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Isola d’Elba, strada divorata dal cantiere: «Quel tratto è tutto abusivo», ecco l’ultima scoperta

di Manolo Morandini

	La strada divorata dal cantiere all'Elba
La strada divorata dal cantiere all'Elba

Parla la proprietà Mori a cui fa capo il cantiere a Fornacelle

16 ottobre 2024
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CAVO. C’è più di un aspetto da mettere in fila sulla spiaggia delle Fornacelle. Qui nei giorni scorsi il cantiere aperto per i lavori di messa in sicurezza idraulica ha finito per divorarsi la strada che conduce fino all’arenile. Tanto che domenica 13 settembre è stato dato vita a un sit-in di protesta, un gruppo silenzioso e pacifico, a pochi passi dai mezzi meccanici fermati dal Comune di Rio con l’ordinanza di sospensione urgente dei lavori.
La novità
A mettere in fila i punti è l’avvocata Elisabetta Vannucci che assiste il proprietario della villa Giacomo Mori, a cui è riconducibile il cantiere incriminato. «La strada collassata è privata e appartiene all’Istituto Santo Spirito delle Salesiane di Don Bosco di cui il mio assistito è promissario acquirente e delegato e ad altre due famiglie, ma non alla famiglia dei signori Giordani proprietari del ristorante Le Fornacelle». A chi sostiene che quella è una strada vicinale ad uso pubblico da decenni, replica che “non solo l’affermazione è errata, ma è del tutto sfornita di riscontro probatorio». E a questo proposito: «La famiglia Giordani gode solo di una servitù attiva di passo, anche carraio, ma solo fino al ristorante in virtù di convenzione stipulata nel 1986. Detta servitù è stata garantita e rispettata dai lavori che sono stati svolti nella giornata del 6 ottobre sulla strada ubicata sul terreno di proprietà dell’Istituto, più a valle rispetto all’ingresso della proprietà Giordani».
Tratto «abusivo»
Il tratto di strada che è collassato viene classificato dall’avvocata Vannucci come «abusivo, in quanto costruito senza alcun titolo autorizzativo e in quanto ubicato entro le pertinenze idrauliche del fosso demaniale delle Fornacelle, e come tale viziato da illegittimità assoluta e inderogabile». E a questo proposito sottolinea che Mori «ha negli anni ottenuto tutti i permessi per la messa in sicurezza del fosso demaniale, messa in sicurezza richiesta dal Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano e il cui progetto è stato approvato dal Genio civile. I lavori durano da gennaio scorso, ostacolati con ogni mezzo dai signori Giordani, i quali hanno anche cercato di ottenere un provvedimento di sospensione dei lavori da parte del Tribunale di Livorno, il quale invece ha respinto la loro domanda condannandoli al pagamento delle spese legali». Un intervento necessario. «La regimazione del fosso idraulico è opera necessaria per porre in sicurezza l’intera zona appartenente all’Istituto ed oggetto di vendita al mio assistito, il quale non ha alcuna velleità di costruire alcunché ma vuole semplicemente acquistare un terreno e dei fabbricati già esistenti e già condonati. Il così definito “disastro prodotto dai mezzi meccanici” altro non è che il lavoro di messa in sicurezza del fosso demaniale, richiesto dal Parco nazionale e autorizzato dal Genio civile».
Le auto
In merito alle auto sottolinea che “non sono autorizzate ad accedere alla spiaggia sia dal Codice della navigazione sia ai sensi del Regolamento urbanistico del Comune di Rio (art. 40), sia ai sensi del Regolamento di gestione del Demanio marittimo (art. 26) e su tale punto la Capitaneria di porto è stata chiarissima nella conferenza dei servizi del 12 settembre». Insomma, i lavori di sbancamento della strada effettuati nella serata di domenica 6 ottobre sono stati “autorizzati sia dal Parco che dal Genio civile. È stata inviata una Scia la domenica stessa e il Comune di Rio, ritenendo che i lavori avrebbero dovuto essere svolti dopo la protocollazione della Scia, ha sospeso i soli lavori oggetto della Scia, e dunque lo sbancamento della strada, peraltro già concluso. L’eccezione del Comune pare meramente procedurale, ma saranno le competenti sedi a decidere». L’avvocata precisa che «nessuno è rimasto isolato, nemmeno in occasione dei lavori di domenica. Anche l’immagine della Fiat Panda “sospesa nel vuoto”, che tanto volutamente e tristemente rievoca il furgone della Basko sul Ponte Morandi, è suggestiva e non risponde al vero posto che l’automobile è regolarmente parcheggiata a fianco alla proprietà Giordani prima del tratto “collassato”, che comunque consente una viabilità pedonale di larga portata».

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