Il Tirreno

Pontedera

Atti vandalici

Pontedera, auto distrutte in piazza Kennedy: il racconto di una notte di follia e l’indizio “abbandonato”

di Paola Silvi

	A sinistra il parabrezza fracassato di una delle auto e, a destra, la bozza di cemento usata dai vandali
A sinistra il parabrezza fracassato di una delle auto e, a destra, la bozza di cemento usata dai vandali

Amaro risveglio per i residenti: vetri e sportelli frantumati con un blocco cemento

17 ottobre 2024
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PONTEDERA. Avrebbero usato una bozza di cemento, “preso in prestito” dal cantiere vicino e poi, dopo l’uso, lasciato in una fioriera. È il risultato di una notte di teppismo e violenza in piazza Kennedy a Pontedera, quella vicino a via Pacinotti e dietro a viale Italia, è un bilancio che racconta di quattro automobili con vetri rotti, cofani ammaccati e sportelli danneggiati. Una panda, una Opel, una Jeep e una Nissan, parcheggiate intorno all’aiuola prese di mira e in buona parte distrutte, nella notte tra mercoledì 16 e giovedì 17 ottobre.

Il racconto

Per i residenti è stato un risveglio amaro. «Solo quando ci siamo svegliati e scesi per andare a lavoro – riepiloga Yunes Qaisi, uno dei proprietari delle vetture – abbiamo visto tutto questo scempio. Non credevamo ai nostri occhi. Una nostra vicina ci ha detto poi di aver sentito dei rumori sordi ma che, nel dormi-veglia, gli sono sembrati tuoni». Il quadro però era scoraggiante. «I vetri erano ovunque – continua – le auto inutilizzabili, danni da centinaia di euro». Una sintesi tragica e una scena sconvolgente che ha lasciato gli abitanti stupiti e preoccupati. Impotenti di fronte a un destino beffardo che ha colpito in maniera incomprensibile. «Perché è accaduto a queste famiglie - aggiunge un signore che abita dall’altra parte della piazza – ma poteva capitare a chiunque».

Le indagini

I proprietari hanno chiamato i carabinieri e sporto denuncia ma sperano che, grazie alle telecamere presenti in zona, la scena sia stata ripresa affinché, visionati i filmati dalle forze dell’ordine, si possa fare chiarezza e risalire agli autori del raid vandalico. «Non è certo la prima volta che le auto parcheggiate subiscono danneggiamenti. È già successo – ripercorre gli episodi passati il giovane – di trovare forzati gli sportelli per prendere quello che c’è all’interno oppure, più semplicemente per utilizzare l’abitacolo per finire di bere al coperto. Di solito però potevano aver rubato pochi spiccioli, o al limite sporcato i sedili. Ma in questa occasione si è toccato il fondo. Non solo perché non hanno portato via nulla ma perché la violenza con cui hanno sfregiato le macchine è stata esagerata». Due auto, quelle che appartengono alla famiglia di Qaisi sono già in carrozzeria, le altre ancora in stallo, devastate e coperte da teli provvisori in piazza. «La situazione sta precipitando – rincara la dose una residente – perché nella notte tra mercoledì 16 e giovedì 17 ottobre abbiamo assistito a un fenomeno pericoloso e non è l’unico. Ci sono certe mattine che troviamo sangue davanti ai portoni d’ingresso, gli schiamazzi notturni sono all’ordine del giorno e una notte abbiamo sentito degli spari. Anche il cantiere qui vicino, bloccato da oltre un anno non aiuta».

Il cantiere pericoloso

Proprio a due passi da piazza Kennedy c’è un edificio che, con tanto di impalcatura montata e area recintata, aspetta di essere ristrutturato. «Ma è fermo da tempo e la recinzione dei lavori occupa i posti auto. Poi - spiega Yunes - non è sicuro. La rete che lo circonda è stata divelta in più occasioni, i bimbi ci giocano e i rischi per la sicurezza sono molti». Senza contare che dalle prime ricostruzioni il parallelepipedo di cemento utilizzato per sfasciare le vetture proviene proprio dai materiali edili del cantiere. «Forse era più di una persona perché il mattone era pesante da trasportare e da lanciare contro le macchine. Comunque, terminata l’operazione è stato abbandonato nella fioriera», indica il padre del ragazzo sconsolato. Ma la richiesta di soluzioni strutturali che riportino la tranquillità nel quartiere è condivisa dagli abitanti, arrabbiati e stufi di assistere inermi all’aggressività di questi vandali e da una solidarietà che si è diffusa anche attraverso i social.

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