Monte Amiata, in vendita la villa-chalet voluta da Mina. Qui Morandi rimase bloccato nella neve
La cantante commissionò la casa nella faggeta di Abbadia San Salvatore. Anni magici e dorati, con i vip che sceglievano questi luoghi per allontanarsi dal caos
MONTE AMIATA. C’era una volta, più di mezzo secolo fa, un piccolo paese sul Monte Amiata che si trasformò in un microcosmo dorato. Qui ci vivevano 7.500, forse 8mila anime, ma proprio al massimo. Erano gli anni Sessanta, i tempi del grande cinema italiano, della Canzonissima, di un boom economico arrivato quasi al capolinea. E all’epoca Abbadia San Salvatore, ancora adagiato sul versante senese dell’Amiata, era diviso – letteralmente – su due livelli. Scendendo sottoterra, tra i cunicoli bui e densi di fatica dove si estraeva il cinabro, c’erano i lavoratori della miniera, una buona parte degli abitanti del posto.
Poi, pian piano, si risaliva in superficie; e poi ancor più su, in una faggeta incontaminata a 1.300-1.400 metri d’altitudine, alleggerendosi progressivamente dei rumori e della pesantezza dell’aria. Ed ecco aprirsi un incanto che s’è impigliato fra i rami degli alberi e che si respira ancora oggi. Qui cantanti, registi, politici, scenografi – dalla ballerina cubana Alicia Alonzo al regista Paolo Cavallina, da Luigi Vannucchi, attore di teatro dei “carosello” del periodo fino allo scenografo Lanza, che alla sua casa (a ragion veduta) diede il nome di Puck, il folletto shakespeariano di “Una notte di mezza estate – decisero di comprare alcune ville esclusive in costruzione, immerse nella natura senza tempo della faggeta, lontane dal trambusto cittadino e dalle luci, a volte troppo accecanti, dello show business.
La villa-chalet di Mina
Tra loro c’è un nome, su tutti: quello della celebre cantante Mina. Anche lei, nel 1964, s’innamorò delle bellezze di quei luoghi e lì commissionò una villa-chalet. Così le celebrità regalarono a quella piccola realtà un’aurea di magia fatta di sogni, feste, balli e incontri dentro quelle ville da sogno. Ancora oggi c’è chi, con un sospiro, ricorda e dice “che tempi meravigliosi abbiamo vissuto sull’Amiata in quel periodo”. Ora la villa di Mina, che la cantante tenne fino al 1970 per poi cederla a una nuova proprietà, è di nuovo in vendita. La si può incontrare, con il suo fascino ancora intatto, sul portale dell’agenzia immobiliare che ne cura la vendita. Tre livelli, circa 240 metri quadrati, il camino in travertino che troneggia in salotto, il bagno en suite, il prezzo di vendita a 290mila euro. Ma soprattutto un vero e proprio pezzo della storia del luogo, che ha fatto brillare gli occhi a tanti abitanti del tempo (e non solo).
È quest’ultimo l’aspetto che Licia Morellini, dell’agenzia immobiliare 100Case, ha voluto valorizzare: ha raccolto gli atti e le testimonianze del tempo, a partire da quella del costruttore, Marcello Pizzetti, per ridare vita a quei tempi, quando si poteva incontrare, fermo in mezzo alla neve con una macchina sportiva totalmente inadeguata al tempo di montagna, pure Gianni Morandi.
Quando Morandi rimase bloccato nella neve...
Sì, il celebre cantante «fu protagonista di un episodio rimasto nella memoria del luogo: il suo arrivo con una macchina rimasta bloccata nella neve sulla strada per la casa di Mina; episodio che in un primo momento – racconta Morellini – suscitò il nervosismo di Gianni, che presto ritrovò però il suo sorriso, anche perché gli abitanti del luogo lo aiutarono a spalare la neve, liberandogli così la strada».
Ma questa storia inizia quando «la società Macchia Faggeta – spiega Morellini – decise di cedere i lotti di terreno in quella faggeta, resi edificabili per la costruzione di eleganti chalet unifamiliari. Il merito di quell’iniziativa visionaria va al progettista e costruttore Marcello Pizzetti, che seppe adattare gli spunti ricevuti dagli ingegneri tedeschi della miniera, abituati a costruire in quota, alle esigenze climatiche della montagna. Di fatto erano abitazioni coibentate al massimo livello, per l’epoca, con mura esterne molto spesse e tetti con i materiali più performanti presenti all’epoca. Ne nacquero abitazioni dall’architettura tipica montana ma raffinata, capaci di resistere ai rigori invernali senza rinunciare al fascino».
Un’operazione di fatto unica: «All’interno della faggeta dell’Amiata – sottolinea Morellini – non fu più possibile costruire nient’altro. Anche per questo le case, realizzate in legno e pietra, sono uniche e ora preservate da un piano specifico del nostro piano regolatore. Gli esterni poi sono rimasti immutati da sempre. Grazie al prestigio del progetto e al passaparola, quegli chalet divennero un’oasi per personalità di spicco del mondo dello spettacolo, della politica e della finanza».
L'Amiata rifugio di celebrità
Ovviamente l’arrivo di Mina puntò i riflettori su quel paese dell’Amiata che non molti conoscevano e che invece diventò “di moda”, nel bel mondo. E insieme alle celebrità, giunsero immancabili anche l’attenzione della stampa e la curiosità dei fotografi. Così Marcello Pizzetti, che divenne costruttore perché lui in miniera non ci voleva andare, da piccolo impresario si ritrovò a interfacciarsi con figure di questo calibro. Tra i racconti di quegli anni, ce ne è uno che gli rimase impresso e che appunto raccontava spesso. «Ci fu un pranzo in un ristorante locale: Mina e Pizzetti – racconta Morellini – stavano discutendo gli ultimi dettagli della casa. I giornalisti, appostati fuori, immortalarono il momento, creando un’attenzione mediatica che imbarazzò il giovane costruttore, ma confermò quanto l’Amiata fosse diventata, in quel periodo, un rifugio delle celebrità». Con ripercussioni che coinvolsero l’intero paesino. «Questo alone – aggiunge Morellini – in qualche modo gli è rimasto anche dopo: mi ricordo che da giovane, quando usciva qualcosa alla moda, il paese lo recepiva prima rispetto ad altri luoghi. Insomma, questa “ondata” di estro ha influito in generale nel modo di fare paesano».
Tempi di cui racconta anche il sindaco di Abbadia San Salvatore, Niccolò Volpini: «Il centro del paese – spiega Volpini – era quello di una ridente cittadina di montagna in forte espansione. Poi l’impiantistica riusciva a garantire una stagionalità invernale, con la possibilità quindi di sciare, ma soprattutto garantiva la possibilità di scappare dalla confusione della città e, in qualche modo, dalla notorietà. La casa “di Mina” poi era davvero lontana da tutto, a circa 5 chilometri dal centro abitato. Questo consentiva alle celebrità di vivere attimi di vita ordinaria che nel caos della città non potevano avere».
Alla fine, nel 1970, la villa passò di proprietà fino agli attuali proprietari, una coppia di origini amiatine, che nel 2010 l’ha ristrutturata mantenendone intatto il carattere originale e alcuni elementi, come il bel camino che domina il soggiorno.
Resta però, tra il vento che mormora nella faggeta, l’eco di quegli anni dorati. «In questo periodo le case – conferma Morellini – stanno ritornando in auge– stanno vivendo un nuovo splendore, con persone che si riaffacciano alla ricerca di queste ville un po’ per la tranquillità, un po’ per trovare refrigerio con l’innalzamento delle temperature». Intanto, «ogni volta che varco la soglia della “casa di Mina” è come fare un salto nel tempo. Apro la porta e le parole di Il cielo in una stanza sembrano risuonare: “Questa stanza non ha più pareti/Ma alberi, alberi infiniti …».