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Francesco Spano, si dimette il capo di gabinetto del ministro della Cultura: un “finanziamento” ha scatenato la bufera


	Francesco Spano
Francesco Spano

La nota ufficiale indirizzata a Giuli: ««Il contesto venutosi a creare non privo di sgradevoli attacchi personali, non mi consente più di mantenere quella serenità di pensiero che è necessaria per svolgere questo ruolo così importante»

23 ottobre 2024
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ROMA. «Con sofferta riflessione mi sono determinato a rassegnare le mie dimissioni dal ruolo di Capo di Gabinetto della Cultura con cui ha voluto onorarmi». È quanto scrive mercoledì 23 ottobre Francesco Spano, capo di gabinetto del ministro della Cultura, nella lettera indirizzata al ministro Alessandro Giuli.

La nota

«Il contesto venutosi a creare – si legge nella lettera di dimissioni – non privo di sgradevoli attacchi personali, non mi consente più di mantenere quella serenità di pensiero che è necessaria per svolgere questo ruolo così importante. Nell’esclusivo interesse dell’amministrazione, pertanto, ritengo doveroso da parte mia fare un passo indietro. Ciò non mi impedisce, evidentemente, di esprimere la mia profonda gratitudine per la stima ed il sostegno che mi ha mostrato senza esitazione».

Cosa è successo

Le dimissioni di Spano erano nell’aria da giorni. La sua nomina era stata contestata anche all'interno della maggioranza e di FdI, perché Spano era accusato di aver finanziato, quando era direttore dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar), un'associazione Lgbtq poi finita al centro di un caso di favoreggiamento della prostituzione. Inoltre, nell’edizione di mercoledì 23 ottobre Il Fatto quotidiano pubblica una chat interna del partito romano della premier Giorgia Meloni in cui un referente municipale, Fabrizio Busnengo, avrebbe stigmatizzato la nomina di Spano definendolo un “pederasta”. Giudizio per il quale lo stesso esponente di FdI sarebbe poi stato escluso dalla chat e avrebbe lasciato l’incarico ricoperto a livello territoriale.

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