Il Tirreno

Firenze

Le sue parole

Forteto, Fiesoli sbotta in commissione d'inchiesta: «Un di’ bischerate, i bimbi erano felici»

di Mario Neri
Rodolfo Fiesoli in commissione d'inchiesta
Rodolfo Fiesoli in commissione d'inchiesta

Il “profeta” fra assurdità e «non ricordo»: non si è mai presentato di fronte ai magistrati, dal 2015 al 2019 mai una volta in aula

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FIRENZE. È sparito il volto arcigno, ma sotto la nebbia cognitiva dei suoi 84 anni si intravede ancora l’occhio spiritato, e son rimasti gli accessi d’ira. Biascica, alterna discorsi senza senso, gli «un mi’ riordo» e qualche volta dal banco da cui si è seduto, ancora con la giacca a vento nera addosso e le bretelle, Roldolfo Fiesoli si infervora. «Un è vero nulla, non dica bischerate» grida alla parlamentare che gli ricorda che al Forteto molti bambini sono stati molestati e abusati. «Stai zitta, un di’ cazzate». Tante vittime, lo incalza la deputata. E lui sbotta: «Ma vaiavaiavaia».

L'audizione

Bercia in fiorentino come se ancora fosse nella comunità agricola che per anni insieme ai suoi sodali ha trasformato in setta, urla come se fossimo in uno dei suoi famosi «chiarimenti», quando i capi della comunità di Vicchio si riunivano in cerchio e bersagliavano di domande e rimproveri la vittima prescelta, spesso già sottoposta a violenze. È la prima volta che compare di fronte a un organo inquirente. L’ha chiamato a parlare nel palazzo di San Macuto a Roma Francesco Michelotti (FdI), presidente della commissione d’inchiesta sul Forteto. Non si è mai presentato di fronte ai magistrati, dal 2015 al 2019 mai una volta in aula. È stato condannato a 14 anni e 10 mesi sempre negandosi in tribunale, dicendo che era tutto un «complotto». Giovedì 6 marzo per la prima volta ha parlato, anche se in modo confuso, a tratti perfino illogico. «Un po’ ci fa, un po’ ci è», dice un parlamentare all’uscita. Si arrabbia perfino con chi gli ricorda di essere stato arrestato nel 1978 e del processo iniziato nel 2015. «No, non sono stato mai arrestato, non ho avuto processi», protesta. Non sa che il Forteto è stato commissariato, che chi ci lavora è in cassa integrazione. E nega gli abusi.

Le frasi al presente

Elogia Andrea Sodi e Piero Tony, i magistrati del tribunale dei minori che per anni hanno dato in affido al Forteto decine di minori. Li definisce «meravigliosi». «Ci affidavano ragazzi in difficoltà, affidi mai provvisori». Dice che le famiglie «vendevano» i bambini al Forteto ma che lui non ha mai preso soldi. Non capisce (o fa finta di non capire) chi gli chiede perché quei magistrati abbiano continuato ad affidare bambini al Forteto nonostante già nel 1978 fosse stato arrestato per molestie sessuali. Fiesoli è molto più acciaccato di dieci anni fa, quando scattarono le manette. Calvo, spesso prende fiato, beve, si innervosisce per le continue richieste dei parlamentari. Il “profeta” condannato come stupratore inanella «non ricordo» e frasi mozze. A un certo punto dice che sarebbe tornato a dormire al Forteto e non nella Rsa a Padova da cui è stato prelevato e dove sconta la sua pena. Dice di non conoscere nessuno dei protagonisti del caso del Mostro, a cui è stato avvicinato. Ma ammette: al Forteto andavano «assessori e sindaci», «politici e magistrati, hai voglia quanti sono venuti a trovarci». Con Tony, dice, si sente ancora al telefono. Così come con Luigi Goffredi e molti altri condannati. Parla al presente. Come se il guru fosse ancora il leader. Alcune frasi sono pugnalate. «Come stavano i bambini al Forteto?», chiede una parlamentare. «Benissimo, sono felici di stare con noi».
 

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