Il fotografo-giocatore toscano lascia il calcio: «Il mio cuore fa i capricci»
Il 37enne deve dire addio alla Nazionale amputati: l’annuncio sui social e i tanti messaggi d’affetto e di solidarietà
BAGNI DI LUCCA. Il cuore fa i capricci e lui deve lasciare per prudenza la nazionale di calcio amputati. David Bonaventuri, noto “fotografo estremo”, a dare l'annuncio sui social e subito sono arrivate manifestazioni di affetto e solidarietà. Tra l'altro, David è fresco di conquista del terzo scudetto con la sua squadra marchigiana, lo Sporting Amo Football, che il prossimo anno disputerà la Champions. Ci sarà anche lui ma non più come giocatore, bensì come vicespresidente.
La sua storia
Il 37enne fotografo-calciatore, residente a Montefegatesi con la compagna Marilena e padre di una bambina, è un esempio per molti. Da giovanissimo voleva diventare geologo, poi, da appassionato di montagna, è diventato maestro della fotografia “estrema”. Non l’ha fermato neppure l’incidente sul lavoro che ha avuto a 25 anni e che gli è costato l'amputazione di una gamba. «Lascio, ahimè, obbligato, con questo bello scudetto, anche se la stagione si concluderà con le finali di Coppa Italia il weekend del 7-8 dicembre», scrive David.
I motivi
«Devo fermarmi qua – prosegue – e chiudere con lo sport agonistico. Peccato, un po’ in anticipo rispetto ai miei obbiettivi. Anche perché, son convinto che il bello, in nazionale, deve ancora arrivare. Ma tant’è, non ci posso fare niente e seppur con amarezza lo accetto. Sono stati anni fantastici a livello sportivo e e a livello umano. Tre campionati italiani, tre Coppe Italia, una Supercoppa Italiana, un bronzo in Champions League, quarti di finale ai mondiali, una Nations League division B e qualche cartellino rosso. Ma queste sono solo delle medaglie che rimarranno attaccate al muro in casa. Le vittorie importanti sono quelle che mi porterò dietro. Le storie di tutti i miei compagni di squadra (team e nazionale), le emozioni nei loro occhi, i sacrifici fatti per raggiungere certi risultati, la gioia ogni qualvolta si aggiungeva qualcosa al nostro percorso, sportivo e umano».