Il Tirreno

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L’inchiesta

Livorno, travolta e uccisa dal pirata: indagato un imprenditore edile

di Stefano Taglione

	La bici della donna morta
La bici della donna morta

Il cinquantenne è sospettato di aver investito e ucciso la 72enne Lucia Battaglini. La donna, che era in bici in via Mastacchi, è morta dopo dieci giorni in ospedale

21 ottobre 2024
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LIIVORNO. Svolta nell’inchiesta sulla morte di Lucia Battaglini, l’ex dipendente comunale di 72 anni falciata da un “pirata” mentre era in bici all’incrocio fra via Mastacchi e via Pera il 29 luglio scorso e poi deceduta in ospedale dopo dieci giorni di agonia. Dopo il sequestro della polizia municipale di un furgone, secondo gli inquirenti il mezzo “investitore”, è stato indagato per omicidio stradale un cinquantenne tunisino, di professione imprenditore edile.

L’interrogatorio

Secondo gli investigatori è l’uomo che avrebbe travolto e ucciso “Pallina”, questo il soprannome da giovane dell’ex militante di Lotta continua, che a palazzo civico negli anni Settanta lavorava nell’allora ufficio municipalizzate e decentrate di via Pollastrini. Assistito dall’avvocato Nicola Giribaldi e convocato dagli inquirenti, nell’interrogatorio si è avvalso della facoltà di non rispondere. Secondo quanto appreso, il cinquantenne, si riterrebbe completamente estraneo all’accaduto. Gli agenti delle sezioni specializzate della polizia locale, grazie alle immagini delle telecamere nelle vicinanze del luogo della tragedia e alla conoscenza del territorio, avevano rintracciato il probabile mezzo “pirata”, sequestrandolo, e indagando il cinquantenne in quanto intestatario.

Le testimonianze

Le indagini stanno andando avanti a tutto campo: i video delle telecamere pubbliche e private sono stati già raccolti e visionati, le testimonianze di chi ha assistito all’incidente acquisite, anche se nessuno ricordava il numero di targa del mezzo. Tutti, in modo univoco, hanno raccontato di aver notato un furgone col cassone argentato, di quelli per il trasporto di materiale edile, e di averlo visto fuggire dopo l’impatto con la mountain bike in sella alla quale c’era la donna. Erano le 7,45 di mattina: “Pallina”, che abitava in via Paolo Vannucci (zona Fabbricotti), stava probabilmente andando a fare la spesa (sulla “due ruote” c’erano infatti dei grossi borsoni) nel quartiere di San Marco o in quello di Shangai, in rioni molto lontani da casa sua. Battaglini era comunque una persona che amava girare la città con la sua bici, spostandosi anche di diversi chilometri.

Chi era la vittima

Una donna che «negli Settanta lottava per dare voce agli ultimi e agli sfruttati», così l’ha ricordata al Tirreno l’amico Marco Solimano, ex consigliere comunale, storico presidente dell’Arci labronica e attualmente garante livornese dei detenuti. «L’ho conosciuta negli anni giovanili, ribelle, alla ricerca di ideali, di nuova giustizia. Insieme a babbo Gino l’abbiamo cercata per due giorni – è invece il ricordo di don Paolo Razzauti, vicario episcopale per la città – poi la notizia, ma ha ancora combattuto, passando da una parte all’altra dell’Italia. È tornata, con i suoi ideali, ma segnata da ciò che aveva subito. Negli ultimi anni, dopo la morte del babbo, l’avevo persa di vista, ma è sempre rimasta nella mia memoria. La sua morte mi ha colpito: ancora una volta è stata vittima della prepotenza, della fuga, dell’indifferenza. Lucia, certamente sei vicina a babbo e mamma, perché chi soffre non può che essere tra gli eletti del Signore Gesù. Continua a lottare e da parte mia, non ti dimenticherò».

La denuncia

I suoi familiari – la sorella Fabiola Battaglini e il cognato Orlando Orsili, che abitano a Livorno – si sono affidati all’avvocato Lorenzo Mini, che nelle scorse settimane attraverso Il Tirreno aveva anche fatto un appello all’investitore, poi fuggito, chiedendo di mettersi una mano sul cuore e di costituirsi alla municipale. Un appello che viene rinnovato anche alla luce delle risultanze investigative, dato che l’imprenditore edile cinquantenne, che si è avvalso della facoltà di non rispondere, si reputa estraneo a quanto accaduto. Nel frattempo, per ottenere giustizia, i parenti più prossimi hanno fatto denuncia al Fondo di garanzia per le vittime della strada. In attesa, naturalmente, che l’inchiesta che attualmente vede il cinquantenne sotto accusa faccia il suo corso appurando le sue eventualità responsabilità nella tragedia di via Mastacchi. 

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