Il Tirreno

Livorno

Il lutto

Livorno, si è spento don Gino Franchi fondatore della parrocchia Seton


	Don Gino
Don Gino

Era il decano dei sacerdoti livornesi, la ricerca e l’incarico per Ablondi

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LIVORNO.  Nato da famiglia molto modesta era diventato un appassionato lettore e ricercatore. Passando molto del suo tempo sui libri. Don Gino Franchi era il decano dei sacerdoti livornesi: classe 1936, originario del Gabbro, si è spento ieri dopo che da alcuni giorni le sue condizioni di salute erano precipitate. La Diocesi di Livorno ha voluto ricordarlo, tratteggiandone così il profilo: «Giovane sacerdote negli anni '70 fu incaricato dal vescovo Ablondi di costruire una chiesa nel nuovo quartiere tra l'Aurelia e piazza Magenta, dove andavano ad abitare tante giovani famiglie. E insieme al vescovo Alberto decise di intitolarla a Santa Elisabetta Anna Seton (all'epoca ancora beata), la prima santa americana, che in pochissimi conoscevano. Innamorato di questa figura di donna, madre, vedova e poi suora, dalla grande spiritualità, don Gino ha dedicato a lei tutta la sua vita e il suo impegno: i suoi viaggi in America per conoscere le suore da lei fondate, per raccogliere fondi per costruire la chiesina e poi la nuova struttura inaugurata negli anni '90; ha raccolto documenti, lettere e tanto materiale sulla storia di madre Seton e del suo legame con Livorno e la famiglia Filicchi, scrivendo numerosi libri e diffondendo il suo culto ovunque andasse. L'altra sua passione sicuramente la parrocchia e i suoi fedeli a cui ha donato tutto il suo amore, il suo humor, con la semplicità di uomo di campagna»

Amava declinare il suo impegno per una chiesa fatta di comunità di anime ma anche di muri e tetto, di quartiere, di strade. Fu lui stesso a ricordare la battaglia appena messo piede in una zona dov’erano state le baracche post-belli che. Via quei tuguri ma non il muro che tagliava in due la parrocchia: la chiesina prefabbricata in onduline di qua, i fedeli di là. «Costretti passare malamente da un buco nel muro», ricordava. E’ il “muro di Berlino” e con un gruppo di ragazzi apre un varco: nasce la guerra con i proprietari. «Finché un abitante del quartiere mi chiama e mi fa vedere che il Comune doveva solo notificare ai proprietari l’intenzione di costruire la strada. In realtà, c’è una lunga fase di scontro, la proprietà che fa di tutto per fermare i lavori della strada. Ma alla fine la spuntiamo».

Lo raccontava nel libro “Le meraviglie del Signore” in cui ripercorre gli anni passati in piazza Lavagna: con la costruzione dell’edificio affidata all’architetta Carla Pini Baroni.

Nel 2016 aveva lasciato la guida della comunità ai padri Vincenziani, di cui aveva sposato il carisma, rimanendo però a servizio della parrocchia e celebrando la Messa per le suore Mantellate, del vicino istituto L'Immacolata. Il funerale sarà celebrato domani alle 10 nella chiesa San Seton.


 

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