Il Tirreno

Giustizia

Carrara, uccise due prostitute: l’ergastolo trasformato in 30 anni di carcere

di Melania Carnevali
Daniele Bedini mentre viene portato in tribunale
Daniele Bedini mentre viene portato in tribunale

Daniele Bedini uccise e cercò di nascondere i cadaveri. Eliminato anche l’isolamento diurno dalla corte d’appello

26 novembre 2024
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CARRARA. Sì alla trasformazione dell’ergastolo in trent’anni di carcere ed eliminazione dell’isolamento diurno. La corte di assise di appello di Genova ha accolto il concordato tra la procura e la difesa di Daniele Bedini, il 37enne carrarese già condannato in primo grado al carcere a vita per il duplice omicidio di Marinella del giugno del 2022.

A perdere la vita erano state due prostitute: Nevila Pjetri e Camilla (all’anagrafe Carlo Bertolotti), di cui Bedini aveva poi cercato di occultare i cadaveri.

Il primo omicidio

I fatti risalgono al giugno di due anni fa. Il primo omicidio risale a poco prima l’una di notte del 5 giugno. È alla mezzanotte e quaranta, al distributore di benzina Ip di Marinella, che Bedini avrebbe fatto salire sul suo Fiat Strada cassonato la prima donna, Nevila, 35 anni. Le telecamere lo riprendono in diverse tappe. Prende il lungomare direzione Liguria e dopo il bagno Margot (che ne riprende il passaggio con le videocamere di sorveglianza) ferma l’auto. Qui ci sono dei buchi nella ricostruzione: si sa solo che avrebbe fatto inginocchiare la donna e le avrebbe sparato tre colpi. Poi l’avrebbe caricata sul cassone, morta, e l’avrebbe coperta con un telo. Torna quindi indietro sul lungomare e scarica il corpo lungo l’argine del torrente Parmignola.

Tra i due omicidi

Quella notte poi Bedini viene ripreso dalle telecamere di videosorveglianza davanti a casa sua alle 6 del mattino. Un’ora prima è stato a casa di un amico a cui avrebbe chiesto una maglietta di ricambio. Alle 6, 21 le telecamere lo riprendono scendere dal pick-up bianco mezzo nudo: ha solo la maglietta dell’amico e un asciugamano per coprirsi le parti intimi. Lo riprendono entrare in casa, ma non dall’ingresso principale: dalla terrazza. Alle 6, 24 esce, sempre dalla terrazza. Rovista nel furgone, poi, rientra in casa, sempre passando dalla terrazza. Alle 6,33 riesce con vestiti nuovi e se ne va in direzione via XX Settembre.

Il secondo omicidio

E qui arriva il secondo omicidio, quello di Camilla a cui avrebbe sparato a distanza ravvicinata due volte. La trans di 43 anni è stata trovata morta tra i rovi in località "Due laghi". Sul suo corpo c’erano tracce di ustione superficiale (post mortem): secondo gli inquirenti avrebbe cercato di dare fuoco al cadavere senza riuscirci. C’erano anche segni che attestrebbe l’uso di un taser con cui Bedini avrebbe infierito sulla trans prima di arrivare a sparare i due colpi con cui è stata uccisa.

La difesa

I giudici di primo grado hanno smontato la tesi difensiva di Daniele Bedini e in particolare quanto da lui sostenuto «in maniera vaga e infondata», si legge sempre nelle motivazioni della sentenza, di avere prestato il furgone Fiat Strada a un spacciatore extracomunitario di nome Alex. «Ero fuori di me perché avevo litigato con la mia ragazza. Con lo spacciatore avevo l’accordo che mi lasciasse l’auto con le chiavi sulla gomma lato guidatore. Mi aveva chiesto se glielo potevo prestare e io ho acconsentito perché in cambio mi dava della cocaina», aveva raccontato in aula durante il processo di primo grado a La Spezia, aggiungendo che «le telecamere che riprendono i passaggi del mio furgone, a parte quelle di fronte a casa mia, non riescono mai a mostrare chi c’è alla guida».

La sentenza di secondo grado

La corte d’appello ha accolto la richiesta di rimuovere l’isolamento diurno e trasformare la pena da ergastolo a 30 anni. Adesso Bedini si trova nel carcere di Novara

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