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Livorno calcio, parla Locatelli: «Pronto a rilevare il club, soldi già dal notaio. Vi spiego il mio progetto con imprenditori e tifosi»

di Alessandro Bernini
I tifosi del Livorno e Andrea Locatelli
I tifosi del Livorno e Andrea Locatelli

La nostra intervista all'uomo che vuole prendere le redini della società

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Andrea Locatelli è il nome nuovo a Livorno. Chi segue il calcio, e non soltanto, ha potuto leggere sul Tirreno la notizia che l'imprenditore livornese di origine vuole prendere il club attualmente nelle mani del presidente Esciua. Di seguito l'intervista a Locatelli, che spiega progetti e prospettive, rivelando dettagli sulla trattativa in corso.

Locatelli, lei vuole comprare il Livorno?

«No, aspetti. Io ho un progetto per il Livorno ma non sono il “padrone”. Le dico di più: questo progetto è quanto di più lontano possa esistere dal concetto di “padrone”».

Andiamo con ordine. Conferma dunque che c’è la trattativa.

«Confermo che c’è la volontà di rilevare l’Us Livorno, assolutamente sì».

Ha già parlato con Esciua?

«Ho cercato di tenere riservata il più possibile la notizia del nostro interessamento, infatti stiamo lavorando al progetto da un po’. Quando ho capito che la notizia stava per uscire, ovvero nel pomeriggio di giovedì 2 maggio, ho subito contattato il presidente Esciua per metterlo al corrente del tutto prima che la notizia fosse di dominio pubblico. Ho provato in diversi modi ma per ora non ho avuto risposte. Ma non è un problema, sono certo che a breve parleremo».

Ha pronta un’offerta? Ci sono dei soldi già sul tavolo?

«Non sono uno che fa trattative senza avere i soldi già pronti».

Quanto?

«Una cifra importante e adeguata all’acquisto del Livorno».

Lo scorso anno il Livorno fu pagato da Esciua 600mila euro. Sarà una cifra simile?

«I numeri si dicono al tavolo delle trattative, non sui giornali. Comunque i soldi dell’offerta sono già depositati da un notaio e disponibili. Ripeto, questo è il mio modo di trattare».

Ma se Esciua non vuole cedere?

«Noi speriamo che lo faccia».

Ci dice qualcosa del suo progetto?

«É un progetto studiato nei minimi particolari, perfetto per una piazza come Livorno. Solido e ambizioso».

Perché solido? Cosa la fa essere così sicuro?

«Gliel’ho detto, quando parto con una trattativa, voglio avere le spalle solide. Ho con me un gruppo di imprenditori rimasti affascinati dal progetto e che in un attimo mi hanno dato l’adesione. Non a parole, o a “discorsi” come si dice noi livornesi. Ma coi fatti. Depositando i soldi».

Imprenditori di Livorno?

«Anche, ma non solo».

Ma non è che si tratta di azionariato popolare?

«No, l’azionariato popolare è troppo complicato, secondo me ha basi fragili. Ci vogliono prima le basi solide e poi la partecipazione della gente».

Si riferisce al modello del calcio tedesco?

«Diciamo che il modello misto che comprende imprenditori e tifosi è assolutamente vincente. In Germania ci sono stadi pieni ovunque, si è creato un senso di appartenenza alla propria squadra che fa impressione. Guardi cosa avviene anche nelle categorie più basse. L’ancora di salvezza del calcio è quella. Io sono nato a Livorno, ho vissuto di calcio e sa di cosa mi sono stancato? ».

Di cosa?

«Di padroni che arrivano, comandano, guardano i tifosi dall’alto verso il basso. Ormai il calcio è diventato una speculazione, l’amore per la maglia non c’è più. Gli ultimi grandi mecenati sono stati Sensi, Moratti, Berlusconi ma anche loro sono dovuti uscire perché i costi erano insostenibili. Ora spuntano i “fondi”, ovvero movimenti di speculazione dove l’unico obiettivo è il guadagno. E se non c’è guadagno, ti fanno fallire».

E lei cosa intende fare?

«Faremo una grande iniziativa pubblica, a Livorno, poco dopo la metà del mese, per spiegare a tutti il progetto. Le dico come anticipazione che chi vuole bene al Livorno, da sempre, è già con me. Al mio fianco».


 

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