Carrara, dona alla città una grande statua l’artista Franco Mauro Franchi
Si intitola “Venere Apuana”, in bardiglio, e sarà collocata davanti all’Accademia l’istituto dove il professore è stato titolare di scultura per diciotto anni fino al 2018
Carrara La città sta per arricchirsi sul piano artistico di una straordinaria opera, dono dello scultore professor Franco Mauro Franchi: si tratta di una statua, dal titolo “Venere Apuana”, in marmo bardiglio e di grandi dimensioni (1,90 per 1,35 per 1,20), che sarà collocata davanti all’Accademia, nello spazio che ospitava l’edicola; e quindi davanti all’istituzione in cui il professor Franchi ha insegnato scultura per ben 18 anni, dal 2001 al 2018. «L’idea della donazione – racconta il gallerista Fabio Cristelli, amico da molti anni dell’artista – è arrivata dopo una lunga chiacchierata e dopo una passeggiata notturna, quando si può vivere la città nella sua essenza, e allora è nata la suggestione: sarebbe bello e importante, gli dissi, che una tua scultura fosse qui nella nostra città, perché questa città è anche di Franco Mauro Franchi. Lo si capisce da quanto lo apprezzino i suoi ex studenti, che quando lo incontrano non solo lo salutano ma, non esagero, gli si illuminano gli occhi».
[[atex:gelocal:il-tirreno:massa:cronaca:1.100434138:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.iltirreno.it/image/contentid/policy:1.100434138:1701725820/statuafranchi.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=68d558c]]
Il professor Franchi annuisce e aggiunge: «Per me è motivo di orgoglio e un grande piacere aver donato quest’opera, sono molto legato a Carrara, per la città ho affetto e profondo rispetto».
Tre anni fa aveva riscosso grande successo la sua personale "Sognando Itaca" in parallelo alla Carrara Gallery di piazza Alberica e alla Franchi Umberto Marmi, l’azienda che ora ha donato il marmo per la “Venere Apuana” («Con la famiglia imprenditori non siamo parenti, ma ormai mi sono stancato di dirlo e così ora quando me lo chiedono rispondo di sì, che siamo parenti», scherza il professore). Lì, nel 2020, tra blocchi, lastre, piazzali, uffici dell’azienda carrarese ora quotata in borsa, erano state esposte tredici inconfondibili donne formose e mediterranee, la maggior parte in vetroresina (e due in bronzo), opera dell’artista nato a Castiglioncello e che vive a Rosignano. Come avevamo scritto nell’occasione, sono donne generose, non omologate. Hanno forme oversize, figure femminili che certo non seguono diete o mode; forme da non confondere con la produzione di Botero, perché sono sovradimensionate per un richiamo alla classicità, alla madre terra; appunto, tante Itaca, l’approdo sognato dagli Ulisse di tutti i tempi. Con volti che sono di una bellezza classica: «Non ho una modella precisa per queste opere – aveva raccontato l’artista - alcune ad esempio, per il viso, assomigliano alla mia seconda figlia, che però è nata dopo che le avevo scolpite...».
Come detto, all’Accademia di Carrara ha chiuso la carriera da insegnante («Vincitore di concorso», puntualizza) e, ribadisce, «Sono stato benissimo». Con lui fu inaugurato il sito alla Padula, adiacente alla sua, c’era la cattedra di Piero Balocchi, e la fonderia di Andrea Barsi. «Quella sede l’abbiamo creata, arredata, al piano di sopra c’era l’aula di disegno, organizzavamo incontri con autori. Un periodo proficuo, creativo, molto importante». Era arrivato a Carrara da due-tre anni quando in occasione del simposio di scultura all’aperto a Brolo (Messina), insieme alo stesso Fabio Cristelli portarono, anche con il professor Piero Marchetti, dodici allievi dell’Accademia di Carrara a lavorare in diretta altrettanti blocchi donati da Franco Barattini. E chissà che ora la coppia Franchi-Cristelli non riesca a rilanciare anche a Carrara un vero grande simposio, magari nell’area fronte mare che ospitò l’ultima edizione, così scenografica. Vedremo.
In questi ultimi tempi, oltre alla scultura, il professor Franchi si sta dedicando molto al disegno. I soggetti, sempre loro, come fin dall’inizio (fine Anni 60, l’artista è del ’51), le sue donne, per le quali non ha imitato nessuno. Si era ispirato, aveva raccontato al Tirreno: «L’imprinting è nelle donne obesi che vidi nelle tombe di Tarquinia, o nelle Veneri preistoriche, simboli di fecondità, di opulenza». Donne senza veli, e in merito a Botero, Franchi aveva ribadito: «Io ho iniziato prima...»; e che con le donne di Botero non c’è alcuna somiglianza: «Le sue sono donne pneumatiche, gonfiate».
Di dono alla città si era già parlato in occasione della mostra da Franchi, e ora si concretizzerà. Come detto, una grande chance per la città, che potrà avere un’opera di un grande artista e docente, che oltre che a Carrara ha insegnato anche a Bologna per undici anni e a Foggia per uno, oltre a 11 anni all’Accademia di Firenze. Anche oggi, a distanza di decenni, i suoi ex allievi (alcuni nel frattempo diventati professori o artisti) continuano a invitarlo. L’arte è speciale e crea legami speciali.l
M.B.