Il Papa in Toscana: a Prato ricorda la strage al Macrolotto, Firenze lo accoglie come una star
La giornata di Bergoglio in Toscana è cominciatadal pulpito di piazza Duomo, dove ha ricordato le vittime della strage al Macrolotto: "Una tragedia dello sfruttamento e delle condizioni inumane di vita". Poi ha raggiunto Firenze: nel suo discorso ha citato anche don Camillo. Stadio Franchi tutto esaurito per la messa
FIRENZE. Ore 17,10: il papa sale sull'elicottero e saluta Firenze. Finisce qui la visita del pontefice in Toscana. Visita iniziata a Prato e proseguita nel capoluogo toscano. Qui, dopo il discorso nella cattedrale e il pranzo alla mensa di San Francesco Poverino per il pranzo assieme agli ultimi della città (qui per approfondire), Papa Francesco è arrivato a bordo della papamobile allo stadio Franchi di Firenze acclamato da una folla di migliaia di persone: in oltre 50mila per la sua messa.
La messa allo stadio davanti a 50mila fedeli
Nell'atmosfera austera della cattedrale di Santa Maria del Fiore come di fronte a cinquantamila persone arrivate allo stadio Franchi Papa Francesco non ha fatto sconti a nessuno. E in ogni luogo è stato acclamato. Il Nuovo Umanesimo, tema del quinto convegno ecclesiale, passa da tre sentimenti semplici quanti immensi per le nostre vite: umiltà, beatitudine e disinteresse per se stessi. E la chiesa è meglio che sia accidentata, imperfetta piuttosto che chiusa. Non deve essere attrattta dal fascino delle pianificazioni perfette, delle strutture, dalla tentazione pelagiana. E neppure dal "perdere la tenerezza della carne del fratello", dallo gnosticismo.
Parole pronunciate a volte con un velo di sofferenza, altre con energia e vigore. Comunque sempre strabordanti di contenuti e capaci davvero di ergere una barriera di fronte ai mille svuotamenti da cui siamo afflitti. Ma, come ha detto Andrea Bigalli presidente di Libera e parroco vicino a Firenze, Francesco è un genio e ha arricchitto la sua giornata a Firenze di mille gesti, significati e frasi che hanno davvero colpito il cuore di Firenze. Il culmine di questo capolavoro di fede e comunicazione si è consumato durante la messa nello stadio Franchi di fronte non solo a cinquantamila fedeli ma anche a mille invalidi, ai detenuti dei carceri di Empoli e Prato. E di Sollicciano che hanno avuto un ringraziamento speciale da Francesco perché hanno fatto l'altare sul quale ha celebrato la messa.
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Alle 14, un'ora e mezzo prima del suo arrivo lo stadio era quasi al completo, appariva come un enorme puzzle di fazzoletti gialli e rossi che hanno sventolato fino all' inizio della celebrazione eucaristica. Quando il pontefice è arrivato sulla papamobile, verso le 15,15, il clima si è fatto da vero stadio. Tanto che più volte dal palco hanno invitato a contenere rumore, foto e altro perché comunque il quel luogo si doveva celebrare una messa.
Poi il rito e l'omelia. "Dobbiamo mantenere un sano contatto con la realtà - ha detto - con le lacrime e la gioia della gente , è l'unico modo per aiutarla". E ancora: "Bisogna andare controcorrente e superare l'opinione corrente che non riesce a vedere in Gesù più che un profeta - ha detto il Papa - la nostra gioia è riconoscere in lui il figlio venuto a farsi strumento di salvezza".
"L'incontro tra la sua grandezza e la nostra piccolezza si costruisce giorno per giorno con il bene che seminiamo intorno a noi - ha continuato - in questo modo si contribuisce a costruire un'umanità nuova dove nessuno è lasciato ai margini, dove chi serve è il più grande". Papa Francesco ha indicato l'esempio di San Leone per umanità e carità che tra l'altro ha caratterizzato l'Umanesimo fiorentino. "Che questa eredità sia feconda di un nuovo impulso per questa città e per l'Italia" ha concluso il pontefice.
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La chiusura del pomeriggio al Franchi è stata ancora coinvolgente con l'Eucaristia che è stata distribuita sugli spalti, con i fedeli e sacerdoti nel prato che hanno riposto le sedie per non intralciare gli allenamenti della Fiorentina mercoledi 10. E con l'elicottero partito dallo stadio accanto, il Ridolfi dove c'erano altre cinquemila persone, che ha volteggiato sul Franchi per salutare i fedeli prima di dirigersi verso Roma
Il discorso Bergoglio in cattedrale: "No a una chiesa ossessionata dal potere"
"L'ossessione di preservare la propria gloria, la propria "dignità", la propria influenza non deve far parte dei nostri sentimenti". Lo chiede il Papa alla Chiesa italiana riunita a Firenze per il suo convegno nazionale. "Dobbiamo perseguire la gloria di Dio, e questa - spiega il Pontefice - non coincide con la nostra". Ha richiamato alla "umiltà", al "disinteresse", alla "beatitudine" di Ges, invitando allo "svuotamento" e all'"abbassamento" cui si sottoposto il Cristo rispetto all'umanità. E poi: "Nostro dovere è lavorare per rendere questo mondo un posto migliore e lottare. La nostra fede è rivoluzionaria per un impulso che viene dallo Spirito Santo. Dobbiamo seguire questo impulso per uscire da noi stessi, per essere uomini secondo il Vangelo di Ges. Qualsiasi vita si decide sulla capacità di donarsi". Citando don Camillo ha detto: "il modello positivo è don Camillo che prega e conosce il suo popolo" (Qui il discorso integrale).
COSÌ SUI SOCIAL
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Bergoglio dal pulpito di piazza Duomo: "Non dimentichiamo la strage del Macrolotto"
"Bisogna essere pronti a lasciare qualcosa per raggiungere qualcuno, non restare chiusi nell'indifferenza", ha detto Bergoglio dal pulpito del Duomo. Il papa ha osservato che "di fronte alle trasformazioni spesso vorticose di questi ultimi anni, c'è il pericolo di subire il turbine degli eventi, perdendo il coraggio di cercare la rotta". Il pontefice ha poi ricordato le vittime della strage al Macrolotto: "Mi permetto di ricordare i cinque uomini e le due donne di cittadinanza cinese morti due anni fa in un incendio nella zona industriale di Prato, vivevano e dormivano nello stesso capannone in cui lavoravano. Era stato ricavato per questo un piccolo spazio. E' una tragedia dello sfruttamento del lavoro umano e delle loro condizioni di vita. La vita di ogni comunità esige che si combatta fino in fondo il cancro della corruzione, il cancro dello sfruttamento umano e lavorativo, il veleno dell'illegalità. Non stanchiamoci di lottare per la verità e la giustizia".
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