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A Prato sta per nascere un nuovo ospedale privato con sette sale operatorie e 80 posti letto


	L'amministratore Alessandro Brafa con lo staff dell'Imt
L'amministratore Alessandro Brafa con lo staff dell'Imt

Il progetto dell’Istituto medico toscano. «Il nostro segreto? Non aver mai abbassato i prezzi»

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PRATO. Sta per nascere un “ospedalino” in via Barsanti. È l’Istituto Medico Toscano che in questi giorni festeggia i suoi primi dieci anni di attività e ora progetta di allargarsi realizzando una struttura con sette sale operatorie e 80 posti letto. Il Comune, dicono dall’Istituto, ha già votato la pubblica utilità e siamo vicini al permesso a costruire.

«Il progetto dell'Istituto Medico Toscano nasce quasi per caso – racconta l’amministratore unico del gruppo, Alessandro Brafa – diventando poi anno dopo anno una sfida sempre più concreta e avvincente. Oggi, dieci anni dopo, possiamo dire concluso il primo step, che ci ha portato a essere un piccolo ospedale. Adesso ci aspetta il secondo passo, ancora più ambizioso: diventare una vera struttura ospedaliera poli-specialistica».

«Sono partito in questa avventura da totale profano – aggiunge Brafa – Ero all'oscuro di cosa fosse una società sanitaria. Ho scoperto tutto passo dopo passo. Ho incontrato tutti i medici presenti, cercavo di capire il funzionamento del sistema e ho iniziato a imparare. Il primo anno è stato di apprendistato. Poi c'era da investire, anche perché l'edificio si estende per 3.300 metri quadri e veniva sfruttato solo per un terzo della superficie».

Strategico in questo percorso è stato “il fattore umano”. «I medici per potere dare il meglio in tutto ciò che è l'approccio ai pazienti e per diagnosticare hanno bisogno di tecnologie, supporto, serenità, di una organizzazione molto complessa – sottolinea Brafa – E questa è stata la cosa più difficile, che ha richiesto anni di sacrifici, perché come azienda non abbiamo mai scelto la strada più semplice, non abbiamo mai abbassato i prezzi, non mi sono mai sognato di dare un valore a una prestazione di un medico. Una prima diagnosi corretta inquadra tutto il percorso di cura in maniera più adeguata, più veloce, più puntuale. Se una visita era più cara ma individuava il problema perché veniva dedicato il tempo necessario a quel paziente, era più cara o rappresentava un risparmio? Noi abbiamo sempre puntato sulla qualità. Negli anni questo è stato il nostro vero successo. Oggi veniamo percepiti come una struttura affidabile, che sta riuscendo a fare numeri importanti».

«Adesso pensiamo al secondo step, molto ambizioso, diventare una vera struttura ospedaliera poli-specialistica. Abbiamo avviato un progetto che inizialmente doveva essere una Rsa, andando ad acquistare il terreno adiacente alla nostra struttura. Poi c'è stata la pandemia che ha cambiato i piani. D'altronde il mio vero sogno era quello di fare sanità ad alti livelli. Abbiamo così cominciato a progettare una struttura con 7 sale operatorie e 80 posti letto. E per trovare la quadra degli spazi abbiamo dovuto fare un miracolo progettuale. Sono passati sette anni da allora, ora siamo vicini al permesso a costruire e il Comune ha già votato la pubblica utilità». Una nuova struttura strategica anche per il servizio sanitario pubblico. «È da poco uscito un articolo dove si racconta la presenza di 77mila interventi in arretrato – conclude Brafa – Con l'Asl che chiede la collaborazione alle strutture private per affrontare questa problematica. Noi con la nuova struttura potremmo davvero essere di supporto al servizio sanitario pubblico». 

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