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Livorno

Il lutto

Addio a Renato Tonelli, il libraio di piazza Garibaldi: il disordine simbolo di creatività e sensibilità

di Stefano Taglione
Renato Tonelli, morto a 64 anni
Renato Tonelli, morto a 64 anni

Sessantaquattro anni, rinunciò al posto fisso in banca per aprire il negozio. Era un punto di riferimento in Toscana: «Catalogava in modo incompreso»

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LIVORNO. Il tam tam, col passare dei giorni, si è diffuso raggiungendo tutti coloro che lo conoscevano. Ci ha lasciati all’improvviso Renato Tonelli, 64 anni, uno spirito libero con la maturità scientifica che aveva lasciato il posto fisso in banca nel 2011 per aprire una sua attività in piazza Garibaldi. Libreria e non solo, visto che quel fondo grande il giusto, vicino al ristorante “Il Tegolo”, ospitava pile da migliaia di libri e anche fumetti, dvd, vecchi quotidiani alla rinfusa. Lo definiva «il mio regno» quel locale pieno di tutto, con un taglio volutamente perseguito secondo il dogma «più confusione c’è e più che alla fine, c’è soddisfazione nel trovare qualcosa che possa interessare».

Una sorta di caccia al tesoro, una sfida degna di Indiana Jones, scalando vette di cellulosa con uno scaleo, che premiava chi andava per dedicare del tempo a scovare un tomo, piuttosto che il numero uno di una prima edizione di Dylan Dog. Se frughi, puoi essere premiato. Piaceva, Renato, alle tante persone che frequentavano il suo sogno diventato realtà. Un appassionato di bridge e grande fumatore. Con la sigaretta sempre accesa in mezzo a tutta quella carta che poteva anche incendiarsi. Un rischio, certo, ma con il Dio che protegge chi è un buono e dispensa cultura sempre dalla propria parte. Ogni giorno, come il giorno prima. Gente diversa, con il medesimo denominatore. Rigettate sempre al mittente le proposte di fare più ordine, di catalogare. Un’operazione gratuita, di riorganizzazione, offerta dai tanti clienti diventati ormai quasi amici.

A Renato piaceva tutto quel disordine. Tutto sommato organizzato. Perché lui, dov’erano certe pubblicazioni, certe collane, lo sapeva bene. Tenendosi però per sé il segreto e divertendosi semplicemente a osservare. Magari, ogni tanto, dando qualche suggerimento che poteva fare la differenza, per l’avventore, fra il trovare e non trovare. Con lui vicino al pc all’ingresso, postazione nel tempo inghiottita dai libri. E allora fuori, a parlare con qualcuno o su una sedia, come ricorda un suo avventore, Filippo Orsi, su Facebook: «A impilare altri libri in un suo personale metodo di catalogazione che ad ora rimane incompreso».

Definito più mercante che negoziante, andare lì, scovare qualcosa da acquistare, era alla fine come essere in un suq. Dove si deve trattare il prezzo e dove acquisti prestigio se non accetti subito la cifra che ti viene chiesta. Renato non c’è più, e sempre Orsi scrive «abbiamo perso, e non esagero con questa affermazione, l'ultima vera libreria di Livorno. Le grandi librerie con centinaia di sedi sparpagliate per l'Italia, per quanto fornite e moderne, non possono sperare nemmeno lontanamente di farti provare le stesse emozioni e le stesse sensazioni di certi luoghi ormai dimenticati dalla storia. Un pezzo di storia cittadina si chiude con lui».

Numero tre di cinque figli, sentì nell’età in cui si pensa agli studi universitari di cercare un lavoro. Il babbo se ne era da poco andato e gravare sul bilancio di famiglia non gli andava bene.Ecco allora la prospettiva del posto in banca. A lungo andare una prigione per il suo animo sensibile e creativo, stretto nella morsa delle dinamiche delle filiali. Ecco allora la rottura, forse anche un salto nel vuoto: una libreria con lo stile tutto suo. Un riferimento anche per chi veniva da fuori Livorno. Lascia la moglie Paola e il figlio Francesco. Il negozio finisce con lui. O forse, no. Chiuso da giorni, il rischio fondato è che il “regno” costruito con tanta passione, svanisca con la visita di un “robivecchi”. Ma trovare qualcuno interessato a portare avanti l’attività, sarebbe il modo più bello per ricordare Renato e la filosofia che portava con se.

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