Alluvione in Spagna, il bilancio dei morti sale a 140. Ancora allerta a Valencia e Castellón: «Dana continua, non uscite»
Migliaia i soccorritori impegnati nella zona colpita dalle forti piogge. Polemica per l’allarme dato in ritardo
VALENCIA. Pile di macchina ribaltate in mezzo alla strada, a mucchi negli angoli delle città. E poi fango in ogni angolo, con l'esercito a lavoro per liberare le carreggiate. Sono le condizioni di Utiel e Sedavì, due paesi vicino a Valencia, una delle zone più colpite dal maltempo che sta flagellando la Spagna. Intanto il bilancio delle vittime è salito ad almeno 140 morti: altri cadaveri sono infatti stati trovati oggi a Valencia, come ha spiegato il sindaco María José Catalá. Otto persone sono state trovate senza vita in un garage, tra cui un agente della polizia.
E la Dana continua
Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha chiesto oggi alle persone che vivono nelle province di Valencia e Castellón «di rimanere a casa perché la Dana continua» e di «rispondere a tutte le chiamate dei servizi di emergenza». A Valencia per partecipare a una riunione della protezione civile, Sanchez ha iniziato il suo intervento ringraziando le squadre di soccorso che continuano a lavorare in aiuto della popolazione colpita dall'ondata di maltempo eccezionale, che ha fatto almeno 95 morti. «La priorità in questo momento è trovare le vittime, i dispersi, placare l'angoscia che le famiglie stanno vivendo, e in secondo luogo mettere tutte le risorse dello Stato dal punto di vista economico a disposizione della ricostruzione e del ritorno il prima possibile alla normalità».
Il presidente della regione di Valencia, Carlos Mazon, ha dichiarato che i servizi di emergenza hanno effettuato «200 operazioni di soccorso terrestre e 70 aeree» con elicotteri durante la giornata e che erano stati assistiti tutti i sopravvissuti da recuperare bloccati sui tetti. Il governo ha dichiarato un lutto nazionale di tre giorni a partire da oggi.
L’allarme in ritardo?
Il ministero dell'Interno spagnolo ha precisato che era la Regione di Valencia la responsabile dell'invio dei messaggi di allerta alla popolazione via cellulare per le piogge torrenziali che si sono abbattute sul territorio causando almeno 95 morti. «Alla luce di alcune informazioni errate diffuse mercoledì, il ministero dell'Interno ricorda che l'attivazione dei piani territoriali di protezione civile in caso di emergenze di qualsiasi tipo e la loro successiva gestione è di esclusiva competenza delle autorità regionali, competenti in materia secondo quanto previsto dalla normativa vigente», sottolinea il ministero in una nota, affermando che «le autorità regionali di Protezione Civile sono responsabili della gestione del protocollo ES-Alert per l'invio di allarmi alla popolazione in un'area interessata da emergenze o catastrofi imminenti». «Nel caso della Dana che ha colpito la regione di Valencia, il governo regionale è stato responsabile dell'invio di questo allarme di massa alla popolazione, come avevano già fatto i governi delle comunità autonome di Madrid e dell'Andalusia in precedenti emergenze con caratteristiche simili», sottolinea il ministero. Nella regione, la più colpita dalle piogge, sono scoppiate polemiche per l'invio dell'alert ai cellulari dei cittadini poco dopo le 20, quando già molte persone erano rimaste intrappolate per le inondazioni.
Dal canto suo il presidente della regione di Valencia, Carlos Mazón, ha difeso la gestione della crisi da parte della sua amministrazione dopo le polemiche sul presunto ritardo. Mazón ha assicurato che «tutti i nostri supervisori hanno seguito il protocollo standard».
I soccorsi
Sono oltre mille i soldati delle unità di soccorso spagnole che si sono uniti agli operatori di emergenza regionali e locali nella ricerca di corpi e sopravvissuti nelle aree devastate dall'alluvione. «Stiamo cercando casa per casa – ha detto Angel Martínez, ufficiale di un'unità di emergenza militare, all'emittente radiofonica nazionale spagnola Rne dalla città di Utiel, dove sono morte almeno sei persone – Migliaia di persone sono rimaste senza acqua ed elettricità e centinaia sono rimaste bloccate dopo che le loro auto o le strade sono state distrutte».