Movimentazione auto, al porto di Livorno rischiano il posto 300 addetti. Cosa cambia con la nuova normativa
Prevista un’autorizzazione ogni cinque lavoratori. Gucciardo (Filt-Cgil): «Così si compromette l’operatività del porto, qui il traffico di macchine nuove è sempre centrale»
LIVORNO. Una spada di Damocle pende sulle teste di 300 addetti alla movimentazione delle auto del porto di Livorno. Ora rischiano il posto quattro lavoratori su cinque che si occupano del trasferimento di macchine nuove dal porto ai piazzali dell’interporto toscano “Amerigo Vespucci” (o viceversa). Colpa della nuova normativa sulle targhe prova.
Il decreto
Le nuove disposizioni in materia di circolazione di prova sono contenute nel decreto del presidente della Repubblica (Dpr) del 21 dicembre 2023 e riformano gli articoli 1, 2 e 3 del precedente Dpr 474/2001: pubblicate in Gazzetta Ufficiale il 14 febbraio di quest’anno, sono operative dal 29 febbraio. Da allora le società sono in fermento, ma i nodi arrivano al pettine ora. Sì, perché molte autorizzazioni delle targhe prova sono in scadenza proprio in questi giorni e al momento del rinnovo non varrà più la vecchia regola – una targa prova nominativa per ogni dipendente – ma quella nuova: una ogni cinque. Un bel guaio che rischia di mettere in ginocchio un intero sistema.
I sindacati
Giuseppe Gucciardo, segretario generale Filt-Cgil di Livorno, il sindacato dei lavoratori del settore dei trasporti, spiega che sta per crearsi un grande problema di sostenibilità del lavoro. Soprattutto a Livorno dove il trasporto di auto nuove è centrale. «Prima di tutto questa normativa produce un numero importante di esuberi nelle aziende che fanno servizio di movimentazione auto – sottolinea – L’altro problema è che in questo modo viene compromessa l’operatività del nostro porto dove il traffico di auto nuove resta sempre centrale. E non solo: pone anche problemi di operatività, di capacità di attraversamento delle banchine con un aggravio dei costi per i vettori marittimi e terrestri che si occupano di trasporto auto».
Le richieste
E lo scenario è estremamente complesso e soprattutto di difficile risoluzione. Perlomeno – sottolinea il sindacalista – senza un robusto (e rapido) intervento politico. «Intanto abbiamo cercato la collaborazione con l’Autorità di sistema portuale del mar Tirreno Settentrionale per la pertinenza di aree gestionali e anche con la Prefettura: tutte e due se ne stanno interessando, cercando di capire se ci sia una modalità per superare questo problema che è gigantesco».
Sul tema interviene anche il sindaco Luca Salvetti. «Esprimo grande preoccupazione e contrarietà nei confronti di una disposizione che conferma ancora una volta la non conoscenza di un settore importante per l’economia cittadina come la movimentazione delle auto – precisa il primo cittadino – Ho subito contattato i nostri parlamentari per coinvolgerli nella questione». Un dato è certo: a Livorno il fenomeno potrebbe avere conseguenze più gravi che altrove. Sì, perché qui, a differenza ad esempio del porto di Gioia Tauro in cui le auto nuove viaggiano prevalentemente su rotaia, raggiungono l’interporto grazie agli addetti.
Le conseguenze
«Se non riusciremo a trovare un modo per superare questa situazione, ci troveremo di fronte a un serissimo problema logistico – prosegue Gucciardo – E un ulteriore rischio è il fallimento di alcune imprese che lavorano nel settore automotive: alcune di queste, infatti, dimensionano gli organici di quei lavoratori che fanno la spola tra piazzali portuali e terminal, in funzione dei traffici asseverati e della possibilità di renderli operativi attraverso la targa prova. Non dimentichiamo, infine, che si tratta di dipendenti che non hanno redditi importanti: così si va a colpire ancora una volta la parte più debole dei lavoratori della filiera logistica portuale. Una situazione, quindi, che potrebbe ulteriormente peggiorare le condizioni del porto già minate dalle questioni di traffico globale dei container in calo e dagli attriti tra imprenditori».
I ritardi infrastrutturali
In ogni caso servono delle soluzioni. E in fretta per non compromettere i traffici di auto nuove. Per il sindacato potrebbe essere sufficiente una modalità straordinaria “cucita” addosso al porto di Livorno. «Si fanno sentire i ritardi infrastrutturali sull’intermodalità – conclude il sindacalista – Al porto di Livorno abbiamo una rottura di carico perché, dalla banchina, dobbiamo avvalerci della logistica su gomma: non abbiamo infatti un’infrastruttura che direttamente trasporti le macchine all’interporto toscano “Amerigo Vespucci”. Ci sono 300 posti di lavoro da preservare e altrettante famiglie: serve una soluzione prima che sia troppo tardi».
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