha ora messo in luce gran parte della vasca più antica, che fu poi ricostruita tra i regni degli imperatori Tiberio e Claudio, forse a seguito di un prodigio associato alla caduta di un fulmine.
Se all'esterno del tempio sono stati portati alla luce gli strati di vita e, soprattutto, i resti di doni e cerimonie che avvennero nel corso dei secoli (con deposizioni di lucerne, unguentari di vetro, bronzetti votivi, ex voto anatomici in terracotta dipinta e perfino foglie d'oro), è all'interno della vasca sacra che la stratificazione dei doni votivi continua a restituire un contesto assolutamente unico, protetto dall'acqua bollente e dal fango argilloso. Dopo un complesso lavoro di gestione dell'acqua proveniente dalla sorgente, alla profondità di quasi 5 metri, lo scavo ha raggiunto nuove sequenze stratigrafiche.

Le statue ritrovate

Ancora una volta sono le offerte in metallo pregiato a costituire l'elemento caratterizzante del deposito votivo. Sono emerse quattro nuove statue e poi braccia, teste votive e gambe iscritte, assieme a strumenti del rito, come un elegante lucerna e un piccolo toro in bronzo, a richiamare quel mondo agro-pastorale così importante in questo contesto e già rappresentato dal bassorilievo all'interno della vasca sacra. E ancora monete di età repubblicana ed imperiale, ormai più di 10.000, rinvenute nel santuario del “Bagno Grande”. Ma accanto al bronzo, il rinvenimento di una corona e di un anello d'oro si associa alla moltiplicazione di aurei romani.

Gioielli e iscrizioni

Sono metalli preziosi (tra cui gemme, ambra e altri gioielli) che legano il dono per le capacità terapeutiche delle acque calde alle pratiche divinatorie che presso il santuario dovevano certamente trovare il loro fulcro. Le nuove, eccezionali iscrizioni rinvenute sono in etrusco e in latino. Appaiono voti che recano il nome etrusco di Chiusi, Cleusi, accanto a dediche alle Ninfe e alla Fonte calda, Flere Havens in Etrusco, giuramenti sulla Fortuna e sul Genio dell'Imperatore. Un eccezionale corpo nudo maschile è offerto esattamente a metà, come reciso dal collo ai genitali da un taglio chirurgico: dedicato da un Gaio Roscio alla Fonte Calda, questo mezzo corpo testimonia forse la guarigione della parte immortalata nel bronzo. Un bimbo augure, un piccolo sacerdote della fine del II secolo a.C., con una iscrizione in etrusco sulla gamba destra, reca nella mano sinistra una palla, con i classici pentagoni cuciti, che ancora ruota tra le dita (forse un elemento divinatorio, da far ruotare in un rito). Il gesto dell'offerente è reso da una statua femminile, quasi identica a quella rinvenuta nel 2022, con eleganti trecce che ricadono sul petto e deposta su un lato. Le teste votive sono ritratti eleganti proto imperiali, con la prima dedica in latino alla fonte, sul collo di una testa, i cui tratti sembrano quasi ricordare Cesare, che menziona anch'essa la fonte.

I frammenti di uova

Nella stratificazione del deposito - che fu rapida, come suggerisce la conservazione di migliaia di frammenti di uova in alcuni casi rinvenute intere, o praticamente integre con il tuorlo ancora visibile all'interno, la cui deposizione rimanda ai riti di rinascita e rigenerazione - si alternano strati di offerte, scaglie di travertino e piani d'argilla. E ancora pigne, rametti decorati con intrecci vegetali, a ricordare come le acque salutifere debbano essere “nutrite” dalla forza riegenerante della natura. Alla base di grandi tronchi lignei, infissi in verticale nel deposito, lo scavo ha portato alla luce una serie di serpenti in bronzo.

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