Donne e violenze, l’aguzzino è italiano
Il bilancio di un anno di attività dell’associazione Frida: «Le fanno entrare con il visto turistico e poi non le regolarizzano»
SAN MINIATO. Arrivano in Italia come un souvenir, magari col miraggio di una vita migliore, per poi ritrovarsi soggiogate nel buio completo dell’illegalità. Storie di donne e di violenza, al riparo delle mura domestiche. Come una moderna forma di schiavitù, che a dispetto di ogni diritto umano continua a sopravvivere, anche nei nostri comuni, dove donne straniere approdano nelle mani di uomini senza scrupoli, decisi a non regolarizzarle come garanzia di un possesso che di per sé è già violenza. Succede anche nel comprensorio, come dimostrano i dati di Frida, l’associazione impegnata nell’assistenza e nella sensibilizzazione al tema della violenza di genere.
Un problema trasversale, che coinvolge il mondo femminile a prescindere da culture e nazionalità. Fra i casi seguiti da Frida nel 2012, infatti, la violenza ha riguardato al 68% donne italiane e al 32% di origine straniera. All’origine della violenza, però, sono gli italiani a coprire il 78% del totale, indicando quindi un 10% di casi che coinvolge uomini della zona con ragazze di origine straniera.
«Spesso – spiega la presidente di Frida Rosalba Taddeini – si tratta di donne portate in Italia dall’estero e costrette a vivere nell’illegalità: le fanno entrare con il visto turistico e poi non le regolarizzano. Non conoscendo la lingua e le leggi si ritrovano completamente soggiogate. Quelle che si rivolgono a noi lo fanno di solito grazie all’amica che gli parla della nostra associazione». Dal 2008 ad oggi sono stati in tutto 114 i nuovi casi seguiti da Frida, con un incremento del 30% registrato fra 2011 e 2012.
«È il risultato di una maggiore presenza sul territorio – afferma Taddeini – grazie all’attivazione del progetto Sia (Sportelli itineranti antiviolenza)». Dal 2012, infatti, oltre alla storica sede di Ponte a Egola, Frida garantisce la propria presenza, almeno un giorno a settimana, in ciascuno degli altri Comuni del Valdarno, compreso Fucecchio. «Non dimentichiamo – riprende Taddeini – che molte donne vittime di violenza spesso hanno difficoltà a spostarsi». I dati del 2012 confermano lo spazio domestico come il luogo più a rischio: nel 95% dei casi la violenza avviene all’interno delle mura di casa, e il 90% delle volte ad opera del compagno; il restante 10% è quasi sempre da attribuire a parenti di sesso maschile. Il 13% delle donne che si sono rivolte a Frida ha subito violenza psicologica, il 7% stalking e il 2% violenza sessuale, mentre il restante 78% è vittima, contemporaneamente, di più forme di violenza: fisica, sessuale, economica o psicologica.
«L’85% delle donne – conclude Taddeini – sceglie di fare tutto il percorso con noi, facendosi seguire regolarmente una volta a settimana. L’obiettivo è restituirgli la sicurezza e l’autonomia necessaria perché possano scegliere cosa è più giusto per loro».
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