Caro affitti, a Massa è boom dei costi. E le case (tutto l’anno) sono introvabili. I prezzi zona per zona
I valori medi a metro quadro sono aumentati del 60% in 7 anni
MASSA. Prezzi al metro quadro in impennata, poche offerte a fronte di una domanda esplosa. Aumentano gli affitti brevi o transitori, per vacanzieri e lavoratori trasfertisti, che danno ritorni economici più alti e in breve tempo, senza il rischio di ritrovarsi l’inquilino moroso. Fatto sta che a Massa-Carrara in 7 anni i valori medi al metro quadro delle case in affitto sono arrivati ad aumentare anche del 60%. Sono i dati di Immobiliare.it, uno dei principali portali dove vendere e comprare casa, ma anche per trovare un immobile in affitto. Ieri mattina gli annunci di affitti erano 206: 86 a Massa, 54 a Carrara, 40 Montignoso, 4 ad Aulla e così via.
Il valore medio
Il valore medio ad ottobre 2024 si attestava ad una media di 12,70 euro al metro quadro (con offerte che vanno da 3,63 EUR/m² a 27,82 EUR/m²), leggermente inferiore rispetto alla media nazionale italiana che è di 13,69 EUR/m². Dati che hanno varie differenze in provincia: a Massa la media è di 16,34 EUR/m², a Carrara 10,96 EUR/m², Montignoso 27,82 EUR/m², Aulla 6,14 EUR/m², Bagnone 5,66 EUR/m², Casola in Lunigiana 6,68 EUR/m², Comano 5,87 EUR/m², Filattiera 5,36 EUR/m², Fivizzano 6,39 EUR/m², Fosdinovo 11,59 EUR/m², Licciana Nardi 6,92 EUR/m², Mulazzo 5,36 EUR/m², Podenzana 6,06 EUR/m², Pontremoli 4,20 EUR/m², Tresana 5,63 EUR/m², Villafranca in Lunigiana 3,63 EUR/m², Zeri 5,51 EUR/m². Insomma già così si nota una netta differenza tra costa e Lunigiana, con Montignoso sul podio dei Comuni dove gli affitti sono più alti, all’opposto Villafranca in Lunigiana con 3,63 EUR/m².
Il mercato
I dati provinciali dimostrano che il mercato fino al 2020 è rimasto sostanzialmente stabile, con piccole fluttuazioni ma sempre sotto la soglia dei 9 euro al metro quadro. Nell’ottobre del 2016 ad esempio il valore medio di una casa in affitto era di 8,40 EUR/m², mentre due anni dopo, nel 2018, era intorno ai 9 euro. Tendenzialmente durante l’anno, a ridosso dei mesi estivi, una casa arrivava a costare qualche decina di centesimo in più, ma senza particolari impennate. E così sono rimasti i valori medi fino al 2020. Ma è dal gennaio di quell’anno, ultimo mese prima della pandemia, che le cose iniziano a cambiare. Se a quella data (gennaio 2020) il valore era sempre intorno agli 8 EUR/m², un anno dopo (gennaio 2021) era salito a 9,10 EUR/m², raggiungendo i 10,50 euro al metro quadro nel gennaio 2022. Ma è dal 2020 che i prezzi iniziano ad impennare in base al periodo dell’anno. Si consideri che nel luglio del 2022 Immobiliare.it riporta il dato più alto di tutto il grafico, ovvero 16,15 EUR/m², quasi il doppio di sei anni prima (8,60 EUR/m² a luglio 2016). Anche negli anni a seguire le cose non sono cambiate: 2023 aperto con 12,91 EUR/m² di gennaio e con il picco a giugno (16,07 EUR/m²), infine il 2024 con i 13,84 EUR/m² di gennaio e il picco ad agosto con 15,46 EUR/m².
Gli affitti brevi
A cosa sono dovute queste impennate generalizzate? Sulla costa condiziona la diffusione degli affitti brevi, specialmente nei periodo estivi. Non a caso i due Comuni che hanno i valori medi più alti sono Massa e Montignoso, dove spesso gli annunci riportano la dicitura "affitto estivo" o "transitorio". Oppure, esiste anche il fenomeno dei "trasfertisti", cioè le aziende che vengono a lavorare per un certo periodo in provincia e cercano casa per i propri dipendenti, magari ad un prezzo maggiore rispetto ad un contratto standard. Un esempio, seppur limite: annuncio di bilocale in affitto vicino alla zona industriale di Massa, due posti letto e senza cucina. Costo 35 euro a persona al giorno, totale 1.050 euro al mese ciascuno. Ma questi aumenti sono anche un riflesso dell’epoca di ristrettezze economiche che da anni ormai siamo portati a vivere. Molte persone, non potendo accedere al mercato del credito per acquistare una casa, si rivolgono allora a quello delle locazioni. Ciononostante, le difficoltà economiche restano. E allora sempre più inquilini hanno avuto difficoltà ad arrivare alla fine del mese, diventano morosi, ricevono sfratti. Ma dall’altro lato ci sono i proprietari, che a loro volta vivono una vera e propria crisi di fiducia negli inquilini; in tanti, dopo essere tornati dopo diverso tempo nella disponibilità dell’immobile, ci pensano due volte a rimetterlo sul mercato. E se lo fanno lo fanno per affitti brevi, oppure alzando il prezzo dell’affitto. Del resto è una logica di mercato: se la domanda è alta ma la disponibilità è poca i prezzi salgono. Un fenomeno che però lungo tutto lo stivale sta rasentando l’emergenza abitativa. Proprio per questo nei giorni scorsi, alla vigilia del G7 del turismo a Firenze, Cgil, Sunia e Federconsumatori lanciavano l’allarme sul crescente fenomeno degli affitti brevi, auspicando che la Regione e singoli Comuni, stante l’immobilismo da parte della politica nazionale, normino maggiormente il fenomeno.