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Grosseto, storico supermercato chiude dopo decenni ed è rivolta degli anziani: «È essenziale per chi ha problemi a muoversi»

di Sara Venchiarutti
Grosseto, storico supermercato chiude dopo decenni ed è rivolta degli anziani: «È essenziale per chi ha problemi a muoversi»

Reazioni di proteste dei cittadini, il negozio secondo loro garantiva una funzione essenziale per le persone con problemi a muoversi

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Grosseto Alba Gentili ha 90 anni e poco le importa della sua difficoltà a camminare. Ha chiesto una sedia, s’è seduta e da lì, con tutto il peso – e la ricchezza – degli anni, ha raccontato il momento in cui ha saputo che il supermercato in cui va a fare la spesa da una vita, da quando fu aperto in via Podgora negli anni Sessanta, tra pochi giorni non ci sarà più. «Non ho dormito per una notte, è stato un grande dispiacere», spiega commossa.

La rabbia dei cittadini

Attorno a lei, gli abitanti del quartiere annuiscono. Capiscono bene la signora Gentili. «Ho pianto per un giorno intero», le fa eco Silvia Siveri. Con un cenno del capo indica l’insegna del Carrefour che si affaccia su quella strada. Quel fondo ha cambiato molti nomi – Ecc, Crai, Sma –, ma nell’anima è rimasto sempre uguale, il supermercato di quartiere che è più un alimentare di paese o, ancora meglio, un centro di aggregazione. È stato parte integrante del paesaggio di quella strada per decenni, eppure tra pochi giorni non ci sarà più. Il supermercato chiude. «Il 19», si vocifera. La notizia s’è sparsa tra i clienti qualche giorno fa. Troppo pochi «per organizzarsi e protestare», dicono gli abitanti. Ieri una parte dei clienti affezionati s’è trovata lì fuori. «Solo una piccolissima rappresentanza», ci tiene a precisare Anna Maria Zaccherotti, che di anni ne ha 79. «È l’intero quartiere – sottolinea – a essere in rivolta, con persone di tutte le età».

«Che si fa, una sommossa? Ah beh, io ci sto», scherza Adriano Brandi. Stava passando con la bicicletta e s’è fermato anche lui, in difesa del “suo” supermercato. «Vengo a fare la spesa qui dal 1985. Ci si conosce tutti». Quel Carrefour per tanti è diventato uno spazio, nell’epoca dei “non luoghi”, in cui al volto di chi entra viene sempre associato un nome. La spesa così non era più un asettico aggirarsi tra gli scaffali, ognuno chiuso nel proprio silenzio, con gli occhi chini sulla lista dei prodotti da comprare, intento a far durare la permanenza dentro il negozio il meno possibile. Capitava invece di derogare dalla fretta quotidiana, di incontrare un vicino o un’amica al reparto del fresco per sentirsi chiedere “come stai”, di fermarsi per raccontare un po’ di sé. Succedeva di deviare dal percorso, di cambiare “piani” in base a chi si poteva incontrare.

Alla notizia della chiusura la signora Giancarla non riesce a trattenere le lacrime. «Sono affezionata a questo posto», dice con gli occhi arrossati.

«Nessun rispetto per gli anziani»

Ma, insieme all’affetto e alla tristezza nel perdere un luogo che è quasi “casa” per molti, c’è anche un altro sentimento. «Siamo arrabbiatissime», sintetizza per tutti Paola Stefanini. La maggior parte delle persone che abitano lì vicino sono anziane. «Non c’è alcun rispetto per loro. In molti fanno fatica a camminare, non hanno la macchina. Ora dove vanno? C’è un altro supermercato in via Emilia, ma è lontano per le persone più in là con gli anni, che spesso si muovono con il deambulatore. Come fanno, se devono anche portare le borse?» si chiede l’83enne Ettore Filabozzi.

A fianco Ombretta Panichi, di 70 anni, ancora si ricorda quando, durante il Covid, non si poteva muovere. «Dal supermercato – racconta – mi portavano la spesa, l’acqua. Era un conforto avere la sicurezza di qualcuno che ti conosce, che ti aiuta». Questo servizio a domicilio, in realtà, quando serve c’è ancora. Tra la piccola “folla” che si è radunata spontaneamente davanti alle porte del supermercato c’è chi fa la spesa lì da qualche anno, chi da decenni, chi dal 1971, chi dal Duemila. Il tempo non si misura solo in anni, e anche chi frequentava quel negozio da poco ci si è affezionato subito. 

Lo sdegno verso i mega-supermercati

C’è chi abita proprio lì sopra, chi invece ogni giorno prende la bici e pedala dalla zona industriale solo per fare la spesa lì e non al supermercato sotto casa, ammette Rosetta Legorano. «Per noi le persone che lavorano qui, gentilissime e molto preparate, sono diventate come una famiglia», conferma Madrili Sonnini. «Ci conoscono, chiacchieriamo del più e del meno», aggiunge. Insomma, «chi ha voglia di andare a fare la spesa in quei mega supermercati, in cui manca il contatto umano?» si chiedono tutti. È proprio questa la perdita più grave. «È il trend della società: si va verso i grandi supermercati, dove nessuno ci conosce; si cerca il risparmio ma poi non si valorizzano i rapporti umani», dice un’altra residente di 52 anni.

Poi certo, c’è anche l’aspetto “pratico”. «La mia mamma – spiega Sandra Santi – è anziana e ha bisogno di questo supermercato. La decisione, inaspettata e improvvisa, lascia questa zona scoperta». Con ricadute sull’intera via, fa notare la 56enne Carla Grizi: «La gente che viene qui a fare la spesa si ferma al bar qui vicino: si crea un giro per il quartiere. Che così diventerà un dormitorio». Il desiderio è che la decisione venga revocata. «Questo – dicono i cittadini – è un servizio essenziale».

Dall’azienda – l’Etruria Retail – fanno sapere che la chiusura – i cinque dipendenti sono ricollocati negli altri punti vendita – è legata a un discorso di sostenibilità. Il Carrefour in via Repubblica Dominicana va molto bene e ha spostato parte della clientela. Intanto c’è chi ha scritto una recensione per protestare, «ma non la vediamo pubblicata: di certo – l’amara conclusione – non andremo ad altri Carrefour».

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