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Salute

Influenza, si entra nel picco: antibiotici sì o no? I consigli della dottoressa Benedetti per gestire i sintomi

di Gian Ugo Berti

	La dottoressa Francesca Benedetti e la somministrazione di un vaccino (foto d'archivio)
La dottoressa Francesca Benedetti e la somministrazione di un vaccino (foto d'archivio)

La coordinatrice dell’Aft (medicina territoriale) per l’area di Massa e Montignoso delinea il quadro, dalla copertura vaccinale all’andamento dei casi

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MASSA. Per l’influenza saranno cruciali le prossime due settimane. Dalle prime stime, si calcola circa 1 caso su 10 alla fine dell’epidemia: in pratica, un adulto su dieci è stato o sarà colpito dall’influenza in quest’ondata. Un dato che è in calo rispetto agli anni passati, ma che non basta a delineare un quadro idilliaco. La verità è che ci si è vaccinati poco, non solo per volontà delle persone ma anche, e soprattutto, per problemi organizzativi. L’importante – come ribadisce anche Francesca Benedetti, coordinatrice dell’Aft (la medicina territoriale) per l’area di Massa e Montignoso e direttrice di dipartimento nella zona delle Apuane – è evitare il “fai da te” con le cure: «meglio parlarne sempre col medico, anche perché la prognosi è favorevole».

Dottoressa Benedetti, è in fase d’arrivo il picco influenzale. Com’è la situazione di copertura vaccinale e l’andamento dei casi?

«Dalle visite ambulatoriali e dalle richieste telefoniche, presumo che i casi al momento siano tantissimi anche se la curva appare in crescita e il picco si prevede per le prossime due settimane. È una malattia stagionale con una evoluzione abbastanza rapida, comunque variabile da persona a persona. I sintomi sono febbre elevata che dura fino ai 5 giorni, dolori muscolari e articolari, mal di testa e profondo senso di stanchezza. È importante capire che la vera terapia è il tempo, non esiste nulla per diminuire la durata. I farmaci utili sono i sintomatici che ci aiutano a tenere sotto controllo febbre o tosse stizzosa. Sbagliato è assumere antibiotici pensando così di guarire prima: è una pratica inutile perché si tratta di una malattia virale e gli antibiotici non sono attivi sui virus, ma solo sui batteri. Capita spesso che persone abbiano già iniziato l’antibiotico perché ne avevano una scatola in casa o pensavano di guarire prima. Ma farne un uso scellerato rischia di creare batteri resistenti e in futuro infezioni sempre più difficili da curare. Prima è sempre bene consultare il medico. Infine spesso, dopo la fase acuta, rimane una stanchezza che può durare fino a 15 giorni: è sufficiente idratarsi abbondantemente e mangiare tanta frutta e verdura».

Cosa diversa sono i virus para-infuenzali che sono tantissimi.

«Sono spesso scambiati per influenza. In realtà sono forme più leggere che portano febbricola, tosse, raffreddore, vomito e diarrea, raramente febbre elevata e passano in due- tre giorni. Più colpiti sono in fascia media perché non si sono vaccinate e hanno una vita sociale maggiore. Spesso, quando si ammalano, si spaventano perché magari erano 15 anni che non avevano la febbre così elevata e la prima cosa che mi dicono è: il prossimo anno mi vaccino, perché sono stato malissimo».

A che punto siamo con le vaccinazioni?

«La fascia media si vaccina poco un po’ perché si è convinta di non ammalarsi, un po’ perché abbiamo difficoltà nel reperire i vaccini per loro. La regione Toscana ci fornisce i vaccini per gli over 60 nel mese di ottobre, ma le dosi per chi ha meno di 60 anni arrivano solo a campagna vaccinale inoltrata. Quest’anno ci sono stati problemi anche con i rifornimenti che, alcune volte, sono slittati di alcuni giorni e i colleghi hanno spostato in pochissimo tempo 50 appuntamenti già presi perché i vaccini non erano stati consegnati quando stabilito. È lavoro extra da parte nostra e malcontento nei pazienti che, spesso, non riusciamo a far ritornare per la vaccinazione. Per questo ne sono saltate parecchie. Andrebbero organizzate meglio le forniture per garantirci un numero sufficiente di vaccini a inizio campagna vaccinale».

Da ora al termine dell’epidemia in quanti saranno colpiti dall’influenza nella zona di Massa e nella provincia di Massa-Carrara?

«L’influenza colpirà, in media, 1 adulto su 10. È una patologia che si risolve nel 99,9% dei casi, ma crea apprensione perché costringe a casa per una settimana e ad assentarsi dal lavoro».

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