Elon Musk non molla Camp Darby, seconda lettera ai dipendenti: «Dimmi cosa hai fatto o sei licenziato». Il rischio operatività
Nuova richiesta del Dipartimento per l’efficienza del governo, continua il blocco delle assunzioni
PISA. Elon Musk ci riprova. Dopo il “fallimento” della prima ondata di richieste – alla quale sono seguite pochissime risposte da parte dei dipendenti statunitensi impiegati nella base militare Usa di Camp Darby –, il Dipartimento per l’efficienza del governo (Doge) degli Stati Uniti presieduto dal multimiliardario braccio destro di Trump, ha “inondato” nuovamente le caselle postali degli oltre cento civili americani in servizio nella base che sorge tra Pisa e Livorno. «Dimmi almeno cinque cose che hai fatto nell’ultima settimana», l’ordine partito dal Doge accompagnata da quella che per molti dei dipartimenti di Stato Usa suona come una minaccia. «Se non rispondi, sei licenziato».
La nuova mail minaciosa
Toni e richieste simili alla mail recapitata qualche settimana fa, che si è scontrata con la resistenza dei lavoratori e alla quale il Pentagono, l’Fbi e altri dipartimenti di Stato Usa hanno chiesto di non rispondere. Il Doge, questa volta, ha concesso pochi giorni ai dipendenti statali statunitensi per redigere e inviare un report dettagliato delle attività svolte, elencandone almeno cinque, che sarà vagliato successivamente da un programma di intelligenza artificiale e la posizione lavorativa sarà valutata dal Dipartimento presieduto da Musk che ha promesso di usare l’accetta per sfoltire i bilanci statali e permettere una sostanziosa riduzione della spesa. La mail è stata inviata per errore anche a due dipendenti civili italiani, esonerati poi dalla risposta.
I rischi di tensioni e operatività
Ennesima provocazione, secondo molti, che rischia però di esasperare gli animi e alimentare un clima di tensione, a Camp Darby e nelle altre basi Usa in Italia, che ha portato già all’applicazione di vari altri provvedimenti – validi in tutte le basi militari a stelle e strisce al di fuori degli Stati Uniti – che potrebbero mettere in pericolo l’operatività delle installazioni militari. Tra tutti, il blocco delle assunzioni di dipendenti civili – italiani e statunitensi – che ha paralizzato le operazioni di turn-over e di sostituzione del personale in congedo (a Camp Darby sono state momentaneamente fermate le procedure di assunzione, a tempo determinato o indeterminato, di alcune decine di persone), ma soprattutto il “congelamento” delle carte di credito governative in uso ai vari uffici che ha causato lo stop a tutti gli acquisti (esclusi quelli regolati da gare d’appalto) con inevitabili conseguenza sull’indotto. Decine di aziende del pisano e del livornese attendono infatti di ricevere i pagamenti o di consegnare merci e materiali già “prenotati”.
Una condizione che ha allarmato anche le organizzazioni sindacali, Fisascat-Cisl e Uiltucs, che hanno sollecitato «un intervento urgente del governo italiano affinché venga ristabilito il pieno rispetto degli accordi bilaterali e della normativa nazionale». I sindacati hanno inoltre chiesto al governo l’attivazione di «un tavolo istituzionale» per discutere quella che definiscono «una vicenda che rischia di compromettere diritti, tutele e la stabilità lavorativa di migliaia di persone».