Livorno, il Romito diventa un fiume: cosa è successo, i pericoli e perché può capitare di nuovo
Il geologo: «Un evento mai visto, ma bisogna prepararsi»
LIVORNO. Nel gergo tecnico dei geologi si chiama “ruscellamento”. Tradotto: le acque scorrono in molti rivoli lungo il versante e si riversano a valle, in questo caso in strada, portandosi dietro tutto ciò che incontrano lungo il loro cammino: fango, detriti, pietre e rami.
È stato questo fenomeno a indurre Anas a chiudere venerdì scorso, per alcune ore, il Romito, dal Maroccone a Sonnino in tutte e due le direzioni di marcia. «Da che abbiamo memoria, non ricordiamo che il Romito sia mai stato chiuso prima d’ora», dicono i livornesi. Così anche la scogliera a strapiombo sul mare simbolo della livornesità per eccellenza, dove l’ocra della roccia di arenaria contrasta con il verde della macchia mediterranea e il blu del mare, è finita nel mirino del nubifragio con oltre 107 millimetri di pioggia caduti in poco meno di quattro ore. E, all’improvviso, quella strada che di solito regala scorci mozzafiato si è trasformata in un inferno di acqua e fango per gli automobilisti che si sono trovati a percorrerla in quel momento.
Il ruscellamento e i rischi per la sicurezza
In un video, si vedono le auto che arrancano, mentre il livello dell’acqua rende difficile viaggiare. Roberto Giannecchini è professore associato di Geologia applicata all’Università di Pisa ed è lui a spiegare quello che è successo venerdì. «Il punto di partenza è rappresentato da una precipitazione molto intensa e al tempo stesso concentrata su un terreno già piuttosto compromesso e saturo a causa delle piogge dei giorni precedenti – sottolinea il geologo – . Un evento straordinario ma non eccezionale perché purtroppo, ultimamente, capita sempre più spesso. Si è quindi verificato un intenso ruscellamento superficiale che, accompagnato dalla movimentazione di materiale solido e detriti, si è poi riversato in strada, provocando allagamenti ed evidenti difficoltà ne gli spostamenti». Da qui la decisione dell’Anas, società che gestisce la strada, di chiuderla al traffico per evitare incidenti. «A causa della quantità di acqua caduta in poco tempo sulla carreggiata e che sgorgava dai terreni a monte della strada – fa sapere l’Azienda nazionale autonoma delle strade – è stato deciso di chiudere il Romito nel tratto compreso tra il Maroccone e Sonnino».
Secondo quanto spiegato dall’Anas, infatti, c’era un forte rischio di aquaplaning (letteralmente slittamento sull’acqua), fenomeno che si verifica quando l’acqua si accumula davanti agli pneumatici più velocemente di quanto il peso del veicolo sia in grado di spostarla. «C’erano diversi centimetri di acqua mista a fango, detriti e rami – sottolinea la società – . È stata quindi decisa la chiusura del tratto stradale per garantire la sicurezza degli automobilisti. Anas è rimasta sul posto a monitorare la situazione, procedendo con gli interventi necessari per ripristinare la viabilità e mettere in sicurezza la strada».
L'importanza di preparare le persone e il territorio
La riapertura del passaggio è stata autorizzata dopo le 22 di venerdì, ma resta un fatto: a memoria d’uomo il Romito non era mai stato chiuso prima. «Alla luce degli ultimi eventi, bisogna sempre di più preparare il territorio, le persone e gli enti – conclude il geologo Giannecchini – per cercare di contenere il più possibile fenomeni come questi e limitare le conseguenze».