Il Tirreno

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Montella, l’ultimo dei samurai: il ct della Turchia ora rilancia

di Francesca Bandinelli

	Vincenzo Montella
Vincenzo Montella

L’ex allenatore della Fiorentina: «Orgoglioso dei giocatori, qualifichiamoci per il Mondiale»

08 luglio 2024
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È stato l’ultimo samurai, l’italiano che in questo Europeo si è arreso alla fine, gettando le basi per un futuro sul quale puntare davvero. Per continuare a vivere un sogno. Vincenzo Montella, il ct della Turchia, in meno di un anno ha rovesciato la prospettiva. Ha trascinato la sua Nazionale - per la terza volta nella sua storia - ai quarti di finale, accarezzando a lungo anche qualcosa di più. Sì, perché dopo un avvio in sordina, necessario per studiare bene le contromosse da adottare, è stata la sua squadra a costruire i pericoli maggiori, beffata pure da un palo. Alla lunga, l’esperienza degli orange ha fatto la differenza, con due gol - tra cui l’autorete di Muldur - realizzati nel giro di sei minuti. Montella, però, può comunque sorridere. Intanto perché la grande vetrina dell’Europeo ha acceso i riflettori su un calcio, quello turco, che non è soltanto Galatasaray, Fenerbahce e Besiktas, e poi per il percorso fatto in Germania, dove ha conquistato tre vittorie (Georgia e Repubblica Ceca nel girone, Austria agli ottavi) e due sconfitte (col Portogallo e, appunto, con l’Olanda). Le lacrime del suo capitano, l’interista Hakan Calhanoglu, subito dopo l’eliminazione, hanno fatto male anche a lui, ma il bicchiere resta comunque quasi tutto pieno. «Ho ringraziato i ragazzi, c'è delusione perché siamo arrivati a un passo dalla semifinale. Abbiamo suscitato simpatia nei paesi neutri. Il futuro è nostro, siamo giovanissimi. Non possiamo avere rimpianti».

Il migliore

Certamente, ha fatto meglio la sua Turchia dell’Italia di Spalletti – con cui ha in comune le origini azzurre con l’Empoli – e non soltanto sul fronte dei risultati. La Turchia ha mostrato di avere un’idea di gioco, degli schemi ben assimilati e, come un po’ tutte le squadre di Montella, anche la capacità di sfruttare al massimo le palle inattive per essere letali nell’area piccola avversaria. È così che è nato l’1-0 di Akaydin, pure se poi il pari firmato da de Vrij è stato incassato nell’esatta maniera. La Turchia ha vissuto da protagonista e da selezione “underdog”, capace di sovvertire il pronostico a dispetto di tutto, l’Europeo arrivando – e non trascinandosi – fino ai quarti di finale, mentre Montella si è lasciato alle spalle gli altri ct italiani, usciti di scena ben prima di lui. Il ct azzurro è stato eliminato agli ottavi dalla Svizzera, nella gara della vergogna azzurra, esattamente come Domenico Tedesco, ct del Belgio, condannato (ed eliminato, sempre agli ottavi) con la Francia dalla maledetta autorete di Jan Vertonghen, il giocatore più rappresentativo dei Diavoli Rossi che, nelle scorse ore, dopo 17 anni ha dato il suo addio alla selezione.

Le parole

Ha lasciato trascorrere la notte tra sabato e domenica, la più difficile, quella dell’amarezza da smaltire, poi ha affidato ai social il suo messaggio più vero, quello rivolto alla gente, un popolo diventato sempre più suo. «Siamo tristi – ha scritto -, ma allo stesso tempo orgogliosi, torniamo in Turchia a testa alta. I nostri giocatori si sono battuti con determinazione e entusiasmo: mi congratulo con loro. Abbiamo raggiunto la fase finale dell’Europeo, con la seconda squadra più giovane: ci siamo qualificati agli ottavi, guadagnandoci la simpatia degli appassionati di calcio di tutto il mondo e siamo arrivati fino ai quarti. Il nostro gioco è cresciuto mese dopo mese: la maggior parte della squadra attuale continuerà a servire la Nazionale per i prossimi dieci anni. Adesso, dobbiamo concentrarci sulla Nations League, a settembre, puntando a conquistare la promozione in fascia A, poi proveremo a qualificarci per il Mondiale 2026, mettendo fine ad un’attesa che dura da 24 anni. Vorrei esprimere la mia gratitudine, quella dei giocatori e dello staff, ai concittadini che ci hanno sempre sostenuto, negli stadi o in tv.

Il pompiere

Montella non è stato soltanto uno dei selezionatori dei record. Ha messo pure i panni del “pompiere” per spegnere le polemiche figlie dell’esultanza col saluto dei “lupi grigi” che è costata a Merih Demiral due turni di squalifica. È riuscito a tenere ferma la concentrazione sulla gara, neutralizzando ogni sfaccettatura politica e, di fatto, mettendo in un angolo anche le proteste dei tifosi, compreso il corteo sciolto anzitempo per evitare di trasformare una manifestazione sportiva in una vetrina politica. È il vincitore morale dell’Europeo 2024, idolatrato in patria (anche dal presidente Erdogan, presente sulla tribuna dell’Olympiastadion di Berlino sabato sera che, ancora una volta, ha attaccato la Uefa per la decisione disciplinare presa nei riguardi dell’ex juventino) l’italiano che ha mollato per ultimo la presa. l

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