Mangia salmone affumicato e finisce in coma: indagine per lesioni colpose
I fatti sono avvenuti quando la 63enne ha comprato quattro confezioni di salmone affumicato sottovuoto, che ha aggiunto alla sua insalata. Dopo averlo mangiato, il giorno successivo ha iniziato a manifestare sintomi gravi
Una donna di 63 anni, dopo aver consumato salmone contaminato, è stata vittima di gravi complicazioni che l'hanno portata in coma e a un lungo periodo di degenza ospedaliera.
Le analisi
Nonostante le analisi abbiano confermato la presenza di un livello estremamente elevato di Listeria monocytogenes, il batterio responsabile delle sue sofferenze, e nonostante l'importatore del pesce sia stato indagato, la donna non riceverà alcun risarcimento. Le analisi disposte dalla procura hanno rivelato una concentrazione di 3 milioni di unità per grammo di batterio nel salmone acquistato dalla donna in un supermercato di Bologna due anni fa. Il pm Gabriella Tavano ha richiesto il rinvio a giudizio del rappresentante legale della ditta importatrice, accusato di lesioni gravi e commercio di alimenti pericolosi. Tuttavia, nonostante la gravità del caso, la donna, che inizialmente aveva una invalidità totale, si vede ora riconosciuto solo un 35% di invalidità permanente.
Cosa è successo
I fatti sono avvenuti quando la 63enne ha comprato quattro confezioni di salmone affumicato sottovuoto, che ha aggiunto alla sua insalata. Dopo averlo mangiato, il giorno successivo ha iniziato a manifestare sintomi gravi, che l’hanno portata al ricovero urgente in terapia intensiva. La sua condizione è rapidamente peggiorata, culminando in meningite, polmonite bilaterale, crisi epilettiche, trombosi e problemi cardiaci, fino al coma. È rimasta in ospedale per 20 giorni. Dopo un lungo periodo di riabilitazione, la donna ha raccontato al Messaggero delle difficoltà che affronta ogni giorno: «Non posso correre, faccio fatica a camminare e respirare. Non ricordo spesso le parole e non riesco a salire gradini troppo alti. Per arrivare alla fermata dell’autobus devo partire molto prima. La mia vita è cambiata, e continua a cambiare». Nonostante queste difficoltà, l'assicurazione della ditta importatrice ha respinto la sua richiesta di risarcimento, riducendo la sua invalidità al 35%. La donna ha espresso la sua frustrazione, definendo la situazione «vergognosa» e lamentando le spese mediche e fisioterapiche che ha dovuto affrontare senza alcun supporto economico.