Il Tirreno

Prato

Il caso

La scala in costruzione da quasi sei anni nel Tribunale di Prato a corto di giudici

di Paolo Nencioni

	Il "cantiere infinito" davanti al Tribunale di Prato
Il "cantiere infinito" davanti al Tribunale di Prato

Di nuovo fermi i lavori davanti al Palazzo di giustizia, che intanto è costretto a ridurre l’attività per mancanza di magistrati

22 ottobre 2024
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PRATO. Sta diventando una barzelletta, ma non fa ridere, il cantiere per la costruzione di una scala di emergenza all’ingresso del Palazzo di giustizia di Prato. Quest’opera apparentemente inutile, perché una scala di emergenza c’è già, si appresta a festeggiare il sesto anniversario senza avere ancora visto la luce. E i lavori sono di nuovo fermi. Possibile? Possibilissimo quando si parla di appalti pubblici, dove si sa quando si comincia ma non si sa mai quando si finisce, e soprattutto quanto verrà a costare al contribuente. Su quest’ultimo punto c’è un indizio, cioè la cifra fissata in origine, 350.000 euro, ma si era ancora nel 2019, il Covid era ancora materia da fantascienziati e non erano ancora cominciate le guerre in Ucraina e Medio Oriente. Dunque alla fine il costo inevitabilmente lieviterà

Di questa scala si è cominciato a parlare, due anni prima, nel 2017, quando fu deciso di rifare la parte esterna del Tribunale spostando il corpo di guardia. Successivamente i vigili del fuoco ritennero necessaria una nuova scala di emergenza perché secondo loro quella esistente è un po’ troppo lontana. Si parla di 20 metri, massimo 30, dall’aula delle udienze preliminari, ma tant’è. I lavori per la scala e per il nuovo corpo di guardia iniziano nel gennaio 2019 e la promessa, mai mantenuta, è di finirli entro l’anno. All’inizio del 2020 scoppia la pandemia Covid, che è un ottimo alibi per tutti. Lavori fermi, se ne riparla tra un po’. L’appalto è stato vinto da una cooperativa di Ravenna, ma quando l’edilizia riparte, il cantiere per la scala non riparte. Il costo delle materie prime si è impennato e il costruttore dice che non ci sta più dentro. Il Provveditorato regionale per le opere pubbliche prova a trovare una soluzione e dopo un po’ sembra trovarla, i lavori ripartono, alle rampe in calcestruzzo vengono aggiunte le ringhiere, si fanno i buchi al primo e al secondo piano del palazzo per l’ingresso della nuova scala e tutto sembra pronto addirittura per l’inaugurazione, ammesso che vogliano farla dopo quello che è successo. Ma ecco che di colpo il cantiere ritorna in letargo. Gli operai erano attesi per i primi di settembre, siamo alla fine di ottobre e non si è visto nessuno. Stavolta il Covid non c’entra, e nemmeno le guerre. Intanto intorno alla scala è proliferata la vegetazione, c’è una piccola giungla di erba e rovi che si spingono fino all’ingresso del Palazzo di giustizia. Il periodico taglio dell’erba deve fermarsi al limite del cantiere e l’aspetto del Tribunale è ancora più desolato di come era un tempo. Qui sono passati negli anni sindaci, parlamentari e sottosegretari, l’ultimo in ordine di apparizione Francesco Paolo Sisto, almeno un paio di volte. Ogni volta tante promesse smentite dai fatti. L’unico risultato evidente è una rinfrescata ai pavimenti, cosa di cui si poteva fare tranquillamente a meno. Al Tribunale di Prato non mancano i pavimenti e nemmeno le scale. Attualmente manca la cosa più importante: i giudici. Tanto che, dopo gli ultimi trasferimenti, ci si è visti costretti a passare da tre a un solo collegio giudicante, l’anticamera della paralisi completa. Ora si spera nel trasferimento di un paio di giudici per costituire un altro collegio, altrimenti quella benedetta scala, se anche venisse aperta, non servirebbe più a niente perché non ci sarebbero aule da evacuare.

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