Il Tirreno

Pisa

Santa Chiara Il “Chipperfield” resterà valido fino al 2029

di Francesco Loi
Una veduta del Santa Chiara
Una veduta del Santa Chiara

L’assessore: piano di recupero prorogato con due decreti

22 ottobre 2024
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PISA. Il piano Chipperfield non solo è ancora valido, ma lo sarà fino al 2029. Ed è già stato chiesto al Comune, da parte dell’Azienda ospedaliero universitaria pisana e dei privati che stanno costruendo il nuovo ospedale a Cisanello, di poterlo rispettare. Il futuro dell’area del Santa Chiara è stato al centro di un intenso dibattito nella seduta di ieri del consiglio comunale. E da qui è emerso, o meglio è stato ribadito nel dettaglio, che la ricostruzione di larga parte del quartiere di Santa Maria, nell’eccezionale posizione a fianco di Piazza dei Miracoli, seguirà le linee guide pensate dall’urbanista David Chipperfield che vinse nel 2007 l’apposito concorso internazionale.

Quel piano parte, in sostanza, dalla semplificazione delle volumetrie attraverso la demolizione di tutti gli edifici (le cliniche) non tutelati o considerati di scarso valore architettonico e finisce, dall’altro lato, con il completamento e il rafforzamento del verde, proponendo il passaggio da area monofunzionale chiusa ad area polifunzionale aperta.

La zona sarà svuotata delle sue funzioni sanitarie nel 2027. Nel frattempo, una volta completata la realizzazione del nuovo polo ospedaliero a Cisanello (prevista nel 2026), lo storico Santa Chiara sarà ceduto dall’attuale proprietà, l’Aoup, a Finso e Integra (le società capofila del gruppo che sta costruendo a Cisanello), che intanto cercano a loro volta il nuovo acquirente del complesso monumentale attraverso la procedura chiamata “Regenerate”.

Una partita strategica anche perché proprio dalla vendita del Santa Chiara (stima di partenza circa 120 milioni di euro) dovranno arrivare le risorse economiche per completare il nuovo ospedale.

Ora “Regenerate” è entrata nella seconda fase, quella dell’analisi delle offerte ricevute, che ha come scadenza il prossimo 29 novembre per la consegna delle offerte non vincolanti. Cinque i soggetti interessati, due dei quali (ma solo per porzioni) sono la Scuola Normale e l’Opera della Primaziale Pisana.

«Per l’area del Santa Chiara – ha ricapitolato la vicenda l’assessore all’urbanistica Massimo Dringoli – è stato presentato e approvato nel 2013 un piano di recupero, che non viene elaborato nel chiuso degli uffici, ma che è il frutto di uno studio che, come previsto dalla legge, è stato discusso e ha passato tante approvazioni. Si tratta di un piano di recupero affidato a chi vinse il concorso internazionale del 2007 e in cui certamente non veniva preso in considerazione ulteriore consumo di suolo, anzi. Tra i progetti presentati quello di Chipperfield era il più attento alla rigenerazione urbana, alla valorizzazione del verde, ai rapporti con il resto della città».

L’assessore ha poi fatto il punto sui passaggi formali: «Il piano di recupero vale dieci anni. Ma in seguito, evidentemente con motivazioni giustificate sotto il profilo legislativo, si è ritenuto con un decreto del 2020 che i vari piani attuativi in vigore potessero essere prorogati per tre anni: dal 2023 si va dunque al 2026. Questo significa che il piano è completamente valido. Peraltro un successivo decreto legge del 2022 ha previsto anche una proroga straordinaria di 30 mesi, quindi si arriva al 2029. Di conseguenza qualunque cosa si voglia proporre in contrasto con il piano di recupero, questa deve passare dal vaglio del consiglio comunale come qualsiasi variante a un regolamento urbanistico. Sia l’Aoup che i promittenti acquirenti hanno comunicato al Comune che intendono avvalersi di queste proroghe e che considerano il piano ancora in vigore. Come se non bastasse, nel 2005 venne firmato un accordo di programma che ha come oggetto il trasferimento da Santa Chiara a Cisanello: in questo protocollo è stabilito che il complesso del Santa Chiara dovrà essere valorizzato e alienato, e che il Comune si impegna a fare tutti gli atti necessari. L’accordo resta in vigore fino alla completa attuazione degli interventi in esso previsti, piano di recupero compreso. Inutile stare a fantasticare ora sugli interessi – conclude Dringoli –. L’interesse principale è quello della Regione: se non vende l’ospedale non finisce Cisanello».

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