Parà cantano inno fascista, aperta inchiesta a Siena
Il video girato nel piazzale della caserma Bandini di Siena arriva allo Stato Maggiore: in arrivo provvedimenti. I vertici della Folgore: "Amareggiati e mortificati, siamo i primi ad essere danneggiati da questi gesti". Ma il coro potrebbe essere stato intonato durante un raduno di ex paracadutisti
Una trentina di parà che cantano un inno fascista, “Se non ci conoscete”, molto gettonato anche dagli ultrà della Lazio. Lo fanno in circolo, dentro al piazzale della caserma Bandini di Siena, in un momento di relax, sicuramente fuori dall'orario di servizio. Una bravata finita male, perchè sull’episodio - filmato e pubblicato su You Tube - lo Stato Maggiore dell’Esercito ha aperto un’inchiesta, i cui risultati saranno poi passati alla Procura militare o civile (a secondo di quello che emergerà).
Tra i protagonisti del coro, come si vede dal filmato ripreso con uno smartphone, c'è un anziano col basco amaranto e la divisa bianca. L'uomo è sempre ripreso di spalle ma si tratta di Santo Pelliccia, classe 1923, reduce della battaglia di El Alamein, dove morirono nell’ottobre del ’42 quattromila soldati della Folgore. La sua presenza, insieme a quella di altri personaggi in abiti civili, lascia pensare che l'episodio sia accaduto in un'occasione particolare, probabilmente durante un raduno di ex paracadutisti.
Lo confermano tra l'altro le immagini del video, in cui quasi nessuno di coloro che indossano la mimetica ha il basco calzato e nessuno di quelli inquadrati porta lo scudetto del reparto di appartenenza sulla spalla destra. Insomma non solo il veterano Pelliccia potrebbe essere un ex, ma anche altri dei partecipanti al coro. Per individuare i protagonisti è stata immediatamente aperta un'indagine interna della forza armata.
Dalla sede del comando di brigata di Livorno arriva una condanna durissima verso l'episodio: "Un gesto stupido, che ci amareggia e ci mortifica, dando vita ad un'immagine che non ci appartiene e che col lavoro serio che portiamo avanti tutti i giorni, in Italia e all'estero, pensavamo cancellata - è il commento ufficiale affidato al maggiore Marco Amoriello, capo ufficio stampa della Folgore -. I primi ad essere danneggiati siamo noi, semplicemente perché non siamo quelli rappresentati in quel video. E' in corso un'indagine interna per individuare i responsabili e capire se tra questi ci sono eventualmente appartenenti alla forza armata. Se ci fossero saranno presi i provvedimenti del caso".
L'inno potrebbe essere stato filmato durante il 4° raduno nazionale della compagnia paracadutisti Condor, che si è svolto domenica 15 giugno a Siena, all'interno e all'esterno della caserma Bandini, con la partecipazione di oltre trecento ex paracadutisti provenienti da tutta Italia.
Nel coro, oltre a strofe che cantano "Bombe a mano e carezze col pugnal", c'è anche un riferimento alla bandiera rossa (“lo sai che i paraca ne han fatta una grossa, si son puliti il c... con la bandiera rossa”) sulla falsariga della versione intonata dalle squadracce fasciste di ritorno dalle spedizioni punitive (“Han detto che i fascisti ne han fatta una grossa / si son puliti il naso con la bandiera rossa!”). E poi ci sono braccia tese e un saluto finale “A noi!”. Riferimenti al ventennio su cui i vertici dell’Esercito non hanno alcuna intenzione di transigere.
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