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Scompenso cardiaco, l’intervento a Pisa con la rivoluzionaria bioprotesi americana

L'equipe
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Una nuova opzione per i pazienti: «I benefici saranno verificati anche su larga scala»

13 novembre 2024
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PISA. Ha avuto successo anche il secondo intervento di sostituzione della valvola tricuspide con una bioprotesi impiantata dalla vena femorale attraverso un catetere, eseguito dall’equipe composta da Marco De Carlo, Cristina Giannini, Paolo Spontoni, Alessandro Sticchi e Matteo Mazzola, della Sezione dipartimentale di Emodinamica dell’Azienda ospedaliero universitaria pisana.

Come funziona

Si tratta di una rivoluzionaria bioprotesi americana che consente di lasciare una lieve insufficienza valvolare residua dopo l’intervento, attenuando così lo “shock” subìto dal ventricolo destro del cuore che si trova a passare improvvisamente da un’insufficienza massiva alla totale assenza di insufficienza valvolare. Questo shock può causare un peggioramento della funzione cardiaca complessiva ed è il motivo per cui l’intervento chirurgico classico è ad altissimo rischio nei pazienti che hanno già un ventricolo destro indebolito.

Il caso

Il paziente trattato a Cisanello, malgrado fosse affetto da una grave disfunzione sia del ventricolo destro che del ventricolo sinistro, ha invece superato brillantemente la sostituzione valvolare effettuata attraverso la vena femorale, non ha necessitato di terapia intensiva ed è stato dimesso dopo pochi giorni di degenza in corsia. Si tratta del secondo caso al mondo di impianto di questa bioprotesi con insufficienza valvolare residua intenzionale, dopo il primo, eseguito a luglio sempre dalla stessa équipe in un’altra paziente che presentava un’ipertensione arteriosa polmonare, altra condizione che aumenta notevolmente il rischio operatorio della sostituzione tricuspidale chirurgica.

L’Aoup

Si era trattato allora del primo intervento in Italia, il 25º al mondo, di sostituzione della valvola tricuspide con un innovativo tipo di protesi valvolare introdotta, senza bisogno di aprire il torace, attraverso un catetere inserito dall’inguine tramite la vena femorale. «Questa bioprotesi – dice De Carlo – ha delle caratteristiche uniche che aprono la strada al trattamento di pazienti finora esclusi da ogni opzione terapeutica. L’Emodinamica dell’Aoup sarà protagonista nei prossimi mesi dello studio internazionale che servirà a verificare su larga scala i benefici di questo innovativo trattamento».

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