Il Tirreno

Pisa

Il delitto

Ucciso sotto casa a Pisa: le telecamere hanno ripreso killer e complice. L’orario e il particolare delle campane

di Andreas Quirici

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Rezart “Beni” Arshiaj e la scena dell’omicidio
 

Il filmato di un dispositivo privato inquadra due uomini con i caschi in testa: vertice in procura

09 ottobre 2024
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PISA. L’orario è compatibile con il lasso di tempo in cui si consumato l’omicidio di Rezart Arshiaj, il 37enne muratore e giardiniere nato in Albania, freddato con cinque colpi di pistola da un sicario nella corte interna di casa sua a Oratoio, alle porte di Pisa. Proprio il fattore temporale ha indotto la questura a tenere in forte considerazione la ripresa effettuata da una telecamera privata della zona in cui si vedono due uomini che, secondo quanto appreso, avrebbero il volto coperto da caschi.

Il vertice

Accertamenti in corso su questo aspetto che è stato trattato anche durante il vertice in Procura del 9 ottobre, in cui è stato fatto il punto della situazione per cercare di dare una svolta alle indagini. Nell’elenco di elementi da valutare c’è anche quello che il furgone su cui viaggiava la vittima, che tutti chiamavano Beni, fosse intestato a un cugino della moglie che è titolare di una ditta d’impianti elettrici a Vicopisano. E proprio l’ambito familiare è quello in cui sta scavando la polizia. Anche se, al momento, non sembrerebbero essere emersi elementi utili alla ricerca di movente e killer.

Le indagini

Tutto resta sospeso, soprattutto per quanto riguarda l’ambito da cui è nata questa esecuzione, maturata mentre Arshiaj stava per scendere dal furgone per entrare in casa dove ad attenderlo c’era la moglie Ina e i due figli piccoli. Si spazia dalla droga alla prostituzione al cosiddetto codice Kanun, l’antico regolamento di conti che scaturisce da fatti più o meno gravi e che può finire per uccidere fino al terzo grado di parentela tra le persone coinvolte. Per adesso non sono stati riscontrati né precedenti di polizia nei confronti dell’uomo ucciso o dei suoi familiari. E non ci sarebbero neppure elementi certi che indirizzino le ricerche della verità verso la faida albanese.

Lo scooter

Per questo i poliziotti stanno passando al setaccio il passato di chi era vicino al 37enne. Attività che proseguirà anche nei prossimi giorni nel tentativo di dare un’accelerata all’indagine. Che non potrà prescindere dall’analisi approfondita sullo scooter trovato in un terreno dell’area artigianale di Ospedaletto, zona che confina col territorio di Oratoio. La questura ritiene che si tratti proprio del mezzo con cui colui che materialmente ha premuto il grilletto della pistola e uno dei suoi complici sono fuggiti dalla scena del delitto, che si è svolto pochi attimi prima che partisse la processione per la festa di Maria Santissima. I colpi di arma da fuoco sono stati esplosi in contemporanea coi rintocchi delle campane, ma sono stati sentiti chiaramente dai fedeli che si stavano radunando nel piazzale della chiesa del paese e dal parroco don Massimiliano Garibaldi, il quale ha annullato l’iniziativa religiosa, consigliando ai presenti di tenersi al riparo o di tornare velocemente alle proprie abitazioni.

La veglia

Per il 10 ottobre alle 21,15, tra l’altro, proprio il sacerdote ha convocato una veglia che si svolgerà all’interno della chiesa, di fronte all’abitazione in cui Rezart Arshiaj ha vissuto per quattro o cinque anni con la famiglia, trovando però la morte domenica sera mentre rientrava dopo aver trascorso alcune ore di lavoro. Quello di domani sera sarà un momento di riflessione per tutti, con la voglia di provare a dimenticare un fatto di sangue che da queste parti non si era mai visto. E che rischia d’insidiare il tarlo della mancanza di sicurezza anche tra i residenti in un posto piccolo e tranquillo come Oratoio.

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