Lucca, figlio violento e con disturbi bipolari: tolte armi e munizioni alla mamma
Ordine della prefettura dopo un episodio (con arresto) dell’uomo contro la ex fidanzata
BORGO A MOZZANO. Il figlio è un tipo violento con problemi di disturbo bipolare. Vive da solo, anche se a poca distanza dalla mamma. La donna ha in casa armi e munizioni. Per la prefettura, e ora anche secondo il Tar, è necessario vietare la detenzione di armi e munizioni alla madre di quella persona instabile. In pratica è il figlio ad avere problemi di tenuta mentale, ma le armi vanno tolte alla mamma anche se le custodisce in modo regolare.
È una storia che prende le mosse da un episodio costato l’arresto all’uomo che, lasciato dalla fidanzata, aveva scaricato la sua rabbia contro l’auto della giovane (aveva rotto il lunotto) oltre a violare il divieto di avvicinamento disposto dal gip del Tribunale e a minacciare il suicidio. I carabinieri erano intervenuti e riferito i fatti alla Procura. Non solo. Per completare il quadro era partita anche la segnalazione alla prefettura circa il possesso e la detenzione in casa di armi da sparo e relative munizioni intestate alla mamma dell’uomo che aveva dato in escandescenze. Ricevuta la comunicazione, la donna l’ha impugnata davanti ai giudici amministrativi che hanno respinto il ricorso confermando la legittimità della decisione della prefettura.
In sostanza la mamma del giovane arrestato ha sostenuto che lui vive in un’altra casa e che lei non ha niente a che vedere con gli assalti violenti del figlio. Oltretutto, ha sottolineato, le armi in casa sono tenute in piena regola e sicurezza. Un contesto difensivo che non ha fatto centro.
Anche se lei è a posto per avere le armi, il Tar precisa che «il provvedimento impugnato non trova la propria ragion d’essere in un giudizio di inaffidabilità nei confronti della ricorrente, ma ha una funzione cautelare/preventiva, essendo diretto a scongiurare il rischio che le armi e le munizioni possano essere utilizzate da terzi (e nel caso di specie il figlio della ricorrente) in modo tale da mettere a rischio la pubblica e privata incolumità».
Mamma e figlio abitano a circa 50 metri di distanza. Per i giudici «il legame di stretta parentela rende presumibile l’esistenza di una stretta contiguità e frequentazione nell’ambito del nucleo familiare di appartenenza». Può essere naturale, quindi, che il figlio entri in casa della madre, magari anche in sua assenza.
«Il comportamento posto in essere dal figlio della ricorrente conferma la necessità che proprio a quest’ultimo sia assolutamente precluso l’accesso alle armi detenute dalla madre, avendo dimostrato un carattere violento e incapace di controllare le proprie reazioni» ancora il Tar. Più di un episodio lo conferma.
Dopo aver litigato con la fidanzata il giovane ha distrutto parte degli oggetti nella sua abitazione, i vetri della propria auto e ha minacciato di volersi uccidere. È stato ricoverato e dimesso con la diagnosi di disturbo bipolare e trasferito in una comunità terapeutica con trattamento farmacologico.
Anche se la donna è estranea allo scatto d’ira del giovane, è stato «dimostrato come si sia in presenza di una persona bisognosa di cure, in conseguenza del carattere violento e della propria incapacità di controllare le proprie emozioni ed i propri impulsi». Meglio che non abbia armi a portato di mano quando va a casa della mamma.
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