Il Tirreno

Firenze

L’indagine

Omicidio Poggi: chi è Ugo Ricci, il genetista toscano che ha fatto riaprire il caso Garlasco


	Chiara Poggi e il genetista Ugo Ricci che ha fatto riaprire il caso Garlasco
Chiara Poggi e il genetista Ugo Ricci che ha fatto riaprire il caso Garlasco

Ex poliziotto, da anni a capo della Genetica forense all’ospedale di Careggi di Firenze. È lui che ha rianalizzato le tracce di dna trovate sotto le unghie della vittima scoprendo che sono del nuovo sospettato

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FIRENZE. È lo scienziato del momento, il genetista che di fatto ha spinto i magistrati a riaprire il caso Garlasco e ad iscrivere nel registro degli indagati, a diciotto anni dal delitto, un nome nuovo, che potrebbe ribaltare le accuse sull’omicidio di Chiara Poggi. Sono di Ugo Ricci, responsabile della genetica forense di Careggi, le analisi che spingono le nuove indagini su uno dei noir più mediatici della storia d’Italia verso Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, già finito sotto inchiesta e poi archiviato ben otto anni fa per quella che un tempo si chiamava insufficienza di prove. 

Adesso, se non la prova, qualcosa che gli si avvicina molto potrebbe averla trovata lui, questo biologo di 62 anni schivo, taciturno, per nulla chiacchierone con i colleghi del laboratorio di Diagnostica genetica del policlinico universitario fiorentino, ma serio, meticoloso e super competente, da anni uno dei consulenti più gettonati dalle procure d’Italia quando ci sono gialli e misteri su una scena di sangue da risolvere, e soprattutto quando di mezzo c’è un Dna da rintracciare, una traccia di basi azotate a cui dare un nome e un volto. 

Ricci in fondo ha alle spalle un'esperienza da investigatore, ha lavorato per 16 anni nella Polizia di Stato, di cui tredici nella Scientifica a Firenze per poi vincere un concorso da biologo esperto di dna al Meyer e infine a Careggi. E dal laboratorio dell’ospedale fiorentino è stato chiamato più volte ad occuparsi di casi di nera: ha svolto analisi sul delitto di Meredith, ha lavorato sul dna ritrovato all’Astor durante le ricerche di Kata, la bambina scomparsa; poi sul Mostro di Firenze, sul caso della prostituta crocifissa sotto un viadotto a Ugnano, perfino sull’ultimo femminicidio di Rufina e molti altri casi. Ora è stato ingaggiato come consulente della difesa di Alberto Stasi, che proprio in questi giorni sta per finire di scontare i suoi 16 anni di condanna per l’uccisione della fidanzata.

Lo scienziato fiorentino ha ripreso in mano i campioni di Dna rintracciati sotto le unghie di Chiara Poggi, ha applicato al suo test le tecniche esistenti, nulla di trascendentale oggi ma molto più avanzate rispetto a quelle di diciotto anni fa, e ne ha tirato fuori un risultato quasi sconcertante per l’impatto che potrebbe avere sulle vite dei protagonisti di questa storia e un nuovo processo, perché i profili genetici emersi dalle tracce di dna trovate sotto le unghie di Chiara sono compatibili «per due di quei campioni» con il dna di Sempio, mentre «Alberto Stasi può essere escluso quale donatore delle tracce», dice Ricci, che si limita alla nuda e cruda scienza.

«La mia è una rivalutazione di dati già presenti nei fascicoli processuali - precisa il genetista - confermata da un esperto di fama mondiale come Lutz Roewer, che ha effettuato una valutazione sugli stessi dati inviati anonimizzati». «Non ho usato nuove tecniche o cose particolari». Come si spiega allora che in passato la perizia di un altro genetista, il professor Francesco De Stefano, fosse giunta a conclusioni diverse? «Non voglio fare polemiche, per cui preferisco non entrare nel merito – sostiene Ricci – Posso solo dire che non fa bene alla scienza quando succedono cose di questo tipo». È stata la stessa procura di Pavia a precisare che «allo stato attuale della scienza e della tecnica», le tracce di Dna maschile «repertate nelle unghie della vittima (all'epoca delle prime indagini ritenute non utilizzabili)» sono ora utilizzabili. Insomma, sulla svolta di Garlasco c’è la firma di Ricci.

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