Empoli, un’altra prova del nove per il gioiellino Marianucci: come il 2004 è diventato un perno della difesa
È già nel mirino degli osservatori dei grandi club, Napoli in primis, e il ct Luciano Spalletti lo elogia
EMPOLI. Mater artium necessitas. Già, lo insegnava già un proverbio latino: la necessità è la madre delle abilità. O, se preferite, fare di necessità virtù.
Un’arte. Che dalle parti del Carlo Castellani conoscono bene, altrimenti non si spiegherebbe perché l’espressione calcistica di un Comune che capoluogo di provincia non è e che conta meno di 50.000 anime stia seduto al tavolo delle grandi, delle big del pallone. Che ultimamente, però, sta diventando anche troppo pressante. Con la sgradita compagnia dell’emergenza, cioè, Roberto D’Aversa deve trasformarsi sempre più spesso da allenatore a prestigiatore per inventarsi qualcosa. Qualche volta, però, capita anche di scoprire autentici tesori. E così il recente infortunio di un pezzo da novanta come Ardian Ismajli, tuttora perso nel labirinto dell’infermeria azzurra, ha portato alla ribalta un ragazzo che ovviamente s’ha da fare, ma che ha tutto per farsi. Si chiama Luca Marianucci, per chi non lo avesse capito, spegnerà 21 candeline sulla torta di compleanno il prossimo 23 luglio, e di professione (ora) fa il difensore. Il difensore centrale. Segni particolari? È forte, maledettamente forte.
E sta bruciando le tappe. A luglio, in ritiro, era un “aggregato”. Tornava dal prestito alla Pro Sesto (32 presenze nel campionato di Serie C 2023/2024) e in teoria in prestito poteva ripartire. Invece il tecnico lo nota subito e lo blinda, ovviamente col parere più che favorevole del ds Roberto Gemmi e del presidente Fabrizio Corsi. Lavora e migliora, Marianucci. Gioca in Coppa Italia già ad agosto, debutta in A e novembre col Como (prima e finora unica vittoria interna dell’Empoli). Poi torna ad osservare Ismajli, a rubargli i segreti. Lo rimpiazza con la Juve in campionato, poi commette l’unico errore della sua stagione facendosi espellere ingenuamente nella gara interna col Milan. Un dazio alla gioventù, d’altra parte, andava pagato. Ma ora è tornato. Lo ha fatto ancora contro lo Juve, in Coppa Italia, mettendo la museruola a Vlahovic e trasformando l’ultimo rigore, quello della storica semifinale conquistata poi si è ripetuto a Genova facendo evaporare Pinamonti.
Avversari mica banali. Che lui, Marianucci, da perno centrale della difesa a 3, ha disinnescato. È già nel mirino degli osservatori dei grandi club, Napoli in primis, e il ct Luciano Spalletti lo elogia (nel recente incontro con la stampa a Montaione). Dopo due indizi, però, manca il terzo per fare la prova. Potrebbe arrivare domenica 9 marzo, quando sarà quasi certamente ancora lui a guidare la retroguardia. Contro Artem Dovbyk, altro cliente niente male, ma quanto serve per dimostrare che l’Empoli nella necessità ha di nuovo trovato l’abilità. Quella di Luca Marianucci da Livorno.