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Livorno, padre e figlia in ospedale per polmonite: «Ce la siamo vista brutta»

di Federica Scintu

	Domenico e Carlotta Grassi mentre erano ricoverati in ospedale a Livorno
Domenico e Carlotta Grassi mentre erano ricoverati in ospedale a Livorno

Domenico e Carlotta Grassi ringraziano il reparto di Pneumologia degli Spedali Riuniti: «Sono stati tutti meravigliosi»

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LIVORNO. Una foto scattata in ospedale. Padre e figlia sul letto, sorridono, consapevoli di aver superato un momento difficile, insieme. I polsi sono ancora fasciati è vero, e il respiro sarà ancora affannato per un po’ ma il peggio è passato. Quella polmonite che li ha costretti a un ricovero nel reparto di Pneumologia dell’ospedale di Livorno è superata e presto sarà solo un brutto ricordo. Da qualche giorno infatti, Domenico Grassi, 61 anni, di Pisa, e sua figlia 28enne Carlotta, vice campionessa mondiale di tessuti aerei nel 2023, che vive a Livorno, sono tornati a casa. Certo, non si aspettavano che l’influenza potesse avere delle conseguenze così serie e tantomeno che si sarebbero ritrovati ricoverati assieme, «a una stanza di distanza…».

«Ce la siamo vista brutta – racconta Carlotta – ma insieme ne siamo usciti. Abbiamo passato davvero un periodo difficile perché non respirare e dipendere dall’ossigeno non è certo uno scherzo ma ora stiamo meglio e ci tengo davvero a ringraziare il reparto di Penumologia per averci rimessi in sesto». 

Tutto comincia con una febbre alta all’inizio di marzo. Domenico Grassi accusa i sintomi di una “classica” influenza ma in poco tempo le sue condizioni si aggravano: fa fatica a respirare, la saturazione scende. «Viste le sue condizioni abbiamo deciso di chiamare l’ambulanza – spiega la 28enne – e io sono andata con mio padre in ospedale. Dopo la visita al pronto soccorso hanno deciso di ricoverarlo in Pneumologia perché aveva la polmonite. Il reparto era già pieno e c’erano diversi casi di questo tipo». 

Il giorno dopo però, anche Carlotta comincia ad accusare un po’ di malessere. La febbre sale e dopo 24 ore compaiono le prime difficoltà respiratorie. «Ho 28 anni, lavoro all’aria aperta, sono sportiva – dice – eppure anche io mi sono ritrovata a dover fare i conti con la polmonite. Quando ho cominciato a sentire l’affanno pesante e a respirare male sono andata in ospedale e anche per me è stato necessario il ricovero in Pneumologia. Così mi sono ritrovata nella stanza accanto a quella di mio padre. Lui nella 7 e io nella 9: all’inizio eravamo attaccati all’ossigeno e non potevamo muoverci. Poi quando lui ha cominciato a stare meglio mi veniva a trovare. Diciamo che in un momento così difficile è stato bello essere insieme. Mio padre è stato ricoverato per nove giorni, io per una settimana. Ora siamo stati dimessi però dovremo comunque continuare a fare dei controlli in reparto». 

Una complicazione, quella della polmonite “innescata” dall’influenza, che quest’anno – stando a quanto dichiarato dalla stessa primaria di Pneumologia dell’ospedale di Livorno, Filomena Marrelli, in un’intervista rilasciata al Tirreno a fine febbraio 2025 – ha riguardato più pazienti rispetto agli anni scorsi: «Come numero, le forme influenzali sono analoghe rispetto agli anni precedenti, eppure abbiamo visto più polmoniti, che un tempo erano invece un numero molto residuale». 

«Ero la più giovane ricoverata in reparto – racconta ancora Carlotta – nella mia stanza eravamo quattro, tutte con la polmonite dovuta all’influenza. Il reparto era pieno, magari non tutti con la stessa patologia ma ce ne c’erano tanti. Io ho iniziato a sentirmi meglio due giorni prima delle dimissioni e so che per tornare al 100 per cento ci vorrà ancora un po’ di tempo. Né io né mio padre avevamo fatto il vaccino antinfluenzale ma per il prossimo anno ce l’hanno consigliato. Ringrazio davvero tutto il personale del reparto di Pneumologia – conclude - perché sono stati meravigliosi e quando le cose funzionano è giusto riconoscerlo».

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