Il Tirreno

Ambiente

Carrara, è stretta sulla marmettola: arriva una equipe di geologi

di Giovanna Mezzana
Le acque del Frigido imbiancate in località Poggio Piastrone (Foto d’archivio)
Le acque del Frigido imbiancate in località Poggio Piastrone (Foto d’archivio)

Andranno a caccia di chi inquina i fiumi con la polvere bianca

20 ottobre 2024
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MASSA-CARRARA. Caro Carrione, caro Frigido, da Firenze arriverà per voi una equipe di geologi e operatori dell’Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana. La Regione ha deciso di dire altolà a chi ancora inquina sorgenti d’acqua, fiumi o torrenti imbiancandoli di marmettola: ovvero, il residuo dell’attività di estrazione e/o di segagione delle pietre naturali, del marmo, nel caso del distretto apuo-versiliese. Nonostante risalga a quasi dieci anni fa una legge regionale che già stabilisce tutto ciò che si deve fare per contenere l’inquinamento da marmettola – è – la n. 35 del 2015 – non sono rari i fenomeni di improvviso “imbiancamento” dei fiumi – spesso segnalati da cittadini attenti o con approccio green al mondo – in particolare lungo alcuni torrenti della Versilia storica e lungo il Frigido, ma è accaduto e accade anche nelle acque del Carrione.

La novità

Ebbene, la regione Toscana ha affidato ad Arpat un progetto speciale per ricostruire i percorsi sotterranei che le polveri di marmo corrono, e per comprendere dunque da dove provenga – chi-inquina-dove – la marmettola, della cui presenza ci si accorge quando il latte è già versato, o meglio, quando le polveri di marmo sono già scivolate nelle sorgenti e nelle acque sotterranee, e si vede l’effetto-bianco lungo il corso dei fiumi, nei tratti che corrono sotto la luce del sole fino alla foce.

Competenze in campo

Arpat ha dunque firmato un accordo con il Dipartimento di scienze della Terra dell’Università di Firenze e sono stati individuati i ricercatori – geologi, specialisti in scienze della Terra – per indagini sul campo e in laboratorio, che dovranno fare luce sulle modalità con cui la marmettola si trasmette nel sottosuolo fino all’impatto con le acque.

Cosa si fa

Geologi e operatori Arpat dovranno innanzitutto mappare le geografie dei corsi d’acqua per risalire alla provenienza della marmettola e smascherare, dunque, gli imprenditori del marmo che con le loro aziende “sgarrano” e non si comportano correttamente.

I controlli

«Compito dell’Agenzia è: indagare sulle reali cause», di cui si vede l’effetto (l’imbiancamento delle acque), precisa il direttore di Arpat Pietro Rubellini. Che aggiunge: «L’intento è anche quello di dare il giusto riconoscimento a quelle aziende che si sono impegnate e si impegnano a rispettare le prescrizioni sulle attività estrattive».

I controlli

I risultati della ricerca consentiranno di fare controlli mirati – che già Arpat fa in collaborazione con le forze dell’ordine – per verificare i sistemi di contenimento, trattamento e smaltimento della marmettola in cantiere. Per altro, «la ricerca – dice l’assessora regionale all’ambiente Monia Monni – sarà determinante anche per supportare la seconda parte del nuovo progetto speciale sulle cave voluto e finanziato da regione Toscana che prevede risorse regionali pari a 500mila euro nel triennio 24/26 a favore di Arpat, con l’obiettivo di aumentare da subito le attività di controllo in campo».

Gli strumenti

I geologi impiegheranno metodi e tecnologie all’avanguardia: analisi micromorfologiche e microchimiche con microscopio elettronico, e faranno analisi isotopiche della marmettola e delle diverse tipologie di marmo. È così che verranno individuate le zone di provenienza delle polveri che intorbidano a ogni piena le sorgenti carsiche apuane. Grazie alla mappatura delle situazioni accertate di inquinamento da marmettola – nelle grotte e nei sistemi carsici delle Alpi Apuane – e all’impiego di test, sarà possibile comprenderne anche i potenziali percorsi sotterranei nelle acque sotterranee. Il progetto durerà un anno e il lavoro sul campo dovrà misurarsi con l’estrema complessità di un “acquifero carsico” come quello apuano.

La norma e gli effetti

Le attività estrattive sono autorizzate con prescrizioni da parte di Arpat, in linea con la legge regionale 35/2015: esse mirano al contenimento dell’inquinamento da marmettola; i residui, per altro, – rammenta Arpat – sono costituiti da carbonato di calcio che, trasportato in sospensione, può provocare effetti anche sulla potabilità delle acque. E «nelle attività di controllo l’Arpat ha riscontrato significative quantità di marmettola nell’acquifero carsico apuano – mette nero su bianco l’Agenzia regionale per la protezione ambientale – Il fenomeno di inquinamento da marmettola potrebbe essere riconducibile anche alla rimobilizzazione di vecchi accumuli a causa degli effetti del cambiamento climatico, cui sono imputabili eventi estremi caratterizzati da piogge localizzate intense e di breve durata».
 

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