Il Tirreno

I nodi della costa

Golfo di Baratti, un gioiello “intrappolato” in una storia fatta di rimpalli: «E ora l’erosione arriva alla strada...»

di Manolo Morandini

	Il tratto del golfo di Baratti dove si è verificato l’ultimo cedimento della ripa (foto Lorenzo Manzini)
Il tratto del golfo di Baratti dove si è verificato l’ultimo cedimento della ripa (foto Lorenzo Manzini)

Legambiente incalza il Comune sulla protezione del tratto: «Quali sono i motivi dei ripensamenti?»

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PIOMBINO. Quante cose si possono fare in 22 anni? Nel caso del golfo di Baratti è la misura di un tempo che è scorso colpevolmente via. Il tutto mentre correnti e mareggiate hanno continuato a mordere, prendendosi prima la spiaggia e poi la ripa. Ormai si è oltre l’urgenza di un intervento di protezione della costa. Il rischio è di assistere ancora inermi a un paesaggio in progressivo arretramento e trasformazione.

La cronistoria

Si deve tornare al 2003. È l’anno in cui la Regione Toscana stanzia 2, 5 milioni di euro per il maxi intervento contro l’erosione a Baratti. Il progetto prevede la sistemazione di barriere sottomarine in grado di chiudere i due canaloni scavati dalla corrente nel golfo. Attraverso questi canaloni, infatti, è documentato che la sabbia erosa sulla spiaggia viene trascinata al largo. L’operazione prevede anche un ripascimento di 50mila metri cubi che nel progetto definitivo si riducono a 10mila metri cubi di sabbia di cava. «Sembrava che finalmente ci fossero tutte le condizioni per mettere la spiaggia e la duna a riparo dell’erosione del mare – dice Adriano Bruschi presidente circolo Legambiente Val di Cornia –. Invece, è iniziata una lunga storia di rimpalli di responsabilità, critiche dei gestori delle concessioni nautiche che hanno paventato, senza nessuna evidenza scientifica, il pericolo di insabbiamento del porto turistico, ritardi e scarsa volontà delle varie amministrazioni che si sono succedute nel governo di Piombino».

Nel 2010 il piano è stato sottoposto alla valutazione di impatto ambientale, ottenendo parere positivo. E nel 2012 si spendono più di 500mila euro per un intervento di somma urgenza, per evitare che intanto il mare danneggi in modo irreparabile la chiesa di San Cerbone e la costa immediatamente vicina. «Doveva essere un intervento temporaneo per poi eseguire a breve il progetto completo – sostiene Bruschi – . Purtroppo, il progetto non è mai partito e il mare ha distrutto questi sacconi e si son dovuti erodere ancora i finanziamenti per posizionare altri sacconi nel 2014, anche questi poi ridotti in brandelli dalle mareggiate stante l’immobilismo istituzionale».

I fondi

Nel 2015 la Regione trasferisce nelle mani del Comune di Piombino il progetto affinché venga attuato. «Da allora il processo che avrebbe dovuto portare alla sistemazione morfologica della spiaggia si è incagliato in una serie di quisquilie, tra cui il colore delle eventuali sabbie che sarebbero state usate per il ripascimento, che non hanno fatto altro che rallentare l’iter fino praticamente a bloccarlo del tutto». E così si arriva al 2021. La Regione conferma che sono rimasti 1, 6 milioni di euro dello stanziamento iniziale.

Cosa manca?

«Manca l’atto finale, l’approvazione del progetto esecutivo che spetta al Comune – dice Bruschi –. Insomma, ci risulta che da diversi anni è tutto in mano al Comune e dal Tirreno si apprende che ha intenzione di rivedere il progetto. Chiediamo all’amministrazione quali atti intende portare a compimento? Quali sono le motivazioni dei ripensamenti e dei ritardi? Quali saranno i tempi? Il mare e la costa non aspettano, negli ultimi anni in alcuni tratti si sono persi 20 metri di profondità di costa e in questi giorni abbiamo assistito il crollo di una parte della falesia. La prossima a crollare sarà la strada per Populonia se non si interviene. L’azione del mare, sempre più incisiva, insiste proprio dove maggiore è la presenza di patrimonio storico culturale».

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