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Livorno, l’amore di Fernandez e le dritte di Melani: «Possiamo tornare tra i professionisti»

di Sandro Lulli
Livorno, l’amore di Fernandez e le dritte di Melani: «Possiamo tornare tra i professionisti»

La cena del Magnozzi a Banditella con Esciua e Salvetti. Il presidente: «Amo questa città»

15 dicembre 2023
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LIVORNO. Sorrisi e brindisi, abbracci e battute, eppoi ricordi, siparietti, strette di mano robuste a chi non vedevi da tempo e ritrovi con immenso piacere mentre i vassoi coi risotti che profumano di mare dribblano i tavoli con la rapidità di Menga, l’astuzia di Giordani, le geometrie di Tanasa, il tris di bravi ragazzi presenti alla festa del Club Mario Magnozzi, per la regia del presidente Enrico Fernandez in una location coi fiocchi: il Circolo Tennis Club di Banditella. E lui, il Grande Vecchio dell’Unione, accanto a sé ha voluto il sindaco Luca Salvetti (brillante e rilassato) e il presidente amaranto Joel Esciua (ottimista e motivato). Ogni tanto un’ovazione dagli ottanta in sala: “Grande presidente!”, e giù un applauso fragoroso. Sorride Fernandez, sorride Esciua, che arrossisce e fa: «Ma è per me o per te Enrico?». Salvetti da buon politico: «Fate a metà...». E strappa un sorriso anche a Vittorio Mosseri, diggì amaranto, capotavola silenzioso ma interessato. «Vedete – riflette Fernandez – ci vuole poco per creare un futuro pieno di serenità». Esciua lo ringrazia: «Ammiro tanto Enrico, conosco la sua lunga storia col Livorno; mi ha fatto vedere delle fotografie storiche della squadra ai tempi di suo padre risalenti agli Anni 20, davvero strepitose...».

Al tavolo accanto Renzo Melani “occhio di lince” protagonista indimenticato della cavalcata dalla C2 alla C1 con la squadra dei record 1983-84 catechizza i tre amaranto: spiega, sottolinea, corregge, consiglia. «Anche voi potete farcela – sottolinea –, nella squadra c’è tanta qualità e solidità, davvero, mi ricordate la squadra dei Casarotto e De Poli, De Rossi e Palazzi, Salvi e Berlini. Però ragazzi vi voglio più furbi, attenti agli arbitri, non vedete che non aspettano altro che estrarre cartellini...».

Salvetti e Esciua parlottano amichevolmente tra loro. «Sì, giusto, ho capito, è vero, ho pagato il noviziato...», replica questo brasiliano dallo sguardo acuto che ha studiato in Francia, vissuto in Inghilterra, lavora negli Usa e che riuscì perfino a sintonizzarsi con Radio Bruno il giorno della stramaledetta partita di Coppa Italia a Gavorrano, sprofondato nei sedili posteriori di una Cadillac mentre l’autista attraversava veloce lo stato del Connecticut. Arriva Menga: «Presidente, voglio la rivincita a biliardino, lei è avvantaggiato, con quelle braccia arriva dappertutto...». «Va bene – risponde l’Omone – però si fa in coppia, io con Luci...». E giù risate.

È il momento del fritto misto, croccante, leggero: i commensali si leccano i baffi. S’intrecciano le storie, si va da Mantovani a Caresana, dal “caso Franco” a Deodati detto “Monnezza” sino ai fatti di Siena. Poi si alza Enrico Fernandez. «Silenzio, silenzio», dice qualcuno. «In questi due mesi a casa per la frattura al femore – sussurra il Grande Vecchio – ho riflettuto tanto sul nostro Livorno e sul nostro fantastico Club intitolato a un grande della storia amaranto: noi ci siamo affezionati a Joel perché la nostra città sa come accogliere, crediamo che tutti insieme possiamo farcela e che lui ci possa far tornare nei professionisti». Una pausa: «Ci sono state incomprensioni, situazioni incresciose ma dobbiamo dimenticare, andare avanti per il bene del Livorno. Noi siamo destinati a scomparire, la società andrà avanti per sempre, pensiamo a lei, al nostro passato e a ciò che ci darà il futuro. Quanto al Club vi dico siete fantastici, tutti, da Curzio in poi. Abbiamo riportato il titolo Us Livorno, abbiamo riportato i trofei e li abbiamo anche lucidati. Vi ringrazio, vi abbraccio. È un onore stare con voi!». Poi: «Aspettate, ho un regalino per Joel, è prezioso per la nostra livornesità...». Esciua si alza e quasi tocca il soffitto, scarta e mostra la confezione rossa del ponce Vittori: «Enrico non so come ringraziarti, sei un uomo di grande personalità e signorilità. Sono qui per imparare, ascoltare i tuoi suggerimenti e quelli di tanti altri. Amo questa città dove c’è spirito, passione, ironia e anche un po’ di masochismo. Grazie a tutti voi, grazie a questo Club vitale; vi dico solo che sto impegnandomi al massimo per i traguardi che inseguiamo». Applausi che diventano ovazioni.

Luca Salvetti guarda l’orologio: «Scusate ma devo andare al Parco del Mulino, anche là mi aspetta un’altra bella serata...». Fernandez consegna al sindaco una orchidea bianca per sua moglie che non è potuta venire. Due parole prima di andarsene: «Il 2023 è stato una tappa di ulteriore costruzione per il futuro della squadra, lenta, non priva di ostacoli in campo e fuori, per il clima e l’atmosfera». E Salvetti conclude: «Da parte mia la raccomandazione a scegliere sempre i toni giusti e a provare a costruire un quadro di serenità, e questo vale per tutti. La partita di domenica scorsa può essere un crocevia, sono fiducioso...». Esciua, Fernandez e Mosseri gli stringono la mano. Fate largo c’è il dolce, un vero nettare degli dei, con al centro il grande stemma della vecchia cara Unione.

Arrivano Giordani, Tanasa e Menga che assaltano i presidenti Fernandez e Esciua, sorride anche la signora Fernandez che cerca di fare posto come può. Il Grande Vecchio taglia la torta, la sala applaude. “Clic”: la foto è già storia. Ancora sorrisi, ringraziamenti ad Alessandro Laviosa gestore del ristorante ed a Marco Rambaldi, presidente del Circolo Tennis. Domani è un altro giorno.

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