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Esplosione a Calenzano, il giallo prima del boato: autista preme il tasto ma l'allarme va a vuoto

di Paolo Nencioni

	Le fiamme alte dopo l'esplosione nel deposito Eni di Calenzano
Le fiamme alte dopo l'esplosione nel deposito Eni di Calenzano

Sono le 10,21 minuti e 30 secondi quando l’autotrasportatore schiaccia il pulsante per segnalare il malfunzionamento dell'impianto. L’uomo è riuscito ad allontanarsi in tempo e si è salvato. In che direzione sta andando l'inchiesta della Procura di Prato

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PRATO. Uno degli autisti in attesa di fare il carico di carburante nel deposito Eni di Calenzano si è accorto che stava per succedere l’irreparabile e ha premuto il tasto di allarme che segnala il malfunzionamento dell’impianto. Lui è riuscito a salvarsi per un pelo allontanandosi, gli altri non ce l’hanno fatta. Il particolare è stato riferito ieri dal procuratore di Prato Luca Tescaroli, che conduce le indagini. Un malfunzionamento, dunque, di cui in mattinata aveva già parlato il presidente della Regione Eugenio Giani attribuendo la ricostruzione alla testimonianza degli stessi autisti. Ma un malfunzionamento significa tutto e niente. Conta capire che cosa lo abbia provocato. Se un guasto imprevedibile oppure il mancato rispetto delle norme di sicurezza, magari per accelerare le operazioni di carico.

L’inchiesta della Procura di Prato potrebbe andare in questa direzione. Il procuratore Tescaroli non scopre le carte per non dare un possibile vantaggio a chi sarà indagato, ma intanto si è affidato a due consulenti che conosce bene per averci lavorato insieme nell’inchiesta sulla strage di Capaci e poi ancora nell’inchiesta sulle stragi mafiose nel bienno 1992-93. Sono Renzo Cabrino e Roberto Vassale, esperti di esplosioni, che lavoreranno insieme ad altri due tecnici per individuare il punto dell’innesco e le cause dell’esplosione.

Il punto d’innesco si conosce fin dall’inizio, è la pensilina numero 6. C’è un video delle telecamere di sicurezza molto chiaro. Si vede passare lentamente una cisterna, mentre sullo sfondo un’altra sta facendo il carico. Si forma una nuvoletta bianca, quasi certamente i vapori della benzina, che si allarga fino a quando non innesca l’esplosione.

Sono le 10,21 minuti e 30 secondi quando l’autista schiaccia il pulsante dell’allarme. L’orario è rimasto nel sistema informatico del deposito Eni. Pochi secondi più tardi si verifica l’esplosione letale. L’autista scampato alla morte, e che ora è in gravi condizioni, non è il testimone di cui si è iniziato a parlare lunedì. Quest’ultimo è riuscito a scappare più lontano ed è stato lui ad aiutare gli inquirenti nella prima ricostruzione della dinamica.

Insomma, almeno due persone si sono accorte di quello che stava accadendo, ma il fuoco non ha dato loro il tempo di far allontanare gli altri.

Si sa anche che nella pensilina numero 6 era in corso un intervento di manutenzione. Questo spiega la presenza di Gerardo Pepe e Franco Cirelli, i due dipendenti lucani della Sergen di Grumento Nova che poi hanno perso la vita nello scoppio. I tre autisti delle autocisterne rimasti vittime dell’esplosione forse non si sono accorti di nulla. Uno di loro, hanno riferito gli inquirenti, è stato colpito da un pezzo di metallo mentre si trovava ad alcune decine di metri dallo scoppio.

L’inchiesta sarà lunga e complicata, ma la procura sembra avere le idee già abbastanza chiare, tanto che preferisce non indicare ufficialmente le ipotesi di reato, una delle quali è molto particolare e farebbe capire dove si intende andare a parare.

Uno dei soggetti importanti in questa storia è ovviamente l’Ente Nazionale Idrocarburi che gestisce il deposito di Calenzano e che ora promette la più ampia collaborazione con gli inquirenti.

«Alla luce degli aggiornamenti relativi alle persone rimaste coinvolte nell’incidente di Calenzano – si legge in una nota dell’azienda – Eni desidera esprimere nuovamente la propria vicinanza alle famiglie delle persone decedute e alle persone ferite o comunque coinvolte».

Per poi dire la sua sulle tante ricostruzioni di queste ore: «In merito alle molteplici ipotesi della prima ora che stanno emergendo su dinamica e cause dell’incidente, Eni conferma che sta collaborando strettamente con l’autorità giudiziaria per individuare quanto prima, in modo rigoroso tramite le opportune e approfondite verifiche tecniche, le cause reali dell’esplosione, delle quali è assolutamente prematuro ipotizzare la natura. Ogni informazione di dettaglio sarà messa a disposizione da Eni alle autorità giudiziarie che stanno conducendo le indagini, anche a salvaguardia del segreto investigativo».

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