Emoji, ascesa e caduta La faccina che ride (con le lacrime) ormai è fuori moda
La generazione Z (i nati nella seconda metà degli anni ’90) l’ha sostituita con un teschio definendola “roba da vecchi”
Pietro Mattonai
Era il 2015 quando la faccina che ride con le lacrime agli occhi diveniva la prima non-parola a essere premiata come “parola dell’anno” dall’Oxford Dictionary. Prodotto di un tempo che non ha tempo, l’emoticon che riassume la risata a crepapelle è stata vittima dello stesso processo che l’ha portata a essere la più utilizzata su Facebook a livello globale nel 2017. Figlia della velocità e della sintesi e nemica della profondità, la Face with tears of joy – letteralmente, la “faccia con le lacrime di gioia” – ha cavalcato l’onda finché ha potuto, rimanendo nei primissimi posti delle tastiere di tutti noi. Chi va veloce, però, sa anche che prima o poi troverà qualcuno che va ancora più veloce. E dopo cinque anni – quasi sei – la faccia con le lacrime di gioia è diventata, improvvisamente, lenta. Un’emoticon da vecchi, come dicono quelli della Generazione Z, nati nella seconda metà degli anni Novanta e autentici nativi digitali.
PAROLA D’ORDINE
VELOCITÀ
A rimpiazzarla, sui social e sulle chat, c’è il teschio, elevato a icona grazie a Tik Tok. Una battuta, adesso, non fa più piangere dalle risate, ma ti uccide. Ascesa e declino di un’emoticon che si pensava eterna e che, invece, ha dovuto fare i conti con chi le ha dato la vita e la morte: la velocità. In pochi altri ambiti la ricerca esasperata dell’immediato ha avuto un impatto così evidente come nel linguaggio, soprattutto quello digitale. Facebook, per esempio, premia chi scrive poco: se riesci a concentrare il tuo pensiero in poche parole, questo apparirà con un carattere più grande ed evidente nella home. E, per questo, catturerà l’attenzione di più amici. Controtendenza Twitter, che ha esteso le note dei cinguettii da 140 a 280 caratteri. Per restare in tendenza, però, occorre essere rapidissimi e seguire il flusso inesauribile di tweet che ingorga le bacheche e che li rende indistinguibili. Anche la ricerca è diventata veloce: anziché digitare su Google, si parla con Google. Chi ha tempo da perdere sulla tastiera? Proprio per questo, da alcune settimane, spopola la nuova app che si basa soltanto sulla propria voce: Clubhouse. Un altro passo in avanti per mettere in soffitta la scrittura.
PITTOGRAMMI 2. 0
Il linguaggio, grazie alle magnifiche sorti e progressive delle più recenti tecnologie, è sempre più smilzo. La soglia di attenzione è minima e il contenuto si deve adattare. Avere il dono della sintesi, su internet, è davvero un dono per arrivare al più vasto pubblico possibile. Scendere in profondità diventa svantaggioso, antieconomico e, dunque, sconsigliato. Per questo, le emoticon sono uno strumento prezioso, così come i meme – immagini divertenti che dominano incontrastate sul web – e le Gif, brevissimi video che si ripetono in loop. È la rivincita dei pittogrammi, che alle parole e ai loro suoni sostituiscono le immagini e la memoria degli oggetti che raffigurano. Ovviamente, con tutte le potenzialità di internet e dell’innovazione tecnologica. Semplificazione o impoverimento? Il dibattito è aperto. E accetta, naturalmente, l’uso di emoticon. –
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