Lucca, frode nel gasolio: condanne definitive
Ecco le pene dei sette ritenuti protagonisti di un’associazione a delinquere costituita per importare carburanti dall’estero con un’evasione da decine di milioni
LUCCA. Condanne confermate con l’unica eccezione del rinvio per un nuovo giudizio in appello per la società che rispondeva di illecito amministrativo.
Uno dei tanti rivoli in cui aveva pescato la Guardia di finanza nell’ambiente del commercio di carburanti, importato dall’estero, si è esaurito è in Cassazione. Al centro delle inchieste, e poi dei processi, la Angeli Srl di Pescia. L’accusa era di associazione a delinquere finalizzata alla frode e all’evasione dell’Iva con il contorno delle false fatture per agevolare la consumazione del reato più grave, quello di non versare all’erario milione di tasse.
Pene definitive per l’imprenditore Massimo Angeli, 56 anni, di Buggiano, definitivo di un anno; per il fratello, anche lui titolare dell’impresa, Marco Angeli, 61 anni, di Montecarlo, un anno e 6 mesi ottenuto con il concordato in appello; per Stefania Sorani, 54 anni, Buggiano, un anno e 4 mesi; Romeo Spaccamiglio, 47 anni, originario di Lucca, un anno e 8 mesi e 84mila euro di multa; Alfonso Ambruoso, 52 anni, di Pompei, un anno e 6 mesi, 105mila euro di multa; Andrea Gallello, 69 anni di Montecarlo, un anno e 6 mesi, 268mila euro di multa; Tommaso Russo, 57 anni, un anno e 6 mesi, 268mila euro di multa.
La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi dei sette imputati, mentre per l’azienda ha disposto un nuovo processo in appello perché nella condanna in secondo grado «è stata omessa ogni motivazione in relazione agli altri presupposti per l’affermazione della responsabilità amministrativa della società Angeli Srl, ovvero l’individuazione dei profili di colpa in organizzazione e l’identificazione del vantaggio in capo all’ente».
L’accusa era quella di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati in materia di sottrazione all’accertamento e pagamento delle accise relative ai prodotti energetici importati dalla Slovenia con il corollario dei reati tributari. Un’impalcatura che teneva in piedi un complessivo sistema di frodi, «le cosiddette carosello, nell’importazione del gasolio dalla Slovenia, dichiarato olio lubrificante (ma tale non era) in evasione dell’Iva grazie all’interposizione di due società (Nate e Interopec) che emettevano fatture verso la società Angeli Srl, che le contabilizzava come costi, società risultate mere cartiere non essendo operative e non avendo neppure una sede sociale, società che risultavano evasori totali non avendo mai versato l’Iva» spiega gli ermellini romani.
Grazie all’utilizzo di società fittizie, società “cartiere” create ad hoc, sarebbe riuscita a mettere in commercio un’ingente quantità di gasolio per autotrazione non versando l’Iva. Un’evasione fiscale stimata allora in decine di milioni di euro.
Gli autisti condannati, consapevoli secondo l’accusa di muoversi su un terreno borderline, «introducevano nel territorio dello Stato prodotti petroliferi di provenienza slovena sottraendolo all’accertamento e al pagamento dell’Iva, attraverso l’utilizzo di società cartiere, e mediante l’utilizzo di documentazione falsa (falsi certificati Crm) attestante falsamente che si trattava di olio lubrificante e che era diretto in Grecia, là dove era accertato che era una miscela di petrolio utilizzabile quale gasolio per autotrazione ed era diretto in Italia».