Le tappe
Sparisce il passeggino in volo: Ryanair condannata a risarcire mamma lucchese
La carrozzina consegnata all’imbarco mai ricomparsa dopo l’atterraggio
LUCCA. Consegna il passeggino al personale di volo e quando, arrivata a destinazione, chiede di riprendere la carrozzina si sente rispondere che non si trova più. È sparita. Lamentarsi aiuta a far sbollire la rabbia, ma non serve a recuperare quello che per un mese sarà il grande assente nella vacanza di una coppia lucchese. Citata per danni, la compagnia aerea Ryanair è stata condannata dal giudice di pace di Lucca a risarcire la mamma del piccolo con una somma che sfiora i mille tra costo del passeggino (appena comprato) per 449 euro e il resto in spese legali da versare a chi ha subìto il danno. Per tutta la vacanza il piccolo è stato in collo alla madre e, in alternativa, al compagno della donna. Un “aggravio” che non è stato considerato meritevole di risarcimento.
La storia inizia il 31 luglio 2023. La coppia si presenta all’aeroporto di Pisa per una destinazione di mare. Appena salita a bordo del volo la donna consegna il passeggino pieghevole del figlio al personale di bordo della compagnia low cost. Al momento dell’atterrato non le viene riconsegnato. E neanche nelle settimane successive. Una carrozzina volatilizzata.
Scrive il giudice di pace che «è noto che il vettore è responsabile del danno derivante dalla distruzione, perdita o deterioramento dei bagagli consegnati, per il fatto stesso che l’evento che ha causato la distruzione, la perdita o il deterioramento si è prodotto a bordo dell’aeromobile oppure nel corso di qualsiasi periodo durante il quale il vettore aveva in custodia i bagagli consegnati». Nella causa discussa il danno patrimoniale è rappresentato dal valore economico del bene smarrito, commisurato al prezzo d’acquisto del passeggino per 449 euro. Il giudice non ha ritenuto di valutare alcun deprezzamento legato all’usura essendo stato acquistato poco prima e «quindi in stretta prossimità della partenza».
Il danno da risarcire è solo quello del passeggino andato perduto. Stress e arrabbiatura no. E sul punto la sentenza chiarisce che «nel caso in esame non si rinviene, né è stata individuata in concreto da parte ricorrente (la mamma, ndr) alcuna ipotesi di reato, né una specifica ipotesi risarcitoria tipizzata ex lege, né tanto meno una lesione di diritti inviolabili della persona costituzionalmente tutelati, non potendo essi essere identificati, di per sé solo, con il disagio e lo stress provocati dall’aver tenuto in collo il figlio per l’intero periodo della vacanza dal 31 luglio al 6 settembre».
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