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La terza generazione al Panificio Paganucci sforna ancora i prodotti di un mondo antico

di Maurizio Caldarelli
La terza generazione al Panificio Paganucci sforna ancora i prodotti di un mondo antico

Arcidosso Le sorelle Sara e Serena al bancone del negozio aperto da nonno Alsace. Sessant’anni a conduzione familiare passando per babbo Francesco e mamma Anna

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Arcidosso Sulle pendici del Monte Amiata, in via Circonvallazione Nord, c’è un piccolo negozio, il Panificio Paganucci, nel quale sembra che il tempo si sia fermato: è un mondo antico, fatto di tradizioni e sapori, che si percepisce appena si entra per l’odore inconfondibile del pane appena sfornato. Ma non è l’unico particolare che caratterizza questa attività, apprezzata dagli arcidossini e dai turisti: il forno, da marzo 2024, è nelle mani di due donne toste e motivate, Sara e Serena, che stanno portando avanti con amore e tanta professionalità l’attività – associata alla Cna Grosseto – aperta quasi sessant’anni fa da nonno Alsace e gestita fino a qualche mese fa dai loro genitori, Francesco e Anna.

«Mamma e babbo – spiega Sara Paganucci – non ci hanno abbandonato, ci aiutano come possono in un mondo che è sempre stato nostro, ma nel quale solo adesso abbiamo la responsabilità». Sara, la più giovane delle due sorelle, con i suoi 35 anni, per dieci anni ha frequentato l’accademia di pasticceria: «Una scuola che è servita per la panificazione e magari mi aiuta per la preparazione di qualche dolcetto da forno più gustoso per i clienti».

Serena, 42 anni e due figli adolescenti, è nata lavorativamente parlando nell’attività di famiglia e per lei è stato naturale diventare co-titolare. Come nasce l’idea di diventare la terza generazione del Panificio Paganucci? «Sia io che Sara – spiega – abbiamo ponderato la decisione e abbiamo insieme questo passo importante. Io ero già all’interno da anni, ma mia sorella ha dovuto abituarsi al cambiamento. Certo entrare al panificio alle 4 e uscire dieci ore dopo non è uno scherzo, ma ci piace il mestiere».

Le fa eco la sorella: «I nostri genitori erano ormai in età pensionabile e non ce la sentivamo di far morire un forno nel quale siamo cresciute e abbiamo deciso di diventare proprietarie, appoggiate, oltre che da Francesco e Anna, anche dai nostri mariti. Non è una vita facile: il lavoro inizia alle 3,30, con la panificazione già avviata, e si conclude oltre le 2 del pomeriggio. Lo facciamo, però, con passione. Ci ha fatto piacere che la gente del posto, ma anche i turisti abbiano accolto questo cambio con soddisfazione e che entri con il sorriso nel nostro negozio. Questo ci aiuta sicuramente a non sentire la fatica».

Qualche specialità che le caratterizza? «Per adesso stiamo seguendo l’impronta dei nostri genitori, aggiungendo al pane tradizionale, a schiacce, pizze e dolci (particolarmente apprezzate le crostate), e il pane a lievitazione naturale. Con il passare del tempo, magari, proveremo a fare qualcosa di più», dice Sara. «A me piacerebbe ampliare la nostra attività – incalza Serena – aggiungere qualcosa che possa richiamare più persone, magari anche quella parte di migrazione con la quale si lavora onestamente poco, come ad esempio una caffetteria o una gelateria».

Qual è la cosa che le gratifica e le fa pensare di aver fatto la cosa giusta? «Noi siamo felici – risponde Sara – quando la gente è contenta e mangia con gusto quello che produciamo la notte, insieme a due dipendenti. L’obiettivo è di riuscire a portare avanti il panificio in maniera sempre più autonoma e cercare di sacrificare il meno possibile chi ci sta accanto». E Serena aggiunge: «Anche a me fa piacere di rivedere le persone che ci hanno scelto da anni continuare a essere clienti anche con la nuova gestione. Ci conoscono da sempre – chiosa infine – e anche per loro siamo una garanzia e questo ci gratifica più ogni altra cosa».

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